Elogio del Profitto

mar 31, 2015 0 comments

Nel corso dei decenni si è sviluppata all'interno di sacche sempre più popolose della società un odio avverso e quasi viscerale per il profitto. Ciò non deve affatto stupirci, è consono che nei periodi di crisi sociale il vaso di pandora inizi ad aprirsi, tirando fuori i peggiori e bassi istinti dell’uomo: invidia, rabbia, gelosia, ecc…ecc….

Il punto di riflessione cui vorrei porre è inerente al concetto di profitto.
Se noi ci chiediamo cosa vuol dire profitto, la risposta che ci viene spontanea è quella di “guadagno economico”. In economia, infatti il profitto è la differenza positiva tra i costi e i ricavi conseguiti dall'imprenditore durante il periodo di attività. Se nel corso dell’esercizio i miei ricavi sono stati superiori ai costi ho conseguito un “profitto”, al contrario ho subito una “perdita”.  Tuttavia l’approccio meramente economicistico non ci fa comprendere le cause del problema, e soprattutto non ci fornisce quegli elementi idonei a contrastare la facili e stupide critiche su di esso. E’ pertanto necessario allargare il concetto ad altri ambiti di tipo filosofico - scientifico.
Se andiamo a ad indagare sulle origini etimologiche della parola, scopriamo che “profitto” deriva dal verbo latino proficere, traducibile in <<avanzare, giovare>>, è pertanto deducibile che il “profitto” stia ad identificare qualcosa che produca giovamento e progresso.
Prendiamo ad esempio il caso di Van Gogh. Il grande pittore olandese è oggi giustamente inserito tra il novero dei grandi artisti della storia. I suoi dipinti sono i più apprezzati da collezionisti e critici, eppure Van Gogh ha vissuto una vita assai modesta e miserevole; i suoi ritratti non gli hanno concesso una chissà quale gratificazione economica, tant’è che morì suicida e quasi in miseria. Nonostante però le grandi difficoltà che dovette affrontare Van Gogh alla fine ha ottenuto un “profitto”, cioè un giovamento, una gratificazione, che è appunto quello di essere al novero tra i grandi artisti della storia dell’arte.
Situazione simile possiamo riscontrarla nella figura del grande poeta americano Edgar Allan Poe. A differenza di Van Gogh, Poe raggiunse una certa notorietà ancora in vita, ma nonostante ciò le sue opere non raggiunsero quella gratificazione economica che sicuramente meritava. Eppure anche Poe, al pari di Van Gogh conseguì un profitto, la gratificazione e il riconoscimento del suo lavoro, e aver influenzato generazioni di artisti.
L’errore quindi che commettono gli anti-capitalisti (ma anche certi capitalisti, per essere obiettivi) è che riconducono il concetto di profitto a un mero aspetto legato ai soldi (denaro sterco del demonio, ricordate?) mentre esso è qualcosa che va ben oltre le logiche del bilancio e le formulette matematiche scritte dagli accademici. Basta usare la logica per capire che le cose sono più complesse.
Profitto significa progresso, significa tendere a un’evoluzione superiore e una qualità migliore per se stessi e per tutti. Significa mettere in gioco le proprie capacità, non importa se imprenditoriali, artistiche o sportive per andare oltre ai limiti virtuali posti dal senso comune. Ecco perché chi è contro il profitto non può dichiararsi a favore del progresso. E’ una contraddizione in termini. 

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