Ansia e odissee del “malato immaginario”, identikit dell’immunologo

lug 11, 2015 0 comments
Persone sole, disperate, ansiose perché pensano di non essere credute dal medico, dai familiari e persino dagli amici. Che “rischiano di finire nelle reti di qualche medico o centro medico senza scrupoli, che approfitta della loro situazione. Allora sono sfruttati, spesso costretti a eseguire una serie di indagini o terapie inutili e a volte dannose per la loro salute.



 Passano da uno specialista all’altro senza trovare la risoluzione del problema che li affligge”. A parlare dei moderni malati immaginati è l’immunologo Fernando Aiuti, professore emerito di Medicina Interna alla Sapienza di Roma. Nel suol libro ‘Il nostro meraviglioso sistema immunitario’ (Guerini e Associati), appena arrivato nelle librerie, Aiuti sulla base della sua esperienza traccia un identikit del malato immaginario con presunte patologie infettive o del sistema immunitario. Nel caso delle allergie ‘immaginarie’ il problema riguarda in genere “donne tra i 40 e i 60 anni, single, affette da varie nevrosi e con un cattivo rapporto con l’alimentazione e il sesso”. Persone convinte di essere allergiche a ogni alimento, perfino all’acqua, e afflitte da dolori e gonfiori addominali, insonnia e altri problemi. Aiuti sottolinea come diagnosticare i disturbi reali sia possibile, ma ricorrendo a test ed esami validati. “Il resto è fantascienza”, spiega. “Purtroppo a molte persone sono fatte diagnosi di allergia alimentare senza alcun fondamento clinico”.
copNel fronte delle patologie infettive, negli ultimi anni “sono aumentate le persone che hanno paura di avere o di prendere l’Aids”. Persone che vivono con la mascherina, ossessionate dall’igiene e dal timore che possa rompersi il profilattico. “In genere si tratta di persone molto introverse, silenziose, solitarie e schive”, con una storia di “rapporti a basso rischio infettivo”, spesso a pagamento, e dominate dall’ansia di contagiare il partner. Sono persone che tornano con lo stesso problema a distanza di tempo, e a volte arrivano a fare il test addirittura ogni settimana. Ma anche quelle che hanno paura di fare il test, e lo evitano a ogni costo. Poi ci sono le persone che si fissano con una particolare malattia infettiva, si documentano ossessivamente e leggono ogni piccolo disturbo come un potenziale sintomo. Credono davvero di stare male, insomma sono in buona fede. In tutti questi casi, Aiuti spiega di non avere una ricetta ideale, ma suggerisce ai colleghi di partire dall’ascolto. Un approccio simile a quello che traspare nel capitolo dedicato alle mamme, preoccupate perché i figli si ammalano sempre. Il suo libro è un racconto semplice, un mosaico di storie nelle quali i primi tasselli sono i malati affetti da patologie complesse, per i quali Aiuti ha cercato una risposta diagnostica o terapeutica nella ricerca, nel laboratorio e nella letteratura scientifica.
UpkPfA5XLjjrMT1JdfmkII2IyWyRIfqvzrzjdXWgFwk=--il_professor_fernando_aiutiIn cinquant’anni i progressi nel settore dell’Immunologia sono stati fondamentali e hanno cambiato le condizioni di vita di tanti malati. Ma il diritto alla salute, sottolinea l’esperto, è anche diritto alla conoscenza. Aiuti vuole fornire messaggi chiari al grande pubblico su argomenti che spesso non sono trattati adeguatamente, e su temi che talora finiscono per generare confusione o addirittura indurre ad atteggiamenti pericolosi per la salute. Dalle allergie alle intolleranze alimentari, ai vaccini, alle incerte diagnosi delle infezioni genitali e urinarie, alla differenza d’interpretazione sul ruolo degli autoanticorpi e su alcune malattie autoimmuni, fino alle promesse di ‘stregoni’ e guaritori. “È importante informare le persone interessate che esistono nuove strategie immunologiche in grado di guarire o migliorare malattie del sistema immunitario, ma anche sapere che in altre situazioni patologiche non esiste cura né guarigione, avendo il coraggio di comunicare l’amara realtà”, afferma l’autore del libro. Fra le pagine, le storie di persone incontrate nel corso degli anni, tratteggiate con rispetto e delicatezza. Dal loro dolore, dalla loro disponibilità, dalla loro fiducia il medico dice di aver ottenuto un incoraggiamento per andare avanti. “Proprio dai momenti difficili, come la morte di giovani malati, ho tratto quella spinta emotiva proseguire e a non fermarmi. E questo libro è, in qualche modo, il tentativo di non fermare nella mia sola memoria il ricordo che ho di loro e delle loro sofferenze”, conclude Aiuti.

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