Non paghi il canone? Resti al buio!

lug 10, 2012 0 comments
 Di Claudio Messora
Non paghi il canone Rai? Ti tagliano l’elettricità. Questa la nuova proposta che da Palazzo Chigi potrebbero lestamente tramutare in legge per recuperare 5-600 milioni di supposta “evasione”, con la scusa che, in questo modo, la Rai potrebbe abbandonare la competizione pubblicitaria con Mediaset e tornare a fare contenuti di qualità. Tutto chiaro, signori? L’ennesima scommessa, un gioco d’azzardo: “facciamo schifo e lo sappiamo, ma ora vi costringeremo a pagare, precettandovi come i peggiori delinquenti e arrivando a lasciarvi al buio anche se è inverno e fa freddo, bambini compresi, e poi vi promettiamo che faremo buon uso dei vostri soldi, in un qualche futuro lontano e ideale, tornando a fare TG che informano, trasmissioni culturali che istruiscono, talk non pilotati, smettendo di mandare via le voci produttive ma scomode.”. Sì, e noi crediamo alla Befana!
Il Servizio Pubblico c’è già: si chiama internet e ce lo costruiamo da soli. Non abbiamo bisogno della vostra spazzatura dorata. Volete tagliarci la luce se abbiamo un monitor e ci rifiutiamo di pagare alla Enel il corrispettivo aggiuntivo per tenere in vita un carrozzone di intrallazzoni faccendieri dediti all’inciucio, al mantenimento in caldo della poltrona, al servilismo d’accatto, alla distruzione dell’informazione? E questa sarebbe l’austerity? Lo spread tra la rete e la televisione pubblica, in Italia, non sta a 400 punti, ma a quattrocentomila! Noi siamo il mercato, siamo la vostra troika, e i soldi non ve li diamo, a meno che non operiate una serie di riforme “lacrime e sangue” (leggi “cultura e informazione”) tali da lasciare in mutande tutto l’establishment della vostra macchina propagandistica e da rendervi meri nastri trasportatori di idee, senza deformazioni, senza storpiature ad uso e consumo del potente di turno, del colletto bianco che ha il potere di darvi uno stipendio e ricoprirvi di oro e di potere.
Noi vogliamo un servizio pubblico dove la parola “pubblico” stia ad indicare che è di nostra proprietà ed afferisce alle nostre esigenze di informazione, come una volta sanciva il Trattato di Amsterdam, non che sia costruito per rubare risorse e destinarle all’indottrinamento del popolo-pecora.
Noi vogliamo un servizio pubblico che sia simile, così tanto simile a internet, che allora basterebbe destinare tutti questi soldi allo sviluppo delle infrastrutture di rete e all’incentivazione delle nuove forme di veicolazione della cultura, come blog, videoblog e web-tv, che guarda caso, per funzionare, hanno proprio bisogno dell’elettricità che volete tagliare.
Che ne è, piuttosto, del progetto di portare internet nelle case usando l’infrastruttura delle linee elettriche? Che ne è della banda larga? Che ne sarebbe di voi, se l’informazione non fosse ostaggio delle testate giornalistiche che pagate profumatamente con centinaia di milioni di euro di fondi pubblici? Che ne sarebbe di voi, se solo una parte infinitesimale di queste risorse arrivassero a blog come questo, per istituire un dibattito vero, ampio, paritario tra le forze intellettuali oneste di questo paese?
Ma voi andate avanti così, non preoccupatevi: vedrete che prima o poi ve la daremo noi, l’austerity. Più prima che poi..

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