La rivolta di Kronstadt in Ucraina del 1921 repressa dai bolscevichi

mag 25, 2015 0 comments
 

Di Federico Chitarin

Marzo 1921, una gelida aria di crisi tirava nella Russia comunista. Un convinto dissenso nei confronti del regime iniziava già da tempo a serpeggiare nella popolazione, in particolar modo tra gli operai, stanchi delle privazioni materiali dovute alla gestione autoritaria dell’economia secondo le regole del comunismo di guerra e delusi tanto dalla scomparsa di una genuina rappresentanza sindacale a livello locale quanto dal regime di militarizzazione imposto in molte fabbriche. La crescente avversione nei confronti del potere centrale bolscevico di Lenin sfociò nel focolaio insurrezionale di Kronstadt (una base militare situata su un’isola al largo di Pietroburgo), accesosi ai primi di marzo del 1921.
Già teatro di sanguinosi scontri tra marinai e truppe zariste nel corso della Rivoluzione russa del 1905, Kronstadt aveva svolto un ruolo di primo piano nella Rivoluzione di Febbraio del 1917, attraverso la costituzione di una repubblica locale che si era orientata verso un socialismo dai tratti più umani e meno autoritari. Nel corso di questa esperienza erano stati infatti realizzati una serie di interventi di democrazia diretta, volti all’abolizione della proprietà privata ed alla conseguente ridistribuzione delle risorse e delle case ai cittadini. La vita partecipativa del soviet di Kronstadt godeva della disponibilità dell'enorme cortile interno della fortezza, capace di più di 30 000 posti, dove si svolgevano gli incontri ed i dibattiti dei comitati.
Proprio in tale laboratorio di libertà e democrazia scoppiò la rivolta nel marzo 1921. Gli stessi marinai e soldati russi che avevano contribuito alla nascita e al successo della Rivoluzione d’Ottobre del 1917 si univano ora agli operai e ai cittadini di Kronstadt nella rivendicazione di maggiori libertà e spazi di autonomia dal governo centrale. “Tutto il potere ai soviet e non ai partiti” era una delle parole d’ordine che diedero alla rivolta comunitaria una piega propriamente anarchica, in contrapposizione alla burocratizzazione e alla centralizzazione avviate dai bolscevichi dopo la Rivoluzione d'Ottobre.
Il primo marzo, durante una pubblica assemblea, la guarnigione della base approvò una risoluzione in 15 punti da proporre al governo. Essa rilevava che i soviet ormai non rappresentavano più gli interessi dei lavoratori e ne proponeva quindi una nuova elezione, sosteneva la necessità di aumentare il grado di partecipazione nella nuova società e metteva in discussione la politica economica autoritaria del governo bolscevico. Il giorno seguente i marinai si ammutinarono e formarono un comitato provvisorio. La rivolta venne coordinata principalmente dall'anarcosindacalista Stepan Petričenko, già ingegnere appartenente all'equipaggio della nave da guerraPetropavlovsk.
Nonostante la ferma opposizione di una corrente interna al partito guidata da Emma Goldman e da Alexander Berkman, il governo centrale di Mosca diede immediatamente ordine all’Armata Rossa di sedare il tentativo insurrezionale in atto a Kronstadt. Il 7 marzo le truppe bolsceviche guidate da Michail Tuchacevskij attaccarono la base militare, sfruttando il manto di ghiaccio che ancora copriva le acque di fronte a Pietroburgo. Tra il 17 e il 19 marzo i bolscevichi, a prezzo di molte perdite, penetrarono nella base e arrestarono gli insorti, molti dei quali furono passati per le armi. Stepan Petričenko non venne catturato ma riparò in Finlandia, dove continuò l'azione politica contro i bolscevichi fino al 1940, anno della sua espulsione nell'URSS a causa dei contrasti sorti con il governo finlandese durante la guerra d'inverno russo-finnica. Deportato in un campo di prigionia, vi morirà nel 1947.
L’insurrezione di Kronstadt fu prontamente liquidata dai massimi dirigenti bolscevichi come una rivolta prettamente borghese, mentre venne considerata dagli anarchici come la "quarta rivoluzione russa", quella definitivamente libertaria. L'episodio contribuì comunque ad aprire all’interno del governo centrale un dibattito sulla politica economica da seguire, tanto che entro la fine dell’anno Lenin convinse il partito a mettere fine alla fallimentare esperienza del comunismo di guerra per avviare invece una parziale liberalizzazione nella produzione e negli scambi, ponendo così le basi per l’avvio della Nuova politica economica (NEP). Dal punto di vista politico, però, i dirigenti comunisti colsero l’occasione per imporre la fine di ogni tipo di apertura dialettica all’interno del partito, vietando formalmente la costituzione di correnti organizzate e rafforzando la convinzione che, per difendere il nuovo stato proletario, ogni forma di dissenso doveva essere fermamente repressa.    

Fonte:http://www.memorimese.it/2011/3/la-repressione-della-rivolta-di-kronstadt.html

Commenti

Related Posts

{{posts[0].title}}

{{posts[0].date}} {{posts[0].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[1].title}}

{{posts[1].date}} {{posts[1].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[2].title}}

{{posts[2].date}} {{posts[2].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[3].title}}

{{posts[3].date}} {{posts[3].commentsNum}} {{messages_comments}}

Search

tags

Modulo di contatto