Di Andrew Gavin Marshall
Traduzione di: Cecilia Pirovano
Nel
primo articolo di questa serie (The Decline of the Roman Democracy and Rise of the ‘Super Mario’ Technocracy) ho esaminato la svolta
tecnocratica in Italia, con cui Berlusconi, democraticamente eletto, è
stato sostituito da Mario Monti, tecnocrate non eletto. Economista,
membro del Club Bilderberg, ex Presidente Europeo della Commissione
Trilaterale, ex commissario europeo per la concorrenza ed ex adviser di
Goldman Sachs International, Monti è stato anche nel consiglio di
amministrazione di Coca-Cola Company e tra i fondatori del think tank
europeo Bruegel. Le classi dirigenti europee l’hanno fatto insediare con
un solo scopo: punire gli italiani con l’“austerity fiscale” e
l’“aggiustamento strutturale”.
La tecnocrazia dell’austerity
Monti
non ha perso tempo a punire gli italiani per i crimini e gli eccessi
dell’Europa e della classe dirigente mondiale. Il 2 dicembre 2011 Monti
ha annunciato un pacchetto di misure di austerity da 30 miliardi di
euro, con “aumento delle tasse e innalzamento dell’età pensionabile”.
Monti
ha definito le misure “dolorose, ma necessarie”. Durante una conferenza
stampa ha dichiarato: “Abbiamo dovuto condividere i sacrifici, ma ci
siamo sforzati di farlo in modo equo.” Monti, che è sia Presidente del
Consiglio sia Ministro dell’Economia, ha detto di aver rinunciato al
proprio compenso per queste cariche.
Considerando
che, fino al momento di ricoprirle, Monti era, tra le altre cose,
adviser per Coca-Cola e Goldman Sachs, non avrebbero comunque fatto
molta differenza per il suo conto in banca. Il viceministro
dell’Economia Vittorio Grilli (membro di Bruegel) ha detto che “il
pacchetto dovrebbe garantire all’Italia il raggiungimento dell’obiettivo
di pareggio del bilancio entro il 2013”. (Dall'11 luglio Grilli è
diventato Ministro dell'Economia, NdR)
Il
Ministro del Welfare Elsa Fornero è scoppiata in lacrime
nell’annunciare la fine dell’indicizzazione all’inflazione di molte
fasce di pensione, che in pratica equivarrà a “un’effettiva diminuzione
del reddito di molti pensionati”. I sindacati si sono fatti sentire
contro i tagli, affermando che questi ultimi avrebbero “colpito troppo
duramente i lavoratori e i pensionati più poveri”. Grilli ha detto che
12-13 miliardi del pacchetto arriveranno dai tagli alla spesa mentre il
resto dei 30 miliardi dall’aumento delle tasse.
Si
è deciso l’aumento dell’età minima per la pensione a 66 anni entro il
2018 sia per gli uomini sia per le donne, e si sono previsti “incentivi”
per chi decide di lavorare fino a 70 anni.(1)
Il
pacchetto di austerity è stato approvato tramite un decreto poco
democratico di Monti chiamato decreto “Salva Italia”. Mentre i leader
dei sindacati hanno criticato il pacchetto, Confindustria ne ha tessuto
le lodi definendolo vitale “per salvare l’Italia e l’euro”.
Nell’annunciare
le misure di austerity, Elsa Fornero ha spiegato tra le lacrime:
“Sappiamo di chiedere dei sacrifici, ma speriamo vengano compresi in
nome della crescita e per evitare un impoverimento collettivo.”(2)
Ovviamente, ecco cos’è l’austerity: “impoverimento collettivo”.
In
risposta al pacchetto di austerity, il 12 dicembre i tre principali
sindacati italiani hanno dato il via a una settimana di scioperi: quel
giorno il personale di aeroporti, autostrade e del trasporto merci ha
incrociato le braccia per tre ore, mentre i metalmeccanici, inclusi gli
operai della Fiat, per otto ore.
Gli
operatori della carta stampata hanno saltato un intero turno di lavoro e
la maggior parte dei quotidiani pensava di saltare l’edizione del
giorno dopo. I trasporti pubblici hanno scioperato il 15 e il 16
dicembre, le banche il pomeriggio del 16 e la pubblica amministrazione
l’intera giornata del 19.
Susanna
Camusso, leader della CGIL, ha detto: “Non abbandoniamo l’idea che il
pacchetto di austerity debba essere cambiato… Colpisce i lavoratori, le
pensioni e l’Italia intera.” Monti ha organizzato un incontro
dell’ultimo minuto con i leader dei sindacati nel tentativo – fallito –
di bloccare gli scioperi previsti per il giorno dopo.(3)
Camusso
ha detto che, a causa delle misure di austerity, “vediamo ogni rischio
di un’esplosione sociale”. La CGIL, che rappresenta sei milioni di
lavoratori, di cui la metà pensionati, ha dichiarato che: “Siamo
flessibili di fronte all’emergenza, ma non siamo disposti ad accettare
di tutto… Non si possono calpestare le persone.”
Con
un tasso di occupazione appena del 57%, l’innalzamento dell’età
pensionabile, prevista dal pacchetto, equivarrebbe a “chiudere le porte
ai giovani disoccupati”, ha messo in guardia Camusso, aggiungendo che
Monti non aveva fatto nulla per “i giovani e le donne che non riescono a
trovare un lavoro, e che quando lo trovano sono sottopagati”.(4)
Alla
fine di dicembre, il Senato ha approvato il pacchetto di austerity
tramite un voto di fiducia al governo. Monti ha commentato: “Oggi questa
camera conclude un rapido, responsabile, complesso lavoro… su un
decreto che è passato in estrema emergenza e che consente all’Italia di
tenere la testa alta nel momento in cui affronta la gravissima crisi
europea”.(5)
Prima
del summit europeo di fine gennaio, Monti ha incontrato Angela Merkel,
Nicolas Sarkozy, il Primo Ministro britannico David Cameron e il
Presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy. Per l’Economist, “si
può dire che l’Italia è tornata al tavolo dei grandi dopo che l’avevano
fatta sloggiare alla chetichella durante il governo Berlusconi”.
Monti
ha sottolineato a Merkel, Sarkozy e agli altri leader il fatto che
l’Europa non debba semplicemente “imporre la disciplina fiscale”, ma
stimolare la crescita. Secondo lui, ciò significherebbe “non solo
trovare un modo per far scendere i tassi di interesse, ma anche
incoraggiare la liberalizzazione in ogni ambito possibile”. Monti ha
persino suggerito alla Germania di “liberalizzare” (cioè privatizzare)
alcuni servizi.
In
un’intervista all’Economist, Monti ha dichiarato che “per l’Italia è
piuttosto insolito trovarsi in prima linea quando si tratta di
iniziative pro-mercato”, ma che aveva intenzione di intraprendere una
maggiore liberalizzazione nel paese: “Sono convinto che sia anche
nell’interesse nazionale dell’Italia.” Conscio del fatto che il proprio
governo “non sia stato eletto”, Monti ha detto all’Economist che “in
Italia c’era l’esigenza nascosta di un governo noioso che cercasse di
dire la verità usando un gergo non politico”. Tuttavia, ha anche
avvisato che “l’austerity non basta, anche per la disciplina di
bilancio, se l’economia non ritorna a un tasso decente di crescita… Una
riduzione dei tassi di interesse non dipende solo dagli sforzi
dell’Italia, ma anche e soprattutto dalla capacità dell’Europa di
affrontare la crisi in modo più deciso”.
Monti
ha dichiarato che la situazione politica italiana sta diventando
problematica per l’UE, con un interesse crescente per
l’“euroscetticismo”, e ha messo in guardia: “Quello che vedo ora in
Parlamento, settimana dopo settimana, è una diffusione sempre maggiore
di questo atteggiamento… Il grado di impazienza e ostilità nei confronti
di UE, Germania e BCE sta aumentando.”(6)
Monti
ha avvisato Merkel e gli altri leader europei che i sacrifici
dell’Italia da soli non le avrebbero permesso di uscire dalla crisi, che
il paese aveva bisogno di un certo sostegno dall’esterno, senza il
quale, ha detto, “in Italia si svilupperà una protesta contro l’Europa, e
anche contro la Germania, che è vista come il capobanda
dell’intolleranza dell’UE, nonché contro la BCE… Non posso far
funzionare la mia politica se l’UE non cambia le sue”.
In
particolare, si riferiva alla necessità di ridurre i tassi di interesse
dell’Italia. Ciò accadrebbe forse solo con l’acquisto da parte della
BCE di una grande quantità di titoli di Stato italiani, cosa che farebbe
aumentare “la fiducia nei mercati” in Italia riducendo così i tassi di
interesse. Altrimenti, si è lamentato Monti, il malcontento popolare per
la situazione economica potrebbe spingere l’Italia a “gettarsi nelle
braccia dei populisti”.(7) Un linguaggio da vero tecnocrate non eletto.
Proviamo a immaginarlo: un governo che osa mettersi al servizio degli
interessi del popolo che comanda! Non nella “Nuova Europa”.
A
fine gennaio, Philip Stephens ha scritto sul Financial Times che
“l’Italia è tornata” e che mentre la Merkel “è in cima alla lista dei
potenti d’Europa” e Sarkozy “può aspirare a essere il leader europeo più
energico”, è Mario Monti quello “più interessante”.
Stephens
ha dichiarato che “il destino di Monti potrebbe essere quello
dell’Europa”. La Casa Bianca ha annunciato che in un incontro tra Obama e
Monti, i due avrebbero discusso “le misure generali che il governo
italiano sta prendendo per ristabilire la fiducia nei mercati e dare
nuovo vigore alla crescita con una riforma strutturale, come anche la
prospettiva di un’estensione dello scudo finanziario europeo”.
Stephens
ha interpretato queste parole come: “Obama appoggia Monti fino in
fondo, incluso quando fa pressioni alla Germania.” Criticando l’Italia
di Berlusconi, “evitato dai colleghi europei” ma sempre accolto a
braccia aperte dalla Russia dell’amico Putin, Stephens ha scritto che
Monti, “un accademico serio con un piano serio, è diverso sotto ogni
punto di vista”. Ha anche fatto notare che c’era un “altro italiano al
tavolo dei grandi”, cioè Mario Draghi, nuovo presidente della BCE,
“l’altro Mario”, che in termini di ortodossia economica “può
considerarsi un tedesco ad honorem”.
Stephens
ha scritto che Monti è tanto importante perché “è in Italia che si
decideranno le prospettive a lungo termine dell’euro”, visto che
l’Italia è la terza economia dell’eurozona (dopo Germania e Francia). Se
l’Italia “non riesce a far registrare un andamento economico credibile,
l’euro non avrà futuro come progetto paneuropeo”. Pur lodando il
pacchetto di austerity di Monti, Stephens ha detto che “il vero banco di
prova sarà la liberalizzazione dell’economia”, che “non sarà facile” ma
“è una scelta inevitabile”.(8)
Dopo
aver svelato a fine gennaio i suoi piani di “liberalizzazione”, Monti
ha detto: “Per decenni l’economia italiana è stata frenata da tre
fattori: concorrenza insufficiente, infrastrutture inadeguate e
procedure amministrative complicate.”
Monti
ha quindi emesso un decreto per aprire alla “concorrenza” la
professione dei tassisti, spingendoli a bloccare le vie principali di
Roma. Con l’aumento del prezzo della benzina (in precedenza più
controllato) per la liberalizzazione, in Sicilia autotrasportatori e
lavoratori agricoli hanno organizzato dei blocchi. Il Giornale (di
proprietà della famiglia Berlusconi) ha pubblicato il titolo “Mezza
Italia è pronta a fare guerra al governo”. Una volta emesso, un decreto
entra immediatamente in vigore ma deve essere approvato dal Parlamento
entro due mesi. I decreti di liberalizzazione di gennaio (che seguivano
quelli di austerity di dicembre) miravano anche ai mercati di gas ed
elettricità, così come al settore delle assicurazioni e ai servizi
pubblici. Prossimo obiettivo di Monti: il mercato del lavoro.
Un
analista del Roubini Global Economics ha detto al FT: “Anche se le
riforme strutturali sono necessarie per spingere la crescita a lungo
termine, hanno bisogno di diversi anni per dare i loro frutti e, in un
periodo di contrazione economica e tagli di governo, avranno un effetto
sfavorevole sul rendimento a breve termine, peggiorando la recessione
che durerà per tutto il 2013.”(9)
A
inizio febbraio, nella prima intervista rilasciata dopo le dimissioni,
Berlusconi ha detto al FT che “si stava facendo da parte” dalla ribalta
della politica italiana e che non aveva intenzione di ricandidarsi a
Presidente del Consiglio. Berlusconi ha espresso la sua “più grande
approvazione fino a questo momento al governo tecnico di Monti”, in
particolare per “l’intenzione di attuare riforme del mercato del lavoro
osteggiate dai sindacati”.
Berlusconi
ha dichiarato: “Mi sono fatto da parte, anche all’interno del mio
partito.” Ha spiegato di essersi dimesso nel novembre scorso perché era
stato attaccato “da una campagna ossessiva dei media nazionali e
stranieri che davano la colpa a me personalmente e al governo dell’alto
spread dei titoli di Stato italiani e della crisi del mercato
azionario”. Quindi ha asserito: “Dopo aver valutato le cause della
crisi, che non riguardano solo l’Italia ma anche l’Europa e l’euro, ho
creduto che se fossi rimasto al governo avrei danneggiato il Paese,
perché ci sarebbero state altre e più terribili campagne mediatiche… Con
un grande senso di responsabilità, nonostante avessi la maggioranza in
entrambe le camere… mi sono fatto da parte, e l’ho fatto con eleganza.”
È
proprio vero che i politici tessono sempre le proprie lodi, soprattutto
se non se le meritano. Tuttavia, Berlusconi ha suggerito che avrebbe
preso in considerazione l’idea di candidarsi per il Parlamento,
scherzando: “Ho ancora un grande sostegno popolare, quasi il doppio dei
miei colleghi Merkel e Sarkozy… Nei sondaggi di opinione, ho il 36%. Se
esco per strada il traffico va in tilt. Sono un pericolo pubblico e non
posso andare a fare spese.” Berlusconi ha concluso: “La speranza è che
questo governo, che per la prima volta gode del sostegno dell’intero
Parlamento, abbia la possibilità di proporre grandi riforme strutturali,
a partire dall’architettura delle istituzioni dello Stato, senza le
quali non possiamo pensare di avere un paese moderno veramente libero e
democratico.”(10)
A
gennaio, in un articolo sul FT, Martin Wolf, l’editorialista
finanziario probabilmente più influente al mondo, si è chiesto se i due
Mario – soprannominati dai media i “Super Mario” – sarebbero stati in
grado di “salvare l’eurozona”. Wolf ha scritto che i due hanno
dimostrato “un pragmatismo sofisticato” e che sperava avrebbero “spinto
la politica in una direzione più produttiva”. Wolf si riferiva alla
nuova operazione di rifinanziamento a lungo termine della BCE annunciata
nel dicembre del 2011, in pratica un salvataggio delle banche con un
rendimento a tre anni al tasso di interesse medio della BCE (ora
all’1%). Al momento del lancio del programma, 523 banche hanno preso 489
miliardi di euro, per Wolf “una mossa ardita e astuta da parte di
Draghi, probabilmente il massimo con cui poteva cavarsela al momento”.
Parlando della volontà di Monti di sostenere che gli Stati creditori
“facciano di più per abbassare i costi dell’indebitamento italiano”,
cioè i tassi di interesse, Wolf ha messo in guardia da un’“intensa
reazione violenta” degli elettori degli stati periferici dell’UE. Wolf
ha scritto che “Monti occupa una posizione forte per fare questa
affermazione”, visto che “è un funzionario rispettato con una visione
decisamente pro Europa e una forte simpatia per l’atteggiamento tedesco
nei confronti della concorrenza e della stabilità fiscale e monetaria”.
Wolf
ha spiegato che “Draghi e Monti affrontano due fragilità tra loro
connesse: la vulnerabilità del sistema bancario e le attuali condizioni
insostenibili a cui i paesi più deboli ricevono prestiti”. Pur lodando i
“Super Mario”, Wolf ha detto che da soli non potranno salvare
l’eurozona, i cui problemi sono ben radicati e dove anche le ‘soluzioni’
alle crisi dei diversi paesi possono rendere ancora più impegnativa
l’attuazione di grandi riforme strutturali.
Come
Wolf ha giustamente notato: “Nel caso dell’Italia, per esempio, alti
tassi di interesse e banche vulnerabili uniti all’austerity fiscale
porteranno probabilmente a una lunga e profonda recessione, quindi
all’aumento del deficit fiscale ciclico [maturato durante e a causa
della crisi economica] insieme alla diminuzione del deficit strutturale
[maturato spendendo di più rispetto alle entrate].” Tuttavia, ovviamente
ciò significa solo che il debito generale aumenterà.
In
definitiva, Wolf ha scritto che “escludendo la fine [dell’euro],
bisognerà scegliere le riforme, per quanto dolorose”. Per lui, ciò è
dovuto al fatto che “i costi del fallimento sono così alti che è
necessario mantenere viva la possibilità di riforme nazionali o
dell’eurozona”. In questo, i “Super Mario” possono essere i leader.(11)
Quando
a gennaio l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha declassato il
debito italiano di due gradini a BBB, “avvisando che non era finita”,
Monti si è detto “d’accordo con quasi ogni punto dell’analisi di
S&P”, scherzando che “avrebbe quasi potuto scriverla lui”.
Al
FT ha detto: “Se mai avessi imposto qualcosa, sarebbe stato quel che
S&P ha scritto sulla politica economica italiana”, poi ha riso. In
seguito al declassamento, il rating di credito dell’Italia è diventato
il più basso tra quelli dei paesi dell’eurozona che non avevano ricevuto
aiuti, escluso Cipro. Ma perché Monti era così soddisfatto del
declassamento? Al giornalista del FT ha citato la relazione, esaminando i
fattori di rischio associati all’Italia, ma aggiungendo:
“Ciononostante, non abbiamo cambiato il livello di rischio politico per
l’Italia. Crediamo che l’ambiente politico sempre più debole a livello
europeo sia in parte compensato dalla forte capacità interna italiana.”
In
altre parole: “I 60 giorni di Monti al potere sono bastati a convincere
l’agenzia che il suo governo ha intrapreso la strada di una riforma che
possa riportare il paese a crescere e a ridurre il livello di debito,
ma che la cattiva gestione della crisi dell’eurozona da parte dell’UE
stia avvilendo i paesi che lottano per uscirne, Italia compresa.” Monti
ha detto: “Penso di essere l’unico in Europa a non aver criticato le
agenzie di rating.”(12)
Parlando
al FT di come si fosse formato il suo governo, cioè in modo non
democratico, Monti si è detto d’accordo sul fatto di poter aiutare a
portare a una “rivoluzione”, riferendosi al numero e alla portata delle
misure che intende prendere prima delle prossime elezioni. Ha spiegato
che se i costi dell’indebitamento italiano (i tassi di interesse)
diminuiranno, “i partiti politici non oseranno interrompere
l’esperimento [del governo tecnico] prima che si sia concluso… E dal mio
punto di vista i partiti politici non oseranno tornare al duro
confronto acrimonioso e superficiale che animava il Parlamento.
L’immagine e lo stile del dibattito pubblico sono cambiati”. Ha
aggiunto: “Se e quando avremo successo, non cercheremo di prenderci i
meriti… La mia ambizione è che l’Italia diventi un paese noioso, in
termini relativi. È proprio tutto nelle mani dell’Europa.”(13)
A
febbraio Monti ha rilasciato un’intervista a PBS Newshour in cui ha di
nuovo elogiato le misure di austerity, dicendo che dato che il debito
greco era così alto, “sarebbe stato difficile – guardiamo in faccia la
realtà – un atterraggio morbido con simili eccessi di deficit senza una
recessione”. Ha aggiunto: “Penso sia pertinente dire che l’Europa doveva
essere messa al sicuro per quanto riguarda le finanze pubbliche di ogni
Stato membro.” Monti ha ringraziato “la pressione tedesca e di altri
paesi” che ha spinto gli Stati verso l’austerity. E ora, ha affermato,
“è giunto il momento di concentrare le energie su come ottenere insieme
una maggiore crescita in Europa”.(14) Crescita, è ovvio, significa
semplicemente crescita dei profitti per le grandi banche e le
multinazionali.
L’‘aggiustamento strutturale’ di Super Mario: il senso di “crescita”
Quando
la classe dirigente politica e finanziaria europea parla di “crescita”
nel contesto attuale come di una “soluzione” in più oltre all’austerity,
ciò che intende davvero è attuare cambiamenti strutturali ben più ampi:
liberalizzare l’economia, privatizzare beni, sussidi statali, servizi,
industrie e risorse. Così multinazionali e banche potranno acquistare
tutti questi beni e industrie, e dato che ciò avviene nel bel mezzo di
una profonda crisi, saranno in grado di prenderne il controllo a prezzi
molto bassi. È quel che si chiama “investimento estero diretto”.
Le
più importanti multinazionali d’Europa, del Nord America e del resto
del mondo potranno controllare direttamente una fetta molto più grande
dell’economia. I loro acquisti procurano agli Stati fondi a breve
termine, aumentando così il reddito a breve termine. Tuttavia, dato che
le industrie statali sono privatizzate e vendute per un pugno di mosche,
in realtà gli Stati si privano di reddito a lungo termine, ma di questo
non si parla. I mercati rispondono sul breve periodo, non sul lungo, e
ovviamente vogliamo che il mondo e la stabilità sociale, politica ed
economica siano determinati da forze che in teoria hanno una visione che
non va più in là di due mesi.
Il
processo di liberalizzazione e privatizzazione è presentato anche in
base alla prospettiva della “creazione di posti di lavoro” perché, in
teoria, le multinazionali entreranno sul mercato con la loro capacità di
investimento, creando così posti di lavoro. In realtà le multinazionali
comprano le industrie e di solito le chiudono per delocalizzarle dove
la manodopera costa meno. Ciò significa licenziamenti di massa, e anche
che bisogna smantellare i sindacati e i diritti dei lavoratori in
generale e tenere la popolazione in riga, sotto controllo.
Le
misure di austerity mirano a ridistribuire la ricchezza dalle masse a
gruppi ristrettissimi, attraverso tasse più alte, licenziamenti di massa
nel settore pubblico, tagli alla spesa sociale, alla sanità, al
welfare, all’istruzione e altrove. Com’è prevedibile, ciò porta a una
massiccia crisi sociale. Molti pacchetti di austerity – come quello di
Monti – includono anche tentativi di indebolire i sindacati e la forza
lavoro. Tutto per preparare i lavoratori al periodo e ai programmi di
“crescita”, che li costringeranno a sottostare a condizioni di lavoro da
sfruttamento senza contratti collettivi, altrimenti le aziende li
licenzieranno tutti, chiuderanno bottega e andranno da un’altra parte.
Ecco perché sentiamo gli eurocrati e i politici in Europa e nel mondo
spiegare che austerity e crescita non si escludono a vicenda, ma possono
e devono coesistere. In realtà, dal punto di vista degli ‘effetti’ di
tali politiche, un programma congiunto di “austerity” e “crescita” ha
perfettamente senso: commettere un genocidio sociale (con l’austerity
fiscale) per sfruttare, derubare e approfittare delle spoglie di una
guerra economica (la crescita tramite aggiustamenti strutturali).
Negli
ultimi trent’anni, queste politiche sono state imposte nel “Terzo
Mondo” da Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, banche,
multinazionali e potenze imperiali occidentali. Con il FMI a fare da
traino, i paesi di America Latina, Africa e Asia che negli anni Ottanta
attraversavano un periodo di grave crisi di debito, sono stati costretti
a firmare i cosiddetti “Programmi di Aggiustamento Strutturale” (SAP)
con FMI e Banca Mondiale per poter ricevere prestiti o aiuti da banche o
istituzioni occidentali.
I
SAP prevedevano una serie di condizioni che i paesi dovevano accettare
per ricevere un prestito, un misto di ‘austerity fiscale’ e
‘aggiustamento strutturale’: svalutare la moneta per rendere più
convenienti gli investimenti nel paese (creando così inflazione e
aumentando il costo di cibo, carburante e altri beni di prima necessità,
a scapito dei poveri e della classe media); tagliare la spesa sociale
per ridurre il deficit (distruggendo così i programmi sociali, di
istruzione, sanità e welfare e causando licenziamenti di massa nel
settore pubblico); liberalizzare il commercio, per permettere a Stati e
multinazionali esteri di investire più facilmente nel paese e quindi
generare reddito (smantellando così ogni dazio e barriera doganale, i
controlli dei prezzi, i sussidi statali e agevolando lo sfruttamento e
l’acquisto a basso costo della ricchezza nazionale da parte di
multinazionali e banche estere) e privatizzare per incoraggiare gli
investimenti e permettere al mercato di rendere più “efficienti” le
industrie e i beni statali (generando così corruzione e licenziamenti di
massa, la chiusura di intere industrie e il passaggio del controllo
totale dell’economia nelle mani di banche e multinazionali estere).
In
trent’anni le conseguenze dei SAP – unione di “austerity” e “crescita” –
sono state devastanti: la povertà si è diffusa sempre più e sempre più
in fretta; la ricchezza è diventata altamente polarizzata, una ristretta
maggioranza controlla l’economia e il resto della popolazione non ha
quasi nulla; la piccola classe dirigente è diventata dipendente e sempre
più legata alla classe dirigente mondiale (perlopiù occidentale)
allontanandosi dai propri concittadini; il tasso di mortalità è
aumentato perché la sanità e i servizi sociali sono stati smantellati o
resi incredibilmente costosi proprio nel momento di peggiore povertà in
cui la popolazione ne aveva più bisogno; il malcontento sociale e la
repressione sono diventati dilaganti, con insurrezioni popolari contro
l’‘aggiustamento strutturale’ e misure statali sempre più autoritarie e
brutali per controllare o schiacciare la resistenza ai programmi e
proteggere il predominio della ristretta maggioranza, a livello locale e
internazionale.
Questo,
in pratica, è il destino dell’Europa e del resto del mondo
industrializzato. In quanto regione più integrata della Terra (una
tendenza in accelerazione in tutto il mondo), l’Europa sta sperimentando
l’impatto della crisi prima degli altri paesi industrializzati. Dunque
quando i politici e la classe dirigente finanziaria dicono che l’Europa
ha bisogno di “crescita” e austerity, che porteranno alla “ripresa”,
ricordiamoci cosa significa “crescita”: sfruttare, derubare e
approfittarsi. Se lo ricordiamo, tutto ciò che i politici e gli esperti
hanno ripetuto per anni all’improvviso ha finalmente senso.
Quando
gli è stato chiesto se pensasse che in Italia ci fosse il pericolo di
una “reazione violenta” contro ciò che la gente “può vedere come un
cambiamento del proprio stile di vita molto, molto doloroso imposto
dall’UE”, Monti ha risposto che “c’era il rischio di una reazione del
genere”, ma ha spiegato: “Cerco di evitarla presentando sempre i
sacrifici necessari che gli italiani devono affrontare non come
un’imposizione di Bruxelles, della Germania o della BCE, ma piuttosto
come azioni necessarie che gli italiani devono intraprendere – e
intraprendere anche su consiglio dell’Europa, ma principalmente nel
proprio interesse, nell’interesse nostro e delle generazioni future di
italiani. Lo faccio apposta per evitare reazioni violente.”
Un’affermazione interessante: si dice che l’austerity è nell’interesse
degli italiani e delle “generazioni future” non perché sia vero, ma per
“evitare reazioni violente” contro l’UE. Monti ha sottolineato che “è
molto, molto importante” assicurarsi che la moneta unica, “che doveva
essere il punto culminante della costruzione dell’Europa”, non diventi,
“a causa di effetti psicologici negativi, un fattore di disintegrazione
dell’Europa”.(15)
In
un’intervista rilasciata al Wall Sreet Journal a inizio febbraio, Monti
ha pubblicamente delineato la sua strategia per la “crescita” europea,
presentata in forma privata agli altri governi dell’UE il mese
precedente, per spingere l’Europa oltre l’austerity con “leggi europee
più severe volte ad aprire le industrie nazionali degli Stati membri”,
chiaramente per “incoraggiare la crescita economica e la concorrenza
nell’eurozona”. Monti ha spiegato che se non si farà in questo modo,
“l’Europa non sarà un bel posto dove vivere nei prossimi cinque anni se
non si risolve il problema di come crescere… Dobbiamo dire come sarà la
crescita in un’unione compatta dal punto di vista fiscale”.
La
sua proposta “darebbe un’accelerata al procedimento con cui le autorità
europee sanzionano gli Stati che violano i principi del mercato unico
europeo”. Per Monti e i tecnocrati come lui, questa “crescita” non
include la spesa pubblica. Come ha spiegato, visto che l’Italia deve
ridurre di 30 miliardi di euro – il 2% del suo PIL – il debito pubblico
“ogni anno per decenni”, ciò significa che “qualsiasi idea di crescita
stimolata da investimenti pubblici deve essere allontanata”. Al
contrario, Monti ha suggerito all’UE di “appoggiare con più vigore i
singoli mercati per sostenere la crescita economica”, il che, invece di
avere il permesso di Berlino per le spese dell’UE a favore della
crescita, significherebbe “spingere la Germania a liberalizzare la
propria economia”. Cosa che, a detta di Monti, “avrebbe un effetto
capillare”.(16)
Monti
ha intrapreso diversi programmi di “liberalizzazione” in Italia, per
esempio per quanto riguarda importanti professioni, come farmacisti,
tassisti e notai. Per gestire la questione della “disoccupazione” –
definirla importante è un eufemismo – Monti ha cercato di “introdurre
nuove misure per facilitare alle aziende l’assunzione e il licenziamento
dei lavoratori”. Ciò, ha detto, “aumenterà la flessibilità generale del
mercato del lavoro”,(17) nel senso che fornirà alle multinazionali
manodopera a un costo più basso e più facilmente sfruttabile.
Monti
ha persino affermato che i cambiamenti che stava approntando al mercato
del lavoro erano volti a “ridurre la frammentazione del mercato del
lavoro italiano tra i lavoratori protetti, a volte iperprotetti, e
quelli, soprattutto i giovani, che non riescono proprio a entrare nel
mondo del lavoro”.(18) Quindi, invece di avere diversi tipi di forza
lavoro “protetta” (o “iperprotetta”, come ha detto Monti), sarebbe
meglio abbassare tutti allo stesso livello permettendo la
“flessibilità”, o in altre parole, favorendo la capacità di
sfruttamento. Per “Super Mario”, quando si tratta di lavoratori è meglio
non avere alcuna protezione piuttosto che una protezione qualsiasi.
Immaginiamo cosa succederebbe se qualche politico la pensasse allo
stesso modo per le banche.
Mentre
l’Europa si accordava su un “Fiscal Compact” per garantire l’austerity,
Monti ha espresso l’opinione per cui l’UE dovesse pensare anche a un
patto di crescita e che, in quanto entità sovranazionale e non
democratica, dovesse dotarsi “di un meccanismo efficiente per sanzionare
rapidamente gli Stati che non aprono la propria economia alla
concorrenza”, intesa come sfruttare e derubare. Così, un mese prima,
Monti aveva presentato una proposta “volta a dare alla Commissione
Europea – l’organo esecutivo dell’UE – maggiori poteri per sanzionare
gli Stati membri”. Tale proposta, di cui non si era fatto parola prima,
“potrebbe velocizzare il procedimento di anni, permettendo alla
Commissione di emettere sentenze invece di dover portare in tribunale
gli Stati membri, come capita spesso ora”. Alla domanda cosa c’entrasse
tutto ciò con la crescita, Monti ha risposto: “C’entra molto, perché
dando più potere alla Commissione per rimuovere gli ostacoli nazionali
al funzionamento del mercato unico, si creerà un grande terreno di gioco
alla pari, che nel mondo degli affari continua a essere visto come una
componente chiave della crescita.”(19) Ecco la risposta: porterà alla
“crescita” perché così si dice nel mondo degli affari. Grazie,
Presidente.
Monti
ha ammesso che tutto ciò genera ovvie preoccupazioni, soprattutto per
paesi come Gran Bretagna e Francia, che probabilmente si opporrebbero
alla proposta per paura di una violazione della loro sovranità, e ha
riconosciuto l’esistenza di un “deficit democratico” che continuerà a
esistere “mentre gli Stati membri trasferiscono gradualmente le
politiche fiscali ed economiche sotto la supervisione centrale delle
istituzioni europee”. Ma Monti ha una soluzione a tutto ciò: “La
riconciliazione tra una governance più centralizzata e la possibilità di
democrazia si risolverà in gran parte tramite un ruolo più forte del
Parlamento europeo”,(20) che, in effetti, è del tutto inutile.
L’uomo più importante d’Europa?
A
fine febbraio, Time Magazine ha pubblicato un’intervista a Monti,
definendolo “l’uomo più importante d’Europa”. L’articolo lo descriveva
come “il duro capo di cui l’Italia ha un disperato bisogno”, anche se
“ha l’aria di un nonno distinto”. Time ha scritto che Monti stava
“rimettendo in sesto una democrazia ormai giunta a un punto morto”,
governando come un tecnocrate non eletto, “e proseguendo l’integrazione
europea”, in una “totale ristrutturazione della società italiana”.
Monti
ha detto a Time: “Credo che le riforme non faranno presa se non si
radicano gradualmente nella cultura del paese.” Time ha dichiarato che
“Monti era la soluzione” al problema della politica di parte in Italia.
Monti ha affermato che la richiesta di prendere il potere era arrivata
“in un momento di crisi così grave per l’Italia che non potevo
rifiutare”. E Time Magazine ha dichiarato: “Oggi regna su Roma come un
nuovo Cesare.”
In
effetti, “il processo democratico è stato sospeso per permettere a un
tecnocrate non eletto di attuare riforme che i politici eletti non
potrebbero fare”. Monti stesso si riferisce a ciò come a “un reciproco
disarmo temporaneo” tra la destra e la sinistra,(21) un eufemismo
tecnico che sta per “dittatura dell’austerity”.
L’articolo
lodava il pacchetto di austerity di dicembre, il programma di
liberalizzazione di gennaio e il nuovo progetto di riorganizzazione del
mercato del lavoro. Poi lamentava che Monti se la prendesse con “gruppi
di interesse trincerati”, come i tassisti (proprio così, l’articolo li
definisce “gruppi di interesse trincerati”), che hanno scioperato a Roma
e in altre città; i farmacisti, che hanno minacciato di fare lo stesso,
o gli autotrasportatori, che hanno bloccato le autostrade per protesta
contro l’impennata delle tasse sul carburante.
Il
presidente del sindacato nazionale dei tassisti ha detto: “In Italia
l’economia si basava soprattutto su norme che venivano applicate per
creare ricchezza per tutti… Non capisco perché d’un tratto l’unica
soluzione sia sbarazzarsi di queste norme.” E ha aggiunto: “Monti è
sempre vissuto nei salotti… Non conosce i veri problemi della gente
comune.”
Monti
ha risposto: “Forse ha ragione”, ma secondo lui si tratta di un
vantaggio: “L’Italia ha accumulato un debito pubblico enorme perché i
governi che si sono succeduti erano troppo vicini alla vita dei normali
cittadini, troppo disposti a soddisfare le richieste di tutti, agendo
così contro l’interesse delle generazioni future.” Monti si è fatto una
reputazione – valsagli il soprannome di “Super Mario” – ai tempi in cui
era commissario europeo, quando entrò in conflitto con alcune grandi
multinazionali mondiali, per esempio impedendo la fusione tra General
Electric e Honeywell, cosa che spinse Jack Welch, allora CEO di GE, a
definire Monti un uomo “a sangue freddo”. Monti ha ammesso che, visto
che riesce con successo a spingere le “riforme”, gli effetti di queste
ultime avrebbero fatto pressioni ai partiti politici per abbandonarlo,
rendendogli così più difficile continuare il suo programma prima di
lasciare l’incarico nel 2013.
“Il
punto” ha spiegato Monti “è come riuscire a mantenere la pressione
anche quando gli elementi più visibili di questa emergenza saranno,
speriamo, passati”. Ciò sarà lasciato in gran parte all’accelerazione
del processo di integrazione europea. “Penso ci sia un desiderio
autentico da parte di UE, Germania e Francia di ricoprire ancora un
ruolo attivo insieme all’Italia nel rilancio dell’integrazione europea…
Penso che assisteremo a un’accelerata delle buone notizie.”(22) A quanto
pare, accelerare l’integrazione e l’istituzionalizzazione di una
struttura non democratica, tecnica e sovranazionale è una “buona
notizia”.
Quando
Monti ha fatto visita a Wall Street, al settimo piano dello Stock
Exchange di New York (visita ai suoi effettivi “elettori”), ha ricevuto
una lunga standing ovation non appena è entrato nella stanza dove lo
aspettavano 200 persone. Charlie Himmelberg, direttore generale presso
Goldman Sachs, ha commentato: “È impressionante quanto in fretta sia
cambiata l’opinione nei confronti dell’Italia.” Blaise Antin, di TCW, ha
detto: “È un bene che Monti faccia visita agli investitori… Ma alla
fine molto dipenderà dal Parlamento italiano” per le dure scelte a
venire.(23) Monti ha detto alla folla di finanzieri di Wall Street:
“Quel che conta è che la governance migliore dell’eurozona ce l’abbia
quasi fatta e che la crisi dell’eurozona sia quasi superata, credo.” Più
tardi durante un’altra conferenza a New York, Monti ha riferito di aver
ricevuto una “calda accoglienza dalla comunità finanziaria” di Wall
Street.(24) Non ci sono dubbi.
Super Mario fa la guerra ai lavoratori
Dopo
il giro di interviste, visite di stato, l’incontro con Obama e con gli
elettori a Wall Street, Monti è tornato in Italia a fine febbraio per
proseguire le “riforme del lavoro” e indebolire sindacati e diritti dei
lavoratori. A marzo, gli italiani ne avvertivano già gli effetti. Monti
si è dato una gran pena nel denunciare quello che ha descritto come un
“mercato del lavoro a due velocità”, che divide le generazioni e lascia
fuori i giovani ad avvizzire. Il New York Times non ha perso tempo a
sostenere l’appello di Monti a smantellare un simile sistema,
incentrando il discorso sulla divisione generazionale per cui “i
lavoratori più anziani sono cresciuti con lavori certi e contratti a
prova di bomba che garantiscono pensioni generose e pieni benefici”,
mentre i giovani italiani, “i più istruiti nella storia del paese… sono
fortunati se trovano un lavoro temporaneo, con scarsi benefici o
stabilità”. Quindi, una delle “soluzioni” di Monti è stata di
“facilitare per le aziende l’assunzione e il licenziamento dei
lavoratori”.(25)
Com’è
tipico dei discorsi economici neoliberisti, le conclusioni si traggono
solo in base ai fatti: i lavoratori anziani hanno i benefici, quelli
giovani hanno poche opportunità, dunque i primi stanno distruggendo le
generazioni future con i loro “diritti”. Soluzione: smantellare diritti e
benefici così che tutti possano lavorare su un “terreno di gioco alla
pari”.
Il
discorso divide lavoratori e opinione pubblica, e nel frattempo nessuno
menziona il fatto che il motivo per cui ci sono così poche opportunità
di lavoro per i giovani ha a che fare soprattutto con la mancanza di
investimenti da parte dello Stato e dell’industria, con la
deregolamentazione e la privatizzazione delle industrie degli anni
Novanta (quando Draghi era a capo del Tesoro), con gli effetti dell’euro
(che ha creato una gerarchia economica all’interno dell’UE tra Stati
del Nord e Stati del Sud), o con il fatto talmente ovvio che l’Italia
attraversa una grave crisi perché il governo corrotto ha fatto comunella
con le banche mondiali e ha subìto le istituzioni e le regole dell’UE,
che promuovono gli interessi della classe dirigente e indeboliscono la
democrazia e l’autodeterminazione.
No,
per il NYT è troppo sconveniente menzionare le importanti cause della
crisi italiana – imputabili alla classe dirigente – e la questione della
disoccupazione, sintomatica della crisi stessa. Al contrario, nei
discorsi all’opinione pubblica è molto più facile e accettabile lasciare
che i lavoratori si misurino tra loro, nel tentativo di indebolirli
tutti, collettivamente.
Un
economista della Bocconi, di cui Monti era presidente prima di
diventare Presidente del Consiglio, ha sostenuto questo discorso per
l’Italia, dicendo che “riformare i contratti, i sussidi alla
disoccupazione e il livello dei salari permetterebbe di aumentare la
produttività del lavoro e, di conseguenza, al paese di crescere… È un
tema centrale per migliorare un paese come l’Italia”.(26) In pratica,
intraprendere tutte queste “riforme” del lavoro permetterebbe ai giovani
di entrare in parte nel mercato del lavoro, perché gli altri lavoratori
“iperprotetti” non avrebbero più protezioni e l’intera forza lavoro
nazionale sarebbe vulnerabile allo sfruttamento.
Così,
i giovani potrebbero essere assunti a costi molto bassi, perché per
loro un lavoro qualunque – per quanto terribile e mal pagato – è
comunque meglio di niente. Se i lavoratori protetti cercassero di
organizzarsi e conservare alcuni diritti, le aziende potrebbero
semplicemente licenziarli e rimpiazzarli con lavoratori giovani senza
benefici a un costo inferiore. Ecco le cosiddette “opportunità per i
giovani”. Ecco come ha fatto lo sfruttamento a diffondersi tanto nei
paesi “in via di sviluppo” negli ultimi decenni, spinto dall’austerity
fiscale e dall’aggiustamento strutturale: indebolire i diritti dei
lavoratori per facilitarne lo sfruttamento, e se cercano di
organizzarsi, scioperare o di ottenere diritti, le multinazionali estere
possono licenziarli tutti e assumere manodopera a un costo inferiore,
chiudere le fabbriche e delocalizzarle, o ricorrere a manodopera
immigrata ancora più conveniente. Ciò ha l’effetto di abbassare gli
standard e le condizioni dell’intera forza lavoro, e del mercato del
lavoro mondiale, a una posizione più facilmente sfruttabile: uguaglianza
di sfruttamento (che economisti e banchieri chiamano “flessibilità del
lavoro”).
Monti
ha dichiarato: “Dobbiamo abbandonare un mercato del lavoro a due
velocità in cui alcune persone sono troppo protette mentre altre non
hanno protezione né benefici se non lavorano.”
Quindi,
ha detto, “equità e crescita” saranno le “parole d’ordine” del suo
governo. Dato che “crescita” significa approfittarsi, derubare e
sfruttare, l’“equità” segue questa logica: equità di sfruttamento. Il
NYT ha ripreso le parole di una trentatreenne laureata senza opportunità
di lavoro, che avrebbe “accolto con favore” questi cambiamenti, perché
“come molti coetanei, si sente frustrata, troppo dipendente dai genitori
e con un futuro incerto”.
Sorprendentemente,
nello stesso articolo si ammetteva che il sistema del lavoro a due
velocità non è dovuto ai “diritti”, ma piuttosto alle politiche attuate
dal governo quasi dieci anni fa (per agevolare l’ingresso dell’Italia
nell’eurozona), con cui lo Stato aveva reso più facile per le
multinazionali italiane “assumere giovani con tutta una serie di
contratti a tempo determinato e di apprendistato”, mentre molti dei
benefici per il prepensionamento sono stati introdotti con le
privatizzazioni di massa, volute da Draghi per favorire la riduzione del
personale “e tagliare i costi nel periodo precedente all’ingresso
dell’Italia nell’eurozona”. L’articolo poi proseguiva criticando i
sindacati, che “i giovani italiani sono arrivati a considerare parte del
problema”.(27)
È
d’obbligo una pausa per apprezzare la ginnastica mentale mostrata dal
NYT nel pubblicare un articolo in cui si riconosce tranquillamente che
le cause del lavoro a due velocità e delle questioni legate alla
disoccupazione in Italia sono il risultato delle richieste e delle
politiche attuate per aderire alla moneta unica, concludendo però che il
problema più grande sono “i lavoratori troppo protetti” e che quindi la
soluzione sta nell’indebolire i diritti di chi lavora.
L’articolo
ammette persino che le politiche del governo per permettere alle
multinazionali italiane di sfruttare la forza lavoro giovane miravano a
“rendere il mercato più flessibile”, eppure non si mette in discussione
la logica del programma di Monti di risolvere la crisi dovuta alla
“flessibilità” attraverso misure che rendano il mercato “più
flessibile”. Questa logica, che il NYT ha prontamente appoggiato,
prevede di esaminare le politiche che non hanno funzionato (in termini
di ciò che era stato promesso alla gente) per poi proseguire e
accelerare queste stesse politiche nella speranza di sortire un effetto
contrario rispetto a quello avuto in precedenza.
Einstein
ha definito la follia come fare sempre la stessa cosa aspettandosi
risultati diversi. Se applichiamo questa definizione, quasi l’intera
economia – e soprattutto il neoliberismo – è assolutamente folle. O è
così, oppure gli economisti usano semplicemente una retorica in codice
che suona in un modo, ne vuol dire un altro ed è applicata per
promuovere un’agenda sociale, politica ed economica mondiale che
altrimenti sarebbe impossibile da giustificare al pubblico: preservare e
accumulare per una ristretta minoranza, sfruttare e punire la grande
maggioranza.
Lo
scorso anno, con un perfetto tempismo, gli effetti della crisi
economica, esacerbati dalle riforme del lavoro e dal pacchetto di
austerity di Monti, si sono fatti sentire in tutta Italia. A fine marzo
si è saputo che a Napoli, una delle città più povere d’Europa, era
ricomparso il lavoro minorile, con “migliaia di bambini che abbandonano
la scuola per aiutare le famiglie a far quadrare i conti”. Una tendenza
in crescita nel paese, dove i bambini lavorano in nero o “sono reclutati
dalla mafia per scopi disonesti”.
Il
lavoro più comune tra i minori è quello di “commesso”, pagato meno di
un euro l’ora. Una tendenza cresciuta in Italia nel corso degli anni,
come dimostra una relazione della regione Campania, dove tra il 2005 e
il 2009 più di 54.000 bambini, di cui il 38% al di sotto dei 13 anni,
hanno abbandonato la scuola per lavorare. Il vicesindaco di Napoli ha
commentato: “Certo, eravamo la regione più povera d’Italia. Ma era dal
secondo dopoguerra che non si vedeva una situazione del genere… A 10
anni questi bambini lavorano già 12 ore al giorno, una chiara violazione
del loro diritto di crescere.”
La
serie di riforme finanziarie promosse dal governo italiano a partire
dal 2008 ha causato tagli drastici e nel giugno del 2010 la Campania ha
dovuto interrompere il proprio programma di assistenza sociale,
“gettando più di 130.000 famiglie nella povertà”. I bambini delle
famiglie povere hanno tre opzioni: battersi per restare a scuola, andare
a lavorare in nero oppure “unirsi alle fila della camorra”. Dall’inizio
della crisi, i sostegni ai giovani e alle famiglie sono stati tagliati
dell’87% e circa 20.000 insegnanti in Campania non sono stati pagati per
due anni.(28) Forse è questo che intende Monti per “flessibilità del
lavoro”.
A
fine marzo, l’Economist ha scritto che, mentre Monti era impegnato in
colloqui con datori di lavoro e sindacati per cercare di far loro
accettare le riforme del mercato del lavoro, “quando è stato chiaro che
raggiungere l’unanimità era impossibile, Monti ha interrotto i colloqui e
dichiarato che il governo sarebbe andato avanti a prescindere”. È
piuttosto appropriato, bisogna ammetterlo, per un governo creato in modo
non democratico continuare ad agire e governare in modo altrettanto non
democratico. Questo è il cammino che Monti ha intrapreso con l’Italia.
Il 16 marzo i tre principali partiti in Parlamento hanno approvato le
riforme di Monti, seguendo l’avvertimento del Presidente Napolitano per
cui “un mancato accordo avrebbe gravi conseguenze”.
Il
problema principale per Monti è venuto dalla CGIL, alleato storico del
PD, il cui appoggio a Monti e ai pacchetti di austerity ha spinto uno
dei leader del partito a suggerire che l’attuale segretario Pier Luigi
Bersani “potrebbe affrontare una rivolta interna o lo scioglimento del
partito”.(29)
Naturalmente
il WSJ si è congratulato con Monti, in un articolo intitolato Monti
pulls a Thatcher [Monti gioca alla Thatcher, NdT], per il “coraggio
politico” dimostrato nell’abbandonare le trattative con i sindacati,
annunciando che sarebbe “andato avanti con le riforme del tristemente
noto diritto del lavoro, con o senza il consenso dei sindacati”. Le
severe leggi italiane circa la possibilità di licenziamento da parte dei
datori di lavoro, definite dal WSJ il “sistema del lavoro a vita”,
saranno rimpiazzate dalle riforme di Monti con un “generoso sistema di
indennità garantite ai lavoratori licenziati” per le cosiddette “ragioni
economiche”. Il WSJ ha lodato Monti, perché “opporsi ai sindacati in
Italia richiede coraggio, non solo sul piano politico”, e ha fatto
notare che dieci anni prima un economista era stato ucciso per “il suo
ruolo nel definire un tentativo di riforma del lavoro”. Da dicembre
Monti aveva governato a suon di decreti, ma a fine marzo ha annunciato
che la proposta di riforma del lavoro sarebbe stata votata in
Parlamento. Il WSJ ha scritto che, in quanto ex professore di economia,
Monti “ha la rara opportunità di poter istruire gli italiani sulle
conseguenze dell’opporsi a una riforma”, suggerendo che basta dare
un’occhiata alla Grecia: “Se lo spavento non li rende più sobri, allora
non c’è speranza.”(30)
Nel
giro di una settimana Monti ha acconsentito a un lievissimo cambiamento
alla proposta di riforma del lavoro, per dare ai giudici “maggiore
libertà d’azione nel determinare se i licenziamenti da parte delle
aziende siano giustificati”. In un articolo intitolato Surrender,
Italian Style [Una resa all’italiana, NdT], il WSJ l’ha definito un
“cedimento verso l’ala sinistra della coalizione politica”, e ha
aggiunto che “Monti è stato fatto Presidente del Consiglio per
allontanare il paese dall’orlo di un abisso greco”, e che questa
“riforma del lavoro è una resa a coloro che stanno” avvicinando
quell’abisso all’Italia.(31) Per il WSJ, qualsiasi capitolazione – per
quanto minima (e questa in particolare era davvero minima) – a favore
dei sindacati è una “resa” o un “cedimento”.
Monti
si è difeso in una lettera al WSJ spiegando che la “resa” era comunque
un passo nella direzione giusta, perché “introduce una procedura più
prevedibile [cioè controllabile] e più rapida [cioè sistematica] per
gestire i licenziamenti per ragioni economiche o oggettive”.
Si
prevede: “Prima una conciliazione extragiudiziale veloce e obbligatoria
a livello locale; poi, se la conciliazione fallisce, il lavoratore può
fare ricorso al tribunale, come accade in altri Stati.” In “casi
estremi”, in cui la “ragione economica o oggettiva” del licenziamento
sia ritenuta “manifestamente inesistente”, il giudice avrà la
possibilità di scegliere il “reintegro invece della compensazione”.
Quando il “licenziamento economico” è “ingiustificato” in altri casi
(cioè non in un “caso estremo”), si concederà una compensazione pari a
24 mensilità. Monti ha detto che si tratta di una “riforma complessa”
che merita “un’analisi approfondita piuttosto che giudizi affrettati”.
Poi
ha scritto: “Suggerirei che forse il fatto che sia stata attaccata sia
dalla principale associazione dei datori di lavoro sia dai
metalmeccanici, iscritti alla CGIL, indichi che abbiamo trovato un
giusto equilibrio.” Per Monti questa riforma “renderà più flessibile il
mercato del lavoro in Italia”, gettando “le basi per un aumento della
produttività, della crescita economica e dell’occupazione”.(32)
Ad
aprile i principali sindacati hanno protestato per le strade di Roma
contro la riforma del sistema pensionistico di Monti presentata a
gennaio, “che intrappola centinaia di migliaia di lavoratori in un limbo
legale senza pensione”.
La
riforma che ha alzato l’età pensionabile interessa chi è già in
pensione. Bloomberg ha fatto l’esempio di Maria Dinelli, che dal 2008
aveva un accordo di prepensionamento con il suo ex datore di lavoro che
le ha assicurato i benefici fino alla pensione nel 2015. Con la riforma
Monti, Maria non prenderà la pensione fino al 2017, e ha commentato:
“Sarò senza stipendio né pensione per due anni interi prima di avere
l’età pensionabile, dovrò mettere da parte dei soldi… Prima ti danno
delle garanzie, poi perdi tutto perché arriva un nuovo governo che
cambia le regole.”
Il
13 aprile decine di migliaia di italiani sono scesi in piazza a Roma
dopo l’annuncio del Ministero del Lavoro che “65.000 italiani potrebbero
rimanere senza sostegno tra quando smetteranno di lavorare e quando
percepiranno la pensione, visto che l’aumento dell’età pensionabile fa
slittare il pagamento”, mentre i sindacati dicono che il numero degli
interessati è cinque volte maggiore, circa 300.000 persone. Riferendosi
ai dati del Ministero del Lavoro, un leader sindacale ha prontamente
detto: “Se fossero giusti, allora dobbiamo dire che le migliaia di
lavoratori che hanno chiesto aiuto al sindacato non sono reali ma
fantasmi.” Stando alle stime di un professore di diritto del lavoro in
realtà il numero potrebbe arrivare a 450.000.(33)
Monti
ha definito il piano “un taglio con il passato”. Be’, di sicuro
“taglia”. Nel frattempo, gli italiani affrontano tasse più alte e
l’aumento record del prezzo del carburante, alla base di un “crollo
della domanda dei consumatori” che ha precipitato l’Italia in una
recessione ancora più profonda. Nicola Marinelli di Glendevon King Asset
Management di Londra ha detto: “La riorganizzazione del sistema
pensionistico era inevitabile perché il vecchio modello era troppo
generoso rispetto alle possibilità dello Stato e agli standard europei…
Detto questo, le proteste dei lavoratori potrebbero presagire future
tensioni sociali. Non penso che i lavoratori più giovani abbiano davvero
capito che avranno delle pensioni da fame.” Un altro “taglio con il
passato”. È interessante, anche se forse non stupisce, il fatto che
queste riforme non abbiano ancora adottato “la mano pesante con i
contribuenti più ricchi”. Un professore di diritto del lavoro ha
opinato: “Penso sia ora che chi possiede di più contribuisca alle
esigenze del paese.”(34) Ma ciò non è nella natura dell’austerity.
Infatti,
ad aprile si è saputo che la classe politica italiana, l’“esercito di
politici e alti funzionari” che sostengono Monti e le sue riforme in
Parlamento, “è aggrappata a grassi stipendi di gran lunga più alti di
quelli dei loro colleghi esteri”. Monti aveva emesso un decreto per
“evitare che i funzionari della pubblica amministrazione guadagnino più
del Presidente Barack Obama”, molti dei quali “guadagnano notevolmente
di più”. Tuttavia, i paperoni d’Italia, non solo politici e burocrati di
primo piano, “si preoccupano appena della loro parte di fardello”. Come
ha notato un economista, “non c’è stata un’equa distribuzione dei
sacrifici… In proporzione agli stipendi, i redditi più alti pagano
meno”.
In
Italia ci sono circa 1.000 parlamentari che, con uno stipendio base di
11.283 euro mensili, guadagnano più di quelli statunitensi, mentre le
famiglie con il reddito più basso, “colpite soprattutto dall’aumento
delle tasse su carburanti, immobili e vendite”, vive “con meno di 8.000
euro l’anno, cioè 667 euro al mese, quel che resta dopo le tasse”.
Secondo i dati della Banca d’Italia, tra il 2006 e il 2010 le famiglie
italiane più povere avevano già perso almeno il 12% del reddito reale. A
differenza della classe politica, la maggior parte delle famiglie è
“per tradizione parsimoniosa”, tuttavia con l’austerity del 2011 “le
famiglie hanno risparmiato solo il 12% del reddito lordo, il livello più
basso dal 1995”.
Questa
è la natura dell’austerity: quando c’è più bisogno di risparmiare,
diventa sempre più difficile riuscire a farlo. A marzo un lavoratore
marocchino in Italia si è dato fuoco per protesta, seguito da un
imprenditore italiano. I sondaggi mostrano che la gente è “sempre più
insoddisfatta dei partiti e dei politici che hanno guidato il paese
negli ultimi vent’anni” e più del 40% degli intervistati ha detto che in
caso di elezioni immediate non voterebbe nessuno di loro.(35)
L’Italia sotto l’austerity
A
inizio aprile il WSJ ha riferito che secondo i dati del Dipartimento
del Tesoro Italiano le misure di austerity di Monti “bloccavano
l’attività nella terza economia dell’eurozona”, e mentre “i recenti
aumenti delle tasse aiutano l’Italia a tagliare il deficit fiscale,
spingono però l’attività economica a contrarsi ancora più in fretta”. Il
Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera ha dichiarato: “Con
l’austerity non si cresce”.
L’aumento
delle tasse colpisce soprattutto il reddito dei lavoratori, sebbene
includa tasse sui consumi (come l’IVA) e sul patrimonio immobiliare. Con
la diminuzione dell’1% del PIL nel primo quadrimestre del 2012, il
rendimento sui titoli di Stato italiani è aumentato, rendendo i prestiti
più costosi per l’Italia. L’ex Presidente del Consiglio Berlusconi ha
commentato: “La cura prescritta dall’UE al nostro Paese è la stessa che
ha già provocato un disastro in Grecia e comincia a fare lo stesso in
Spagna”, anche se ha continuato a dare il suo appoggio al governo
tecnico. Un imprenditore italiano ha però avvisato: “Ostacoli
insormontabili aspettano i consumatori, con l’aumento dell’imposta sul
reddito a marzo, sugli immobili a giugno e sul valore aggiunto a
settembre.”(36)
A
fine aprile la disoccupazione in Italia aveva raggiunto quasi il 10%,
stando alle statistiche “ufficiali” (in pratica è molto più alta), e in
Sardegna un giovane su due è disoccupato. L’edilizia è stata colpita
duramente, spingendo un imprenditore a uccidersi, sull’onda dei “suicidi
dovuti all’austerity” che attraversa la penisola e ad aprile ha
raggiunto quota 25.(37)
A
maggio il gruppo anarchico italiano che ha rivendicato l’attentato
all’amministratore delegato di un’industria nucleare, ha minacciato di
prendere di mira Monti. Il gruppo, che si definisce Nucleo Olga della
Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale,
ha mandato una lettera a un giornale del Sud Italia, avvisando che
“Monti era tra i sette bersagli rimasti dopo che Roberto Adinolfi,
amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, è stato gambizzato la
settimana scorsa”.
Nella
lettera si legge: “Diciamo a Monti che è uno dei sette bersagli rimasti
e che il Popolo non ha nessun interesse a rimanere in Europa, a salvare
le banche, a saldare i conti di uno Stato che ha sperperato il denaro
per conto proprio.” La lettera spiegava che ogni suicidio legato a
problemi con le tasse per via delle misure di austerity sarebbe stato
punito come un “omicidio di Stato”, facendo riferimento alla serie di
suicidi di imprenditori e altri lavoratori “disperati per il collasso
del proprio reddito a causa della crisi”.
Si
tratta dello stesso gruppo anarchico che l’anno precedente aveva
rivendicato i pacchi bomba spediti a diverse banche, incluso Josef
Ackermann, CEO di Deutsche Bank, mentre a dicembre, aprendo un pacco, il
direttore generale di Equitalia ha perso un dito. Un membro del gruppo,
davanti al pubblico ministero, “ha invocato la rivoluzione armata…
quando gli è stato chiesto dell’attentato ad Adinolfi”.(38)
Monti
si è inserito nella politica europea come “mediatore” tra la Germania e
le economie più deboli dell’eurozona, apparentemente per “estendere” il
processo decisionale europeo oltre l’asse franco-tedesco. A maggio il
governo tecnico di Monti ha “fatto la corte a Berlino su due fronti”,
nel tentativo di avvicinare i parlamenti dei due Stati e, in termini
ideologici, di “convincere i funzionari tedeschi – con incontri privati e
discorsi pubblici – che il compromesso per alimentare la crescita delle
economie europee più deboli sia l’investimento in grandi progetti
pubblici, come i trasporti, internet o la rete elettrica, mantenendo al
contempo la disciplina fiscale”. Secondo Monti, alcune spese dovrebbero
essere “esonerate” dall’austerity fiscale, cosa a cui la Germania si è a
lungo opposta.
A
inizio maggio però, le elezioni in Francia si sono sbarazzate di
Nicolas Sarkozy e la presidenza è passata al socialista François
Hollande, favorevole a una strategia di spesa per la crescita, e Monti
ha cercato di trovare un terreno comune tra Francia e Germania,
essenzialmente a sostegno dell’UE.
Nicholas
Spiro, esperto di debito sovrano, ha dichiarato: “Se c’è un leader
europeo le cui politiche possono attrarre sia il Cancelliere Merkel sia
il Presidente Hollande, quello è Monti.” Il piano di “crescita” messo a
punto da Monti si baserebbe sulla “creazione di bond per finanziare
progetti per le infrastrutture nell’UE e spingere la potenza di fuoco
della Banca Europea per gli Investimenti a finanziare gli investimenti
pubblici”. Si baserebbe quindi sulla spesa europea, non delle singole
nazioni, e il debito sarebbe così paneuropeo e controllato dall’UE.(39)
A
fine aprile Monti ha annunciato che entro la fine dell’anno avrebbe
apportato ulteriori tagli alla spesa “e nominato un esperto del settore
privato commissario speciale per la supervisione della spending review”.
I tagli, circa 4,2 miliardi di euro, “gli permetterebbero di
accantonare l’aumento dell’IVA dal 21 al 23% a ottobre, mossa che
potrebbe colpire i consumi e rallentare il ritorno alla crescita”, ha
scritto il NYT. Monti ha dichiarato: “Oggi siamo davanti alla necessità
di recuperare il tempo perso… E non in molti anni, ma in pochi
mesi.”(40)
Il
nuovo commissario speciale del settore privato era Enrico Bondi, noto
come “il risanatore” per aver ristrutturato il gruppo Parmalat dopo la
bancarotta. Questo cambiamento delle misure di austerity ha fatto
seguito a un’intensa pressione da parte degli imprenditori italiani per
far dipendere il fardello più dai tagli alla spesa pubblica che
dall’aumento delle tasse.41
A
metà maggio, quando è emerso che, con le misure di austerity e gli
‘aggiustamenti strutturali’ di Monti, l’Italia stava scivolando in una
recessione ancora più profonda, i rendimenti sul debito italiano sono
schizzati quasi al 6%. Il governo ha preso in considerazione l’idea di
proteggere con l’esercito diversi obiettivi in seguito a un’ondata di
azioni violente rivendicate da vari gruppi anarchici, come la
gambizzazione di Adinolfi e le Molotov lanciate contro le sedi di
Equitalia all’inizio del mese.
Angelo
Drusiani di Banca Albertini Syz ha avvisato che, se la BCE non diventa
un prestatore di ultima istanza, l’Italia affronterà una “massiccia
svalutazione, da tre a cinque anni di iperinflazione e un’insostenibile
disoccupazione”. A maggio Moody’s ha declassato 26 banche italiane,
scatenando l’ira dell’Associazione Bancaria Italiana, che ha definito il
declassamento “irresponsabile, incomprensibile e ingiustificabile, un
attacco all’Italia, alle aziende, alle famiglie e ai cittadini”.(42)
A
maggio si sono svolte le elezioni amministrative e Beppe Grillo, leader
del Movimento 5 Stelle, che ha “cavalcato l’onda delle proteste contro
la politica di austerity”, ha detto: “Ci vediamo in Parlamento.” Grillo,
molto critico verso l’impennata delle tasse voluta da Monti, ha
costretto il PD al ballottaggio a Parma ed è riuscito ad “annientare” il
Popolo delle Libertà nelle altre città, mentre la Lega Nord, anch’essa
critica verso le riforme di Monti, “è stata umiliata ai seggi”. Dopo le
elezioni, il Corriere della Sera ha scritto: “Da ieri, l’impressione è
che Monti sia più solo.”(43)
A
giugno, tra Italia, Svizzera e Germania la polizia ha arrestato 10
persone sospettate di essere coinvolte in “attività terroristiche di
sinistra” in Italia e all’estero durante gli ultimi tre anni, legate
alla FAI e al FRI. Un generale dei Carabinieri ha detto che “i due
gruppi erano in contatto con il movimento anarchico greco”. Tuttavia, si
pensa che i sospetti arrestati non siano coinvolti nella gambizzazione
di Adinolfi, l’attentato principale imputato ai gruppi, anche se,
secondo il generale, “la matrice è la stessa”. Si crede però che siano
coinvolti con il pacco bomba spedito ad Ackermann.(44)
A
metà giugno, durante il G20 in Messico, Monti ha detto che l’eurozona
ha bisogno di una “road map di interventi concreti per rendere l’euro
più credibile” e di un “piano a favore della crescita”, perché “le due
cose sono strettamente complementari”.(45) Nonostante le brutali misure
di austerity imposte da Monti agli italiani, i tassi dei titoli di Stato
sono rimasti alti, spingendo Monti a commentare: “Dev’esserci qualcosa
che non va se i tassi di interesse di un paese ottemperante restano così
alti.” Monti ha fatto notare che tramite il Fondo Europeo di Stabilità
Finanziaria (EFSF), il fondo salva-Stati, l’Italia aveva fatto prestiti a
Grecia, Irlanda e Portogallo per 31,5 miliardi di euro, ma che “finora
non ha ancora chiesto prestiti… Ne ha concessi molti, e in effetti ogni
giorno che passa sovvenziona gli altri con gli alti tassi di interesse
che paga sul mercato”.(46)
A
giugno inoltrato, dopo il G20, Monti ha annunciato un “decreto per la
crescita” dell’Italia, con “incentivi per gli investimenti in ricerca e
innovazione, detrazioni fiscali per le aziende che assumono personale
qualificato e riduzione del personale di alcuni ministeri”.(47) Sempre a
giugno, Italia, Germania, Francia e Spagna hanno concordato un “patto
di crescita” per l’Europa per un totale di 130 miliardi di euro, visto
che “l’austerity da sola non basterà a far uscire l’eurozona dalla
profonda crisi”. La somma rappresenta l’1% del PIL dell’UE. Sono stati
previsti anche “project bond” finanziati dall’UE emessi “per progetti
del settore privato per le infrastrutture”. In altre parole, sussidi
alle aziende.(48)
Alla
fine del mese, la crisi economica italiana si era aggravata, in gran
parte per le misure di austerity ma anche per i rendimenti (tassi di
interesse) dei titoli di Stato sempre alti, con l’Italia costretta a
pagare i tassi di interesse più alti dal dicembre scorso in un’asta di
titoli a 5 e 10 anni da 5,24 miliardi di euro (cioè lo Stato paga tassi
di interesse alti alle istituzioni finanziarie che acquistano i titoli
fino alla loro scadenza tra 5 o 10 anni).
I
titoli a 10 anni sono stati venduti a un tasso medio del 6,19%, mentre
quelli a 5 anni del 5,84%. Secondo il Financial Times, “è l’ultimo
segnale di una doppia recessione sempre più grave in Italia e renderà
ancora più urgente la richiesta di misure a breve termine del Presidente
Monti” per ridurre i tassi di interesse (come l’acquisto da parte della
BCE di titoli di Stato sul mercato). Tuttavia, una lobby ha continuato a
lodare gli “enormi passi, impensabili solo un anno fa” intrapresi dal
governo tecnico, aggiungendo però che “il processo è lungi dall’essere
concluso”.(49)
A
fine giugno, tra i battibecchi il Parlamento ha approvato la riforma
del lavoro di Monti, proprio prima del summit dell’UE. Merkel ha detto
che l’Italia aveva “intrapreso il cammino verso finanze pubbliche sane,
crescita, occupazione e competitività”. Il passaggio della riforma, una
delle principali richieste della Commissione Europea e della BCE, è
stato lodato da Bruxelles e anche il FMI è intervenuto per acclamare
Monti. Il pacchetto è stato approvato in Parlamento mentre per strada
erano in corso proteste guidate dai sindacati, con tanto di elicotteri
della polizia in volo e scontri dei dimostranti ai blocchi di sicurezza
sulla strada verso il Parlamento.(50)
Al
summit dell’UE di fine giugno, Italia e Spagna hanno obbligato i leader
a prolungare l’incontro fino a notte fonda, costringendoli a un accordo
per rivedere il piano di ricapitalizzazione delle banche spagnole da
100 miliardi di euro (il salvataggio spagnolo), permettendo di immettere
i fondi direttamente nelle banche, e a “Madrid di spazzar via il
fardello del salvataggio dal debito sovrano”. Anche se, in cambio, ciò
richiede la “creazione di un unico supervisore bancario gestito dalla
BCE”, forse precursore di un’unione bancaria europea. L’Italia, a cui
sono state fatte concessioni, anche se minori rispetto alla Spagna, è
stata la forza trainante della revisione delle norme del fondo di
salvataggio dell’eurozona – EFSF e MSE –, perché quest’ultimo acquisti i
titoli di Stato sovrani per abbassare i costi dell’indebitamento,
aumentando la fiducia nei titoli italiani e, quindi, diminuendo i tassi
di interesse, la richiesta principale di Monti degli ultimi mesi. I
paesi i cui titoli di Stato saranno acquistati dal fondo di salvataggio
“non saranno più sottoposti a programmi di monitoraggio come quello
greco”, ma invece “dovranno solo mantenere i propri impegni europei
relativi a debito e deficit”.
Monti
ha dichiarato: “È una doppia soddisfazione per l’Italia.” Per Angela
Merkel, che per mesi si è rifiutata di appoggiare ogni misura di
salvataggio a breve termine, “è un’importante concessione”. Anche se,
com’è ovvio, ogni concessione ha una condizione: “un gruppo di Stati
creditori del Nord guidato dalla Germania otterrà un maggiore controllo
su tutte le banche dell’eurozona tramite il nuovo supervisore unico”, il
meccanismo che stabilirà l’unione bancaria.(51) A questa notizia, i
rendimenti dei titoli di Stato italiani e spagnoli sono scesi di colpo e
un economista della Deutsche Bank ha commentato: “C’erano pochissime
aspettative e visto che c’è stato un passo avanti almeno per la
ricapitalizzazione delle banche, i mercati gli hanno reso omaggio.”(52)
I
media tedeschi hanno riferito che “Italia e Spagna hanno piegato la
volontà del cancelliere di ferro nelle prime ore di venerdì mattina” 29
giugno. Der Spiegel ha scritto che “Monti è uscito dalle negoziazioni a
tarda notte come il chiaro vincitore”. Merkel, regina dell’austerity, ha
dovuto cedere a Monti e al Primo Ministro spagnolo Mariano Rajoy
soprattutto circa la questione delle “richieste” per il salvataggio.
Tuttavia, dopo l’intervento di Monti, il fondo europeo permanente
salva-Stati – il Meccanismo Europeo di Stabilità – può erogare prestiti
agli Stati “che rispettano le regole di bilancio stabilite dalla
Commissione Europea… senza accordarsi per ulteriori e più severe misure
di austerity”. Quindi, la troika – Commissione Europea, BCE e IMF – non
eserciterà più la sua severa supervisione.(53)
L’insurrezione
di Monti al summit è cominciata alle 19.00 di giovedì sera, quando il
Presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy voleva concludere la prima
sessione di lavoro e annunciare alla stampa il patto di crescita. Monti,
furioso, gli ha chiesto dove stesse andando e si è poi rifiutato di
acconsentire al patto di crescita fino a che non si fosse risolto il
problema di definire “misure concrete per contrastare gli alti tassi di
interesse dei titoli di Stato italiani”. Rajoy ha appoggiato Monti,
aggiungendo che anch’egli non avrebbe approvato il patto di crescita
fino a che la questione non fosse stata risolta. Il Primo Ministro
danese Helle Thorning-Schmidt ha chiesto ai presenti se “fossero tutti
in ostaggio”, mentre Van Rompuy è rimasto seduto.
Dopo
la mezzanotte, i rappresentanti dei 10 paesi che non hanno adottato
l’euro sono andati in albergo, mentre i 17 paesi dell’eurozona “sono
rimasti al proprio posto e hanno cominciato un round decisivo di
negoziazioni”. Dopo alcune ore, Monti e Rajoy hanno convinto Merkel “che
in futuro i paesi potranno ricevere i fondi del MSE senza sottoporsi
alla supervisione della troika”. Quindi, “sarà necessario soddisfare
solo gli obiettivi annuali della Commissione Europea”. La sessione si è
conclusa alle 4.20 del mattino di venerdì, quando il Presidente della
Commissione Europea Barroso e Van Rompuy l’hanno reso noto con una
conferenza stampa.(54) Ciò non significa che l’austerity e
l’aggiustamento strutturale non saranno perseguiti, ma semplicemente che
il controllo e le imposizioni di austerity da parte della troika
cederanno il posto a obiettivi generali definiti dalla Commissione
Europea. Tuttavia, tali obiettivi richiederanno comunque austerity
fiscale e aggiustamenti strutturali, non soggetti però alla stessa
supervisione o tabella di marcia con cui si soddisferanno gli obiettivi.
Infine, l’accordo non mira a ridurre l’imposizione e gli effetti
dell’austerity, ma piuttosto a istituzionalizzare più efficacemente il
dominio della Commissione Europea stessa (un’istituzione non eletta
composta di tecnici), rispetto al sistema ad hoc di supervisione della
troika.
Nell’Italia
di Mario Monti – e nell’UE intera – austerity significa povertà,
crescita significa furto, riforma del lavoro significa sfruttamento e
democrazia significa… tecnocrazia. Benvenuti in Italia, benvenuti nella
nuova Europa ai tempi dell’austerity.
Note
1. Giuseppe Fonte, “Italy PM unveils sweeping austerity package”, Reuters, 4 dicembre 2011:
HYPERLINK
"http://www.reuters.com/article/2011/12/04/us-italy-idUSTRE7B20I220111204"
http://www.reuters.com/article/2011/12/04/us-italy-idUSTRE7B20I220111204
2.
Guy Dinmore, Giulia Segreti, Joshua Chaffin, “Monti cabinet agrees
Italy austerity plans”, The Financial Times, 5 dicembre 2011:
HYPERLINK
"http://www.ft.com/intl/cms/s/0/ef821ec4-1dc8-11e1-9fd4-00144feabdc0.html#axzz1yY37v49b"
http://www.ft.com/intl/cms/s/0/ef821ec4-1dc8-11e1-9fd4-00144feabdc0.html#axzz1yY37v49b
3. Steve Scherer, “Italy starts strikes against Monti’s austerity”, Reuters, 12 dicembre 2011:
HYPERLINK
"http://www.reuters.com/article/2011/12/12/us-italy-austerity-strikes-idUSTRE7BB0O120111212"
http://www.reuters.com/article/2011/12/12/us-italy-austerity-strikes-idUSTRE7BB0O120111212
4. Gavin Jones, “Italy risks ‘social explosion’ over austerity: union chief”, Reuters, 14 dicembre 2011:
HYPERLINK
"http://www.reuters.com/article/2011/12/14/us-italy-camusso-interview-idUSTRE7BD1EC20111214"
http://www.reuters.com/article/2011/12/14/us-italy-camusso-interview-idUSTRE7BD1EC20111214
5. Reuters, “Italian Senate backs Monti austerity package”, The Telegraph, 22 dicembre 2011:
HYPERLINK
"http://www.telegraph.co.uk/finance/financialcrisis/8973397/Italian-Senate-backs-Monti-austerity-package.html"
http://www.telegraph.co.uk/finance/financialcrisis/8973397/Italian-Senate-backs-Monti-austerity-package.html
6. “An interview with Mario Monti: Italy’s great liberaliser?”, The Economist, 17 gennaio 2012:
HYPERLINK
"http://www.economist.com/blogs/newsbook/2012/01/interview-mario-monti"
http://www.economist.com/blogs/newsbook/2012/01/interview-mario-monti
7. Nicholas Kulish, “Monti, in Berlin, Calls for Growth Policies in Europe”, The New York Times, 11 gennaio 2012:
HYPERLINK
"http://www.nytimes.com/2012/01/12/world/europe/italys-mario-monti-in-germany-calls-for-growth-policies-in-europe.html?pagewanted=all"
http://www.nytimes.com/2012/01/12/world/europe/italys-mario-monti-in-germany-calls-for-growth-policies-in-europe.html?pagewanted=all
8. Philip Stephens, “Europe rests on Monti’s shoulders”, The Financial Times, 26 gennaio 2012:
HYPERLINK
"http://www.ft.com/intl/cms/s/0/a209e0b2-4769-11e1-b847-00144feabdc0.html#axzz1yY37v49b"
http://www.ft.com/intl/cms/s/0/a209e0b2-4769-11e1-b847-00144feabdc0.html#axzz1yY37v49b
9. Guy Dinmore, Giulia Segreti, “Monti unveils liberalisation plans”, The Financial Times, 20 gennaio 2012:
HYPERLINK
"http://www.ft.com/intl/cms/s/0/b13df170-4392-11e1-adda-00144feab49a.html#axzz1z1dPgKJf"
http://www.ft.com/intl/cms/s/0/b13df170-4392-11e1-adda-00144feab49a.html#axzz1z1dPgKJf
10. Guy Dinmore, Giulia Segreti, “Berlusconi to abandon frontline politics”, The Financial Times, 3 febbraio 2012:
HYPERLINK
"http://www.ft.com/intl/cms/s/0/65784254-4e6e-11e1-8670-00144feabdc0.html#axzz1yY37v49b"
http://www.ft.com/intl/cms/s/0/65784254-4e6e-11e1-8670-00144feabdc0.html#axzz1yY37v49b
11. Martin Wolf, “Why the super-Marios need help”, The Financial Times, 19 gennaio 2012:
HYPERLINK
"http://www.ft.com/intl/cms/s/0/c608d3fa-4035-11e1-82f6-00144feab49a.html#axzz1yY37v49b"
http://www.ft.com/intl/cms/s/0/c608d3fa-4035-11e1-82f6-00144feab49a.html#axzz1yY37v49b
12. Peter Spiegel, Guy Dinmore, “The wishes and worries of a parenthetic revolutionary”, The Financial Times, 18 gennaio 2012:
HYPERLINK
"http://www.ft.com/intl/cms/s/0/faaef4aa-4101-11e1-b521-00144feab49a.html#axzz1z1dPgKJf"
http://www.ft.com/intl/cms/s/0/faaef4aa-4101-11e1-b521-00144feab49a.html#axzz1z1dPgKJf
13. Ibid.
14. PBS, “Italy’s Premier Mario Monti: Time to Focus on Growth in Europe”, PBS Newshour, 7 febbraio 2012:
HYPERLINK
"http://www.pbs.org/newshour/bb/business/jan-june12/monti2intervie_02-07.html"
http://www.pbs.org/newshour/bb/business/jan-june12/monti2intervie_02-07.html
15. Ibid.
16.
Alessandra Gallioni, Christopher Emsden, Stacy Meichtry, “Italy Pushes
for Europe Growth Policy”, The Wall Street Journal, 8 febbraio 2012:
HYPERLINK
"http://online.wsj.com/article/SB10001424052970204136404577209243247008110.html"
http://online.wsj.com/article/SB10001424052970204136404577209243247008110.html
17. Ibid.
18.
Alessandra Galloni, Christopher Emsden, Stacy Meichtry, “Q&A With
Mario Monti”, The Wall Street Journal, 7 febbraio 2012:
HYPERLINK
"http://online.wsj.com/article/SB10001424052970203315804577209341047730830.html"
http://online.wsj.com/article/SB10001424052970203315804577209341047730830.html
19.
Alessandra Gallioni, Christopher Emsden, Stacy Meichtry, “Italy Pushes
for Europe Growth Policy”, The Wall Street Journal, 8 febbraio 2012:
HYPERLINK
"http://online.wsj.com/article/SB10001424052970204136404577209243247008110.html"
http://online.wsj.com/article/SB10001424052970204136404577209243247008110.html
20. Ibid.
21. Michael Schuman, “The Most Important Man in Europe”, Time Magazine, 20 febbraio 2012:
HYPERLINK
"http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,2106489-1,00.html"
http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,2106489-1,00.html
22. Ibid.
23. Tiziana Barghini, “Wall Street likes Monti, but still wary of Italy”, Reuters, 13 febbraio 2012:
HYPERLINK
"http://www.reuters.com/article/2012/02/13/us-italy-economy-investment-idUSTRE81C1OP20120213"
http://www.reuters.com/article/2012/02/13/us-italy-economy-investment-idUSTRE81C1OP20120213
24. Tiziana Barghini, Walter Brandimarte, “Italy doesn’t need firewalls, Europe does: Monti”, Reuters, 10 febbraio 2012:
HYPERLINK
"http://www.reuters.com/article/2012/02/11/us-eurozone-monti-firewall-idUSTRE81A01820120211"
http://www.reuters.com/article/2012/02/11/us-eurozone-monti-firewall-idUSTRE81A01820120211
25.
Rachel Donaldio, “Stuck in Recession, Italy Takes on Labor Laws That
Divide the Generations”, The New York Times, 19 marzo 2012:
HYPERLINK
"http://www.nytimes.com/2012/03/19/world/europe/italy-tackles-labor-laws-that-divide-young-and-old.html?pagewanted=all"
http://www.nytimes.com/2012/03/19/world/europe/italy-tackles-labor-laws-that-divide-young-and-old.html?pagewanted=all
26. Ibid.
27. Ibid.
28. Cécile Allegra, “Child labour re-emerges in Naples”, Le Monde, 30 marzo 2012:
HYPERLINK
"http://www.presseurop.eu/en/content/article/1722081-child-labour-re-emerges-naples"
http://www.presseurop.eu/en/content/article/1722081-child-labour-re-emerges-naples
29. “Italy’s reforms: Monti’s labour-law tangle”, The Economist, 24 marzo 2012:
HYPERLINK "http://www.economist.com/node/21551046" http://www.economist.com/node/21551046
30. WSJ, “Monti Pulls a Thatcher”, The Wall Street Journal, 26 marzo 2012:
HYPERLINK
"http://online.wsj.com/article/SB10001424052702303816504577305240774653740.html"
http://online.wsj.com/article/SB10001424052702303816504577305240774653740.html
31. WSJ, “Surrender, Italian Style”, The Wall Street Journal, 5 aprile 2012:
HYPERLINK
"http://online.wsj.com/article/SB10001424052702303299604577325902816241654.html"
http://online.wsj.com/article/SB10001424052702303299604577325902816241654.html
32. Mario Monti, “Italy’s Labor Reforms Are Serious and Will Be Effective”, The Wall Street Journal, 6 aprile 2012:
HYPERLINK
"http://online.wsj.com/article/SB10001424052702303299604577327822449450802.html"
http://online.wsj.com/article/SB10001424052702303299604577327822449450802.html
33. Flavia Rotondi, Lorenzo Totaro, “Italians Rally in Rome Against Monti’s Pension-Revamp Gap”, Bloomberg, 13 aprile 2012:
HYPERLINK
"http://www.bloomberg.com/news/2012-04-12/italians-rally-against-monti-s-pension-overhaul-limbo.html"
http://www.bloomberg.com/news/2012-04-12/italians-rally-against-monti-s-pension-overhaul-limbo.html
34. Ibid.
35. Steve Scherer, “Analysis: Fat cat Italian politicians dodge Monti’s austerity”, Reuters, 11 aprile 2012:
HYPERLINK
"http://www.reuters.com/article/2012/04/11/us-italy-politicians-idUSBRE83A0TD20120411"
http://www.reuters.com/article/2012/04/11/us-italy-politicians-idUSBRE83A0TD20120411
36. Christopher Emsden, Italy Austerity Poses Threat to Economy, The Wall Street Journal, 3 aprile 2012:
HYPERLINK
"http://online.wsj.com/article/SB10001424052702304023504577321200213474194.html"
http://online.wsj.com/article/SB10001424052702304023504577321200213474194.html
37. Nick Squires, “Italian businessman becomes country’s 25th ‘austerity suicide’ of the year”, The Telegraph, 30 aprile 2012:
HYPERLINK
"http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/italy/9236231/Italian-businessman-becomes-countrys-25th-austerity-suicide-of-the-year.html"
http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/italy/9236231/Italian-businessman-becomes-countrys-25th-austerity-suicide-of-the-year.html
38. Reuters, “Anarchists threaten Mario Monti”, The Financial Times, 16 maggio 2012:
HYPERLINK
"http://www.ft.com/intl/cms/s/0/ffa158f4-9f7f-11e1-a255-00144feabdc0.html#axzz1yY37v49b"
http://www.ft.com/intl/cms/s/0/ffa158f4-9f7f-11e1-a255-00144feabdc0.html#axzz1yY37v49b
39. Stacy Meichtry, Marcus Walker, “Monti Seeks Mediator Role in Europe”, The Wall Street Journal, 10 maggio 2012:
HYPERLINK
"http://online.wsj.com/article/SB10001424052702304543904577396363981261898.html"
http://online.wsj.com/article/SB10001424052702304543904577396363981261898.html
40. Gaia Pianigiani, “Monti Selects Areas to Cut to Reduce Italy’s Budget”, The New York Times, 1 maggio 2012:
HYPERLINK
"http://www.nytimes.com/2012/05/02/business/global/monti-selects-areas-to-cut-to-reduce-italys-budget.html"
http://www.nytimes.com/2012/05/02/business/global/monti-selects-areas-to-cut-to-reduce-italys-budget.html
41. Guy Dinmore, Giulia Segreti, “Italy to cut spending and avoid VAT rise”, Financial Times, 30 aprile 2012:
HYPERLINK
"http://www.ft.com/intl/cms/s/0/3d85faf4-92eb-11e1-aa60-00144feab49a.html#axzz1z1dPgKJf"
http://www.ft.com/intl/cms/s/0/3d85faf4-92eb-11e1-aa60-00144feab49a.html#axzz1z1dPgKJf
42. Ambrose Evans-Pritchard, “Italy’s banks shaken as economic slump deepens”, The Telegraph, 15 maggio 2012:
HYPERLINK
"http://www.telegraph.co.uk/finance/financialcrisis/9268330/Italys-banks-shaken-as-economic-slump-deepens.html"
http://www.telegraph.co.uk/finance/financialcrisis/9268330/Italys-banks-shaken-as-economic-slump-deepens.html
43. Tom Klington, “Anti-austerity parties ride protest vote in Italian local elections”, The Guardian, 8 maggio 2012:
HYPERLINK
"http://www.guardian.co.uk/world/2012/may/08/anti-austerity-italian-local-elections"
http://www.guardian.co.uk/world/2012/may/08/anti-austerity-italian-local-elections
44. John Hooper, “Italian police arrest leftwing terror suspects”, The Guardian, 13 giugno 2012:
HYPERLINK
"http://www.guardian.co.uk/world/2012/jun/13/italian-police-arrest-terror-suspects"
http://www.guardian.co.uk/world/2012/jun/13/italian-police-arrest-terror-suspects
45. Christopher Emsden, “Monti Wants EU to Solve Own Problems”, The Wall Street Journal, 18 giugno 2012:
HYPERLINK
"http://blogs.wsj.com/eurocrisis/2012/06/18/monti-wants-eu-to-solve-own-problems/"
http://blogs.wsj.com/eurocrisis/2012/06/18/monti-wants-eu-to-solve-own-problems/
46. John Hooper, “Eurozone crisis: Mario Monti defends Italy’s record”, The Guardian, 22 giugno 2012:
HYPERLINK
"http://www.guardian.co.uk/business/2012/jun/22/eurozone-crisis-mario-monti-italy?newsfeed=true"
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47. WSJ, “Employment, Italian Style”, The Wall Street Journal, 25 giugno 2012:
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"http://online.wsj.com/article/SB10001424052702304898704577478111174204768.html"
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48. Spiegel Online, “Merkel, Monti and Co. Agree to European Growth Pact”, Der Spiegel, 22 giugno 2012:
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49. Giulia Segreti, “Italy’s economic crisis deepens”, The Financial Times, 28 giugno 2012:
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50. Guy Dinmore, “Monti gets approval for labour reforms”, The Financial Times, 27 giugno 2012:
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51. Peter Spiegel, Joshua Chaffin, “Europe agrees crisis-fighting measures”, The Financial Times, 29 giugno 2012:
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52. Ana Nicolaci da Costa, Marius Zaharia, “EU summit moves push Italian, Spanish yields lower”, Reuters, 29 giugno 2012:
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53. Carsten Volkery, “Monti’s Uprising: How Italy and Spain Defeated Merkel at EU Summit”, Der Spiegel, 29 giugno 2012:
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"http://www.spiegel.de/international/europe/merkel-makes-concessions-at-eu-summit-a-841663.html"
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54. Ibid.
Fonte:Nexus Edizioni
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