La "controrivoluzione economica" del XX secolo

ago 14, 2011 0 comments

Quei cinque uomini.

Di Paolo Barnard

Si chiamavano Walter Lippmann, Edward Berneys, intellettuali americani; Robert Schuman, Jean
Monnet, Francois Perroux, politici ed economisti francesi. Negli anni compresi fra il 1920 e il 1945 essi,
indipendentemente gli uni dagli altri, partorirono le idee per il ribaltamento di 250 anni di Storia.
Ripeto: si doveva annientare il Tridente, esso era il pericolo assoluto per le moderne oligarchie
assolutiste, cioè annientare Stati, leggi e cittadini. Questi ultimi erano la massa pachidermica che sedeva
nel mezzo del percorso di riscatto, e alla sua neutralizzazione pensarono Lippmann e Berneys.
Considerati nel loro tempo come intellettuali ‘progressisti’, le cui idee arrivarono contigue persino
all’amministrazione Kennedy, essi sapevano bene che i tempi delle baionette e della Cayenna erano
finiti, ahimè, e altro bisognava inventarsi per riportare il popolo alla sua ‘giusta’ posizione ai margini.
Lippmann si espresse senza mezzi termini nel definire chi siamo noi cittadini: “meddlesome outsiders” ci
definì, ovvero degli outsider rompicoglioni. Mica nulla di meno: noi persone e famiglie eravamo ai suoi
occhi un’appendice fastidiosa fra i ‘cosiddetti’ del Potere. Già nel 1914 questo uomo aveva lasciato
scritto nelle pagine del suo Drift and Mastery come il crescente potere del popolo minacciasse l’ordine
capitalistico. Fra l’altro, sarà proprio in occasione di una conferenza europea nel 1938 in cui Lippman
era ospite d’onore che il termine neoliberismo fu coniato per definire il gran riscatto dei liberisti
economici messi in ombra dal Tridente fin dagli albori del XX secolo.
In Europa, Schuman e Monnet ricalcavano alla perfezione quei concetti quando sostenevano che il
sistema futuro avrebbe dovuto essere una gerarchia di ordini con supremazia assoluta delle elites sulla
“massa ignorante”. Ma furono le idee dei due americani a fare il grosso del lavoro. Essi s’inventarono
l’arma letale, quella che in pochi anni avrebbe realmente disabilitato la partecipazione democratica dei
cittadini, intontendoli, drogandoli, eliminandoli dalla scena. Eccovi sfornate l’Esistenza Commerciale
e la Cultura della Visibilità massmediatica, che erano le due ammiraglie dell’industria della
fabbricazione del consenso per cui i due statunitensi sono passati alla Storia. Come si vedrà più avanti,
questi concetti furono poi ripresi e rilanciati con assoluto vigore da altri uomini, per approdare a ciò che
chiunque di noi oggi ha davanti a sé: masse inerti di cittadini che a milioni e milioni agiscono come
robot la cui unica aspirazione è acquistare oggetti e adorare i ricchi e i famosi, anche quando le loro
condizioni di vita obiettive sono ormai al limite della schiavitù, incapaci di un guizzo di attivismo
persino quando sono minacciati dalla malattia terminale o dalla distruzione delle sopravvivenza della
specie. Dell’Esistenza Commerciale e della Cultura della Visibilità massmediatica sottolineo solo
alcuni cardini, mettendo però in rilievo il micidiale coordinamento con cui agiscono: la prima porta gli
individui a impiegare una fetta sempre crescente del loro tempo per acquisire mezzi per acquisire beni
che gli acquisiscano autostima. Il motivo per cui vi è questo opprimente bisogno di confermare
l’autostima sta nella seconda, che fin dalla più tenera età insegna ai cittadini che per Essere si deve essere
Visibili, cioè contare, cioè essere ‘qualcuno’. I Visibili possono, ottengono, sono amati da molti e
rispettati, hanno personalità riconosciute, sono vincenti, gli è permesso tanto. I non visibili non sono,
proprio non esistono, non contano, non hanno potere, di amore ne vedono pochissimo, sono
indistinguibili, sono la ripugnante massa, essi pagano sempre tutto, non gli sono concesse scappatoie. E
chi si sente la massa non si piace, poiché viene perennemente sospinto al paragone coi Visibili dal
martellamento massmediatico. Questo gli distrugge l’autostima. Ma senza autostima un essere umano
non respira, soffoca, farà di tutto per ottenerla, si sente cioè una nullità. Ed ecco che di nuovo torna in
gioco l’Esistenza Commerciale, che sussurrerà all’orecchio degli invisibili che se si vestiranno in un
certo modo, che con quell’auto, che frequentando quel locale o acquisendo oggetti a ripetizione, ma
ancor più se riusciranno a far parlare di sé, essi si avvicineranno ai Vip, ai Visibili, e la loro autostima
sarà risollevata dalla polvere della massa. Non è necessario qui elencare i conseguenti comportamenti di
milioni di esseri umani, che si perderanno nello sfoggio di un certo paio di occhiali o nella corsa al
denaro, persino nell’uso della violenza demenziale (uomini) e nell’umiliazione del proprio genere (le
donne) pur di apparire o di esser citati una volta nella vita in Tv. Prede cioè senza speranza della
trappola sopra descritta. Si aggiunga poi che, nello sforzo economico per accedere alle simulazioni di
visibilità, gli individui s’impegneranno in ogni sorta di trappola finanziaria che in un circolo vizioso li
incatenerà al sistema che li vuole annientare.
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In questo processo le persone smarriscono ogni indipendenza di pensiero e di comportamento
terrorizzate di perdere quel fittizio treno dell’autostima, ma soprattutto la loro energia mentale e di vita
sarà quasi o spesso interamente assorbita, cioè annullata, da quello sforzo. La fine dei cittadini
partecipativi. Oggi infatti, l’Italia che con mezzi di comunicazione rudimentali e governata da un
monoblocco di potere ecclesiastico metastatizzato ovunque riuscì a ribaltare il proprio destino con
divorzio e aborto, cioè l’Italia che partecipava, è un sogno talmente remoto che non è raro trovare
giovani nati anni dopo che stentano a crederci. Oggi, nell’era dell’apatia istupidita di lavoratori e
sindacati a fronte della precarizzazione del lavoro – attenzione: hanno precarizzato una condizione
essenziale alla sopravvivenza dell’essere umano, esattamente come se ci avessero precarizzato i globuli
bianchi, hanno cioè “reso plausibile l’inimmaginabile” – il fermento delle classi lavoratrici che permisero a
Giacomo Brodolini e Gino Giugni di emanare in Italia il più avanzato Statuto dei Lavoratori di tutto
l’Occidente (02/05/1970) sembra una fantasia. Oggi, a fronte dell’erosione degli stipendi reali in tutte le
nazioni del G8 (negli USA ristagnano dal 1973 ininterrottamente) con picchi di povertà in crescita fino
a oltre l’11% della popolazione, ben 12.000 miliardi di dollari sono stati regalati a una cricca di criminali
bancari che ci ha appena rovinati (sono 800 finanziarie italiane messe assieme); ciò è accaduto senza che
un singolo scontro fra cittadini e polizia avvenisse a Roma, New York o Berlino. Questo siamo noi ora,
noi “meddlesome outsiders”. In altre parole, il piano Lippmann e Berneys ha trionfato: siamo ai margini,
inebetiti, ci hanno eliminati. Non so se i lettori si rendono conto della gravità di questo.
Mancavano le altre due punte del Tridente, gli Stati e le leggi. Qui fu il piano di Robert Schuman e Jean
Monnet a portare un tocco assai più micidiale al progetto delle elites internazionali. Specificamente, i
due economisti francesi curavano gli interessi di un conglomerato industriale franco-germanico (che si
badi bene è ancora oggi il padrone di fatto dell’Europa, colui che ne guida i destini), il quale mirava a
dominare le industrie europee imponendo il proprio volere in Italia, Portogallo, Spagna, nei Paesi
scandinavi e nel Benelux. Costoro sognavano negli anni precedenti la seconda guerra mondiale una
struttura continentale dove grandi masse di lavoratori sottopagati, fluttuanti in vari Stati i cui governi
lasciavano briglia sciolta al business senza troppo interferire, garantissero costi di produzione bassi
rendendo quel blocco economico una potenza mondiale delle esportazioni. Naturalmente, al fine di
rendere in stato di quasi schivitù quei lavoratori occorreva mettere in pratica una serie di misure
economiche atte a mantenere bassa l’inflazione (cioè impedire agli Stati sovrani di spendere a deficit a favore del
popolo, nda), a soffocare i consumi dei cittadini e creare quindi deflazione (cioè pochi spendono e i prodotti
rimangono invenduti sui mercati, nda), e a tenere tutti in un perenne stato d’incertezza economica attraverso
finzioni e falsi allarmi. Infine, la cosa più importante era di arrivare a esautorare i governi stessi, renderli
più piccoli e ricattabili. Ma per fare cose di questa posta, particolarmente nel pieno dell’epoca del
trionfo delle democrazie partecipative, si rendeva necessario un piano epocale di una intelligenza al
limite del diabolico. Lo ottennero. Esso porterà il nome di Unione Europea, Unione Monetaria
Europea, Il Fantasma del Debito Pubblico, le Istituzioni Sovranazionali, e Il Tribunale
Internazionale degli Speculatori e Investitori. Non per nulla fu proprio dal cosiddetto ‘piano
Schuman’ che nascerà nel 1951 la prima forma larvale di unione europea, cioè la CECA (Comunità
europea del carbone e dell’acciaio). Ma andiamo con ordine.
Avete un’idea di quando furono pensati l’euro e la Banca Centrale Europea (BCE)? Sapete con quale
finalità esatta? Sappiamo che il trattato fondamentale della moderna Unione Europea è quello di
Maastricht del 1993. Esso mise le basi anche per la futura moneta unica. Possiamo allora immaginare
che furono gli anni ’80 a partorire l’euro e la BCE? No. Euro e BCE furono il parto della pianificazione
del quinto uomo, l’economista francese Francois Perroux nel 1943. La motivazione? Quella che ci
hanno venduto solo pochi anni fa politici e giornalisti è stata l’ovvia menzogna della creazione di una
moneta forte come sfida all’egemonia del dollaro. Nella realtà lo scopo era diametralmente opposto:
Perroux, e altri che vedremo fra poco, volevano togliere agli Stati il potere di gestire la propria moneta
sovrana come condizione essenziale per distruggerli, perché senza la capacità di emettere moneta “lo
Stato perde interamente la sua ragion d’essere”. Se poi a questa esautorazione drammatica, del tutto avveratasi

l’1 gennaio 2002 nei 16 Stati più ricchi d’Europa, si aggiunge anche l’idea dei pianificatori di creare
corpi sovranazionali col potere di imporre leggi, regole e ricatti di ogni sorta e tipo agli Stati e ai loro
parlamenti e/o sistemi giudiziari, col potere persino di scavalcare le Costituzioni degli Stati – divenuta
realtà con l’Unione Europa, Trattato di Lisbona, Organizzazione Mondiale del Commercio,
Mercati dei Capitali d’Investimento et al. – allora diviene chiaro come essi furono in grado di
portare a compimento un disegno egemonico che appariva grottescamente impossibile anche solo 40
anni fa. Appare chiaro come riuscirono a distruggere le rimanenti due punte del Tridente, cioè gli Stati e
le leggi. (per un approfondimento di come avviene l’esautorazione dei parlamenti/Stati/Costituzioni nella UE si legga
http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=139)

Fonte:Paolo Barnard-Il Più Grande Crimine


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