Cosa Possiamo Imparare Dal Giappone?

ott 31, 2014 0 comments
Se dal punto di vista economico il Giappone si identifica nel sistema capitalista, la società Giapponese è ben lontana dall’idea di individualismo occidentale, basandosi invece sul concetto di comunità. Da questo semplice concetto, nascono usanze e convinzioni che potrebbero sorprenderci, ma anche insegnarci qualcosa di nuovo. Non resta difficile immaginare come molte persone possano rimanere affascinate da questa meravigliosa cultura, iniziando a provare un senso di appartenenza reciproco verso questo paese. Tuttavia, la verità è che nella maggiorparte dei casi (anche trasferendosi in Giappone) difficilmente si interiorizza e metabolizza il nuovo sistema di vita nella sua interezza. Quella Giapponese è, infatti una delle culture più distanti dal nostro punto di vista; di conseguenza, le loro abitudini rimangono molto difficili da imparare, o persino da comprendere. Cosa possiamo noi italiani imparare dal Giappone? Da cosa possiamo prendere ispirazione? Quali filosofie e comportamenti migliorerebbero la nostra vita quotidiana?
Pulizia: Visitando il paese del sol levante immediatamente salta all’occhio la pulizia maniacale, che è consuetudine per i Giapponesi. A partire dall’igiene personale (considerando che il Giappone è l’unico paese al mondo a possedere un apparecchio sanitario per l’igiene intima migliore di quello Italiano [vedi “Toto Washlet”], senza contare che di solito la doccia occupa una stanza intera) fino ad arrivare alla pulizia dei luoghi pubblici. Non c’è da stupirsi infatti, se ci viene chiesto di togliere le scarpe per entrare in un ristorante o di utilizzare le apposite pantofole per entrare nella toilette dei luoghi pubblici. E sì, rientrano nella norma anche gli addetti alla pulizia del corrimano delle scale mobili.

Gentilezza e Rispetto: Due concetti che molto spesso vengono amalgamati dando vita ad un delizioso nonchè imbarazzante comportamento, che ci lascia con un solo problema: l’incapacità di ringraziare adeguatamente. Sicuramente causa di equivoci per gli stranieri che visitano il Giappone (soffiarsi il naso oppure offrire il proprio posto a sedere ad un anziano ad esempio, sono entrambi comportamenti sconvenienti), gentilezza e rispetto sono una delle principali cause del buonumore: la somma delle piccole gentilezze ricevute a fine giornata infatti, non può che strapparci un sorriso. Il senso di completezza che deriva dalla pratica giornaliera del rispetto è impagabile: nulla è futile, tutto diventa rispettabile.



 Insomma, se i Giapponesi pongono l’ascolto al primo posto nella conversazione, non è solo perchè il verbo viene inserito alla fine della frase (e bisogna quindi ascoltarla interamente per capirne il significato), ma perchè non è gentile interrompere. Non sarebbe rispettoso. Come non lo sarebbe pagare porgendo le banconote con la mano (vanno adagiate sul piatto apposito); lo è invece indossare una mascherina igienica se si è raffreddati, per non contagiare gli altri. La somma di tante piccole azioni dunque, può fare la differenza.
Senso del dovere: Uno dei risultati del senso del dovere Giapponese si traduce in un eccellente forza lavoro: se l’impiego è onesto e dignitoso allora è accettabile. Questo permette al Giappone di mantenere il tasso di disoccupazione intorno al 3% (tra i tre piu’ bassi al mondo!). Inoltre, la forza lavoro Giapponese non è solo quantità, ma anche qualità: ogni genere di mansione viene svolto infatti con tale meticolosità ed impegno che solo il sol levante puo’ concepire. La sola esistenza di lavori come “il massaggiatore di bovini” o “l’adagiatore di valigie” (nel breve salto che le valigie compiono sul rullo dei bagagli in aeroporto fino alla piattaforma girevole), dovrebbe suggerirci quanto la precisione e la cura in ogni cosa siano parte integrante di questa società, tanto da rasentare il ridicolo forse, ma quanto basta per non smettere mai di provare a raggiungere la perfezione anche nelle piccole cose.
Paragonando Giappone ad Italia infatti, il Prof. Inoue della Hiroshima City University, giornalista e professore di Mass media e comunicazione politica, spiega ai lettori di Angry Italian come secondo l’immagine (che tuttavia non considera credibile, ndr) creata dai media Asiatici, “l’Italia sia un paese dove oltre al buon cibo regna l’allegria, affiancata però da pigrizia e mancanza di serietà nel lavoro” (preceduto da un “sorry”, ndr).

しょうがない: Agli occhi di un Italiano, i Giapponesi non si chiedono mai il perchè delle cose. “Perché?” domanderebbe dunque un italiano?
Se all’apparenza questo li rende passivi, in fin dei conti il risultato è una vita più semplice. Se qualcosa va storto, le lamentele non risolveranno certo la situazione. Se è nostro dovere fare qualcosa è inutile discutere, meglio iniziare subito. Se qualcosa non dipende da noi… Allora perché crearci un problema? しょうがない (Shoganai), è una parola che rappresenta un concetto che può essere espresso con “Non si può fare nulla al riguardo”. Piove? Shoganai. Devo lavorare nel weekend? Shoganai. Questa parola esprime perfettamente l’abilità dei Giapponesi di mantenere compostezza e dignità di fronte ai problemi ricorrenti della vita quotidiana ma anche al cospetto di grandi tragedie o ingiustizie, che vanno oltre il nostro potere.
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Nella vita non si finisce mai di imparare, e chi scrive non vuole che proporre un piccolo spunto, da utilizzare come punto di partenza per migliorarsi; “rubando” qui e là, imparando dagli altri, in particolar modo da chi è diverso. Nessuno di noi è perfetto, ma il tentativo di migliorare, non si può certo mettere in atto volgendo lo sguardo ad un solo paese. È importante non dimenticare mai le nostre doti innate; sarebbe una mera rinnegazione della nostra cultura. Quello che possiamo fare invece, è imparare a conoscere le doti di altri popoli, per provare a comprenderle, apprezzarle, e perchè no, adottarle.
Cosa possiamo quindi, imparare dal Giappone? Il rispetto di noi stessi e dei luoghi in cui viviamo, importante quanto il rispetto per gli altri. Ad essere gentili, a non lamentarsi inutilmente, a fare il nostro dovere, raccogliendone i frutti e ad apprezzare il mondo che ci circonda. A vivere la vita come questa si presenta, con impegno certamente, ma anche con accondiscendenza. A vivere, in serenità.

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