Acqua, il petrolio di domani

ago 14, 2011 0 comments


Oggi, sul nostro pianeta ci sono più di 200 conflitti e lotte interne derivanti dalla scarsità d’acqua, o per una sua non equa distribuzione. Questo perché molti Stati continuano a usare l’acqua come strumento a sostegno dei loro interessi strategici di tipo geo-economico, al fine di acquisire più potere egemonico sulla regione circostante.
Inoltre, le attuali strutture tecnocratiche ed economico-finanziarie gestiscono la politica dell’Acqua a livello mondiale su mandato di organizzazioni come la Banca Mondiale privilegiando l’approccio di considerare l’acqua non una fonte di vita, ma una merce da lasciare alla libera regolamentazione del mercato (ossia al profitto) come gli accordi commerciali internazionali (già esistenti nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio – WTO).
E questo, chiaramente, gioca a favore dei privati e delle multinazionali che cominciano a fiutare l’odore del grande business, paragonabile proprio a quello del petrolio.
L’acqua, la principale fonte di vita, sta diventando una “merce preziosa” sulla quale è possibile fare grandi affari, con gravi conseguenze per il futuro.
Basta pensare che su 6 miliardi di esseri umani nel mondo, circa 1 miliardo e mezzo di persone non hanno accesso ad una fonte di acqua potabile e vengono invece utilizzati 5.320 litri di acqua per produrre una bibita e un hamburger!!!
Così, dal 1950 al 1995 la quantità d’acqua dolce disponibile pro capite è diminuita da 17.000 a 7.500 metri cubi.
Privatizzazione delle acque
L’impresa USA in Canada, McCurdy Enterprises, vuole commercializzare ed esportare l’acqua del fiume Saint-Laurent e dei grandi laghi in Canada. E così anche altre compagnie americane. Dietro c’è la regia del NAFTA, l’accordo per il libero scambio nel Nord-America. Queste imprese si fanno forti delle loro grosse disponibilità finanziarie e delle loro possibilità tecnologiche per potersi accaparrare la gestione delle acque.
Nello stesso modo i grandi produttori di bevande gasate come Coca Cola e Pepsi, si stanno inserendo in un settore dove già ci sono i giganti dell’acqua minerale e di sorgente come Danone e Nestlé, oppure gli specialisti dell’acqua trattata come la francese Suez-Lyonnaise e l’americana Culligan.
Obiettivo: ricavare il massimo profitto da ogni goccia di acqua esistente nel mondo.
La Danone ha acquisito la gestione di tre sorgenti: una in Indonesia, una in Cina e l’altra negli Stati Uniti. La Nestlé ha iniziato a commercializzare in Pakistan la sua prima acqua “purificata”. Proprio queste due multinazionali sono le più grandi produttrici nel mondo di acqua minerale e per conquistare il mercato mondiale si stanno lanciando all’accaparramento di sorgenti ovunque nel globo. Parallelamente sia Nestlé che Danone non perdono di vista il settore dell’acqua “purificata”, ritenuto importante per l’espansione mondiale: acqua di rubinetto trattata con l’aggiunta di minerali. La guerra mondiale dell’acqua è cominciata!!!
Dire no alla privatizzazione:
Non lasciare spazio ad alcun tentativo di “mercificare” l’acqua. In Canada, il 76% della popolazione è contraria. A Montreal una manifestazione di 10 mila ha fatto recedere le autorità del Quebec dalla messa in atto del piano di privatizzazione dell’acqua. Stessa situazione è accaduta a Panama dove la popolazione locale ha vinto il primo round contro la concessione dell’acqua ai privati.
A Cochabamba, città della Bolivia, si sono verificati violenti scontri (6 morti) a seguito di una manifestazione contro la privatizzazione e contro uno sconsiderato aumento del prezzo dell’acqua. Nella circostanza le famiglie si sono ritrovate a dover pagare in media circa 20 Pesos boliviani al mese, una cifra notevole se rapportata alla paga minima di 350 Pesos che percepiscono la maggior parte dei lavoratori.
Alla fine l’acqua è tornata sotto il controllo locale.
Di come privatizzare l’acqua e cose simili si sta discutendo in questo periodo ai negoziati GATS (General Agreement on Trades in Services) dove si cercano di uniformare quelli che sono stati finora servizi pubblici alle regole del WTO (vedi A4 newsbot #1) eliminando le barriere che ostacolano il “libero” mercato anche nel settore dei servizi (scuola, sanità, trasporti etc.). Una valutazione sintetica ma efficace la possiamo leggere nelle parole dell’economista Susan George “Se il GATS otterrà il semaforo verde l’Europa può anche dire addio al sistema sanitario pubblico”.
Ma abbiamo visto che dove le persone toccano da vicino e costatano le conseguenze connesse con il processo di privatizzazione imposto dalla globalizzazione, si avviano processi di mobilitazione e resistenza radicale.
L’emergenza riguarda il mondo intero, la carenza d’acqua può diventare per il pianeta, una catastrofe.
L’acqua è una fonte di vita insostituibile, e come l’aria deve essere considerata un bene di tutti gli esseri viventi e a nessuno, gruppo o singolo, può essere concesso di appropriarsene come proprietà privata.

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