Lo strano caso del prof di Genova

gen 14, 2013 2 comments


Di Piero Ostellino

Un funzionario della DIGOS chiede appuntamento al rettore dell'Università di Genova, gli annuncia che uno dei docenti è stato registrato come 'potenziale terrorista' e suggerisce di consigliargli di mettersi in aspettativa almeno nei mesi in cui dovrebbe tenere lezione. Che aveva fatto il professore da passare come possibile terrorista? Aveva detto che bisognerebbe mandare a casa Monti, aggiungendo che, se non sarà possibile attraverso le elezioni, a farlo sarà una rivolta popolare. Il rettore dà all'interessato il consiglio, ma quello rifiuta.

Ora, non solo è impensabile che da Palazzo Chigi o dal ministero degli Interni sia partita una direttiva tanto strampalata; è pressoché certo che i primi a opporvisi, qualora fosse stata loro prospettata, sarebbero stati proprio i pacifici capo del governo e il suo ministro.

Ma la storia si presta ugualmente a una morale. Se si diffonde la voce che lo Stato corre il rischio di non poter più pagare gli stipendi dei suoi dipendenti, perché sta finanziariamente per dichiarare bancarotta, e uno sconosciuto professore della Bocconi è 'nominato' all'improvviso senatore a vita e capo del governo, dice lui stesso, per 'salvare l'Italia'; in definitiva, se, nell'immaginario collettivo, quell'anomalo governante passa per il nuovo 'Uomo della Provvidenza', è inevitabile che, prima o poi, si verifichi un caso come quello di Genova.

Dire, in questi casi, 'io l'avevo detto' non è elegante. Ma, purtroppo, è anche un fatto che, con Monti, e con ciò che ne era (è) seguito, si era (si è) messa a 'tirare una certa arietta' che assomigliava (assomiglia) troppo a quella che nel '22 aveva portato al potere Benito Mussolini 'per fare temporaneamente ordine', da non produrre una analoga psicosi collettiva. Anche la più liberal- democratica delle collettività -- la nostra non lo è ancora -- non può vivere a lungo in uno stato emergenziale senza che qualche burocrate, intravvedendo ovunque 'nemici della Patria' da neutralizzare, non cerchi di provvedervi, restringendo i margini di libertà della società civile.

Certamente non eravamo (non siamo) nel clima del '22, la nostra Repubblica, per quanto scombinata, era (è) ben salda sulle gambe di una Costituzione che, con tutti i suoi difetti, è stata scritta proprio per scongiurare (ri)cadute in una dittatura; il professor Mario Monti non era (non è), e manco assomigliava (assomiglia), ancorché lontanamente, a Benito Mussolini. Ogni allarme era (è) ingiustificato.

La mia era (è ), dunque, una preoccupazione razionalmente fondata, ma storicamente inattuale. Non correvamo (non corriamo) il rischio di una politica involuzione antidemocratica del sistema, anche se i prodromi burocratico- amministrativi c'erano (ci sono e sono perfino aumentati). Rimaneva (rimane), però, che invocando il lupo, prima o poi il lupo arriva, e liberarsene diventa, poi, più passa il tempo, difficile. L'episodio riferito -- sul quale mi piacerebbe sentire una parola di condanna da parte del governo -- lo conferma. E dovrebbe indurre tutti alla riflessione...".

 Fonte: Corriere della Sera del 12/1/2013

 http://www.stampa.cnr.it/RassegnaStampa/13-01/130112/1QBZY6.tif

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=55614

Commenti

  1. Per forza non può esserci un parallelismo, hai sbagliato personaggio di riferimento.
    Infatti esso non ricorda mussolini ma piuttosto:
    António de Oliveira Salazar

    RispondiElimina
  2. Hai ragione anonimo,Monti è molto simile a Salazar(e non solo politicamente).Saluti :)

    RispondiElimina

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