Sardegna:lo Stato italiano non lascia,ma raddoppia i poligoni militari

lug 23, 2014 0 comments



Fonte:http://www.regione.sardegna.it/j/v/491?s=259782&v=2&c=1489&t=1 *

Due nuovi centri di addestramento da 20 milioni.
 Altro che chiudere i poligoni, lo Stato raddoppia e investe. Quasi 20 milioni, per un progetto considerato "di fondamentale importanza strategica", con una grande incognita: i vantaggi per la Sardegna. Si chiama Siat (Sistema di addestramento integrato terrestre) la nuova frontiera delle servitù militari sull'Isola. Un piano nazionale da 90 milioni di euro, stilato dal ministero della Difesa, che nel poligono di Capo Teulada prevede la realizzazione di due centri di addestramento alla guerra simulata. I soldati, equipaggiati di tutto punto e armati di laser, ma non solo, si addestreranno nella perfetta riproduzione, in stile hollywoodiano e ad alta tecnologia, di un villaggio balcanico e un altro mediorientale (Mout site-Military operation on urban terrain) che verranno costruiti nella piana di Medau Becciu. Spunteranno case, strade, luoghi di preghiera, negozi di alimentari. 



Tutto finto, senza l'utilizzo di vere munizioni, nel massimo rispetto dell'ambiente e con sbocchi occupazionali per i sardi: questo assicuravano i vertici del ministero della Difesa. Certezze che scricchiolano nel leggere i documenti che verranno discussi il 30 luglio, quando il comitato paritetico sulle servitù militari (Comipa) dovrà votare il piano. Mentre in consiglio regionale è rimasta senza risposta un'interpellanza sull'argomento, presentata a gennaio dal sardista Giacomo Sanna. 

IL PROGETTO

 Del Siat si inizia a parlare nel 1999, ma solo nel 2010 arriva l'approvazione del contratto: il bando da 90 milioni va alla Vitrociset, in partnership con la multinazionale Cube Corporation New Zeland Ltd, colosso dell'industria bellica, con subappalto alla Ste Spa. I dettagli su Teulada sono contenuti in una relazione del giugno 2013, che doveva essere destinata solo agli addetti ai lavori, e in alcuni allegati successivi. Dentro il poligono sono previsti un quartier generale, in alcuni edifici da ristrutturare della caserma Pisano, e i due villaggi, che sorgeranno in una zona che si allaga con facilità. Per questo i tecnici di Vitrociset hanno messo a punto un gigantesco impianto di drenaggio. Ma, assicurano con tabelle e cartografie, il progetto rispetta le norme ambientali e paesistiche, Ppr in testa. 




CONTRADDIZIONI A FUOCO

 "Complementari o sostitutive delle esercitazioni a fuoco", le esercitazioni nei Mout, stando alla relazione di Vitrociset, grazie all'uso dei laser, dovrebbero ridurre l'uso di munizioni vere. Lo Stato Maggiore della Difesa, invece, in un documento di dieci giorni fa, precisa: "Il ciclo addestrativo sarà articolato su un periodo di due settimane, per 20 rotazioni l'anno (...). La seconda settimana, per quattro giorni, sarà dedicata a esercitazioni a fuoco con munizionamento reale, giacché sarà impossibile non addestrare il personale al suo maneggio, gestione e impiego". Non solo laser, quindi, ma proiettili veri. Mentre dal mare continueranno i lanci di missili e bombe contro costa, come succede da cinquant'anni. Il generale dell'Esercito, Pietro Luigi Monteduro, non ha lasciato grandi speranze in una riunione sul Siat dell'11 luglio del 2013. "Allo stato", ha detto, "non è possibile pronunciarsi nel senso di una possibilità di riduzione delle attività a fuoco". Che significa: nessuna riduzione. 



I "VANTAGGI"

 Nelle relazioni e in tutti gli incontri preparatori azienda e Difesa battono di continuo su un tasto: le ricadute positive per la Sardegna. Il miraggio di soldi e lavoro in cambio dell'ingombrante presenza militare. C'è da capire quanto rimarrà sul territorio dei 15 milioni 204mila euro necessari per i sistemi tecnologici e dei 4 milioni 625mila destinati ai lavori strutturali. Le carte parlano dell'avvio di possibili collaborazioni con Università e Crs4 per la ricerca tecnologica. E la gente del posto, tra Teulada e Sant'Anna Arresi? "Presumibilmente", e quindi non è certo, ha spiegato il direttore dei lavori, Paolo Paladini, "i materiali da costruzione saranno reperiti in loco". Come "possibile", ancora incertezze, è l'uso di maestranze locali. Ma, aggiunge, "resta inteso che l'organizzazione materiale del cantiere, l'approvvigionamento dei materiali e l'impiego del personale sono esclusiva responsabilità dell'impresa, in quanto dettati da criteri imprenditoriali". Che si sa, badano ai bilanci, non alla gente del territorio. 

* Articolo dell'Unione Sarda del 23/07/2014

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