Mitocrasia e Teocrasia

giu 9, 2015 0 comments
Di Andrea Di Lenardo
Fra i costumi egizi che il popolo degli Hyksoi/i discendenti di Abramo (considerate le annotazioni precedenti, chiamarli israeliti, cioè discendenti di Giacobbe-Israele (Jakoba), non è del tutto corretto dal momento che erano parte di questo popolo anche i discendenti dei figli avuti da Abramo con Keturà, così come d’altro canto non sarebbe del tutto corretto nemmeno chiamarli hyksoi, dato che gli Hyksoi erano i re di questo popolo) adottarono, è sicuramente significativo l’aspetto religioso. Ma prima di comprendere l’origine dei teonimi del Dio ebraico, è necessario analizzare il processo sincretistico dei culti religiosi.
M. Della Luna e P. Cioni spiegano: «Una operazione molto frequente e spettacolare nella storia delle religioni è la teocrasia. Innanzitutto spieghiamo questo termine: teocrasia deriva da “theòs” (dio) e “krâsis” (fusione), quindi significa “fusione di due (o più) dèi”, come nel caso di Amon e di Râ, che vengono fusi in Amon-Râ e adorati come un unico dio, unica persona divina. Si tratta di dèi con caratteri e funzioni simili, ma adorati in zone diverse e/o da cleri diversi. Quando le zone e/o i cleri si uniscono, vengono fusi insieme gli dèi simili. I cleri dell’Egitto antico e quelli dell’India antica, legati ciascuno a diverse componenti etniche e a diverse aree geografiche, si sono gradualmente fusi, unificando i loro rispettivi pantheon, attraverso una meravigliosa serie di teocrasie, mitocrasie, di produzione o arrangiamenti di opere mitografiche, in modo tale da costruire religioni condivisibili da tutti i popoli e da tutte le culture e matrici, in quanto tali da riconoscere un ruolo e una divinità a tutti i rispettivi retaggi. La religione induista risulta una prodigiosa fusione di diversi culti, appartenenti a popolazioni diversissime, dai negroidi dravidi del sud (con un pantheon incentrato sui cicli agricoli e sulla terra), agli ari del nord (con un pantheon incentrato su dèi celesti e astrali).
Analogamente accade che, in ambienti dove vi sono, entro una data religione, figure divine che raccolgono fede popolare, allorché arriva una nuova religione che sostituisce la precedente, la nuova religione rilevi il patrimonio di fede raccolto e detenuto dalla vecchia, sussumendo le sue figure divine, sebbene condanni e demonizzi la vecchia religione in se stessa. Così ha fatto il Cristianesimo, sussumendo tra i suoi santi, con alcuni pudichi ma trasparenti adattamenti, una serie di dèi “pagani”, come Brigit che è divenuta S. Brigida (mai storicamente esistita) o Ann che è divenuta S. Anna. La stessa figura di Maria riprende caratteri, e fa proprie le attrattive, di Iside; e Gesù fa altrettanto con Osiride. Tutte figure, del resto, archetipiche e affioranti in quasi tutte le religioni, con poche varianti»1.
1 M. Della Luna e P. Cioni, NeuroSchiavi. Tecniche e psicopatologia della manipolazione politica, economica e religiosa, Macro Edizioni, Cesena 2009, pp. 344, 345.

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