Carl Sagan: un giovane astronomo che parlava di dischi volanti

lug 22, 2015 0 comments


Carl Sagan indimenticato fondatore del Seti a 32 anni parlava di dischi volanti. E' un pezzo di storia della tv quello che si vede nello spezzone CBS  fatto rivivere su YouTube dopo un laborioso recupero. In quello stesso anno, il giovane astronomo pubblicava il libro " Intelligent Life in the Universe ", insieme con il sovietico Iosif Sklovskij.  In quel libro, una collaborazione scientifica durante la Guerra Fredda, Sagan e il suo collega  approfondivano e riflettevano su domande che, purtroppo, non sono cambiate molto mezzo secolo più tardi. Questo sia perché eranovisionari nel senso più positivo del termine, sia perchè l'onnipresenza dei pianeti extrasolari non era affatto un dato di fatto nel 1960, anzi al contrario - e tutto lasciava presagire una ricerca di vita aliena un pò più facile da trovare. Oggi la ricerca continua. 






"Ricordo bene dove mi trovavo quando l'Era Spaziale ebbe inizio. Il quell'ottobre del 1957 ero uno studente di dottorato in astronomia presso l'Università di Chicago...Ero sicuro che un giorno i voli spaziali sarebbero stati possibili...nonostante questo lo Sputnik 1 mi colse di sorpresa. Non avevo immaginato che i sovietici avessero potuto superare gli Stati Uniti...I sogni di visionari scienziati e scrittori, Kostantin Tsiolkovsky, Goddard, Von Braun, H.G. Wells, Edgar Rice Burroughs, stavano per essere realizzati..."
(Carl Sagan, Dream Are Maps: Exploration and Human Purpose, The Planetary Report, 1992)

Con queste parole Carl Sagan ricordava l'inizio dell'era spaziale, quando ancora era un giovane e sconosciuto studente di astronomia.
Ma fu in precoce età che iniziò a fantasticare su possibili mondi abitati, lassù, nelle profondità dello spazio."Mi fu assolutamente chiaro che, se le stelle erano come il nostro Sole, dovevano avere dei pianeti e su questi pianeti poteva esserci la vita...Ci pensai quando non avevo ancora otto anni"
Con la fantasia che mai lo abbandonerà Carl Sagan iniziò così la sua grande avventura dedicata alla ricerca della vita extraterrestre. Ricerca che gli assorbirà gran parte delle energie e per la quale, probabilmente, viene ricordato insieme alla sua straordinaria vena di divulgatore.
Ma, come avrebbe ricordato Steven Squyres, uno dei suoi migliori studenti, oggi professore alla Cornell University
"Illuminati dal suo meraviglioso talento comunicativo, molte persone dimenticano di come egli fu anche un fenomenale fisico".
E Sagan fenomenale lo era davvero. Scienziato di prim'ordine e inarrestabile forza motrice della ricerca della vita su altri pianeti, riuniva in se la fervida immaginazione del giovane sognatore con uno scetticismo scientifico che gli consentiva di valutare lucidamente, senza essere sprezzante, sbrigativo o dogmatico, posizioni alternative alle sue. La carriera del giovane Sagan iniziò a sedici anni quando si iscrisse all'Università di Chicago; nove anni dopo, nel 1960, giunse al Dottorato in astrofisica dopo aver conseguito una laurea in fisica e un bachelor (un primo stadio accademico) nelle arti libere.
Dopo le fantasie giovanili sugli alieni, la sua vena emerse chiaramente durante un congresso di astronomi incentrato sulle possibilità offerte dalle onde radio nella ricerca di vita extraterrestre.
Fu l'illuminazione sulla via di Damasco. Nel 1962 scrisse un lavoro con Joshua Lederberg, vincitore del premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1958, sulla possibilità che su Marte ci fosse vita.
Per un forte sostenitore della vita extraterrestre come lui, la rossa luce del pianeta fu un faro che illuminò a giorno le sue speranze più sfrenate, sebbene amasse ripetere "dichiarazioni straordinarie necessitano di evidenze altrettanto straordinarie". Ma a quel tempo, sul Pianeta Rosso di evidenze (straordinarie) non se ne avevano poi molte. Prima che la missione Mariner 4 sorvolasse il pianeta nel 1965, su Marte si credeva ancora esistessero i famosi canali disegnati da Giovanni Schiaparelli alla fine dell'Ottocento.
Con il programma Mariner, Marte cambierà volto: da pianeta simile alla terra a brulla landa desolata fino ad arrivare a un pianeta con un passato, e forse un presente, più vivo e interessante di quanto si poteva allora immaginare.
Non per l'immaginazione di Sagan naturalmente, che entrò a far parte delle squadre che portarono avanti i progetti Mariner e Viking, fino a divenire uno degli elementi più influenti nei programmi di esplorazione della Nasa.Quando la sonda Mariner 9 giunse sul pianeta, nel 1971, mise in luce un pianeta per certi versi inaspettato: un pianeta più vivo e interessante del brullo sasso spaziale che avevano mostrato le missioni precedenti.Questo accese moltissimo l'immaginazione di Sagan. Il quale, proprio dai dati inviati dal Mariner 9, aveva giustamente interpertato quello che gli scienziati avevano chiamato "l'onda di oscuramento".
Secondo alcuni ricercatori, tra cui Carl Slipher, quella enorme zona oscura che si vedeva sulla superficie del pianeta altro non era che una zona ricca di vegetazione; per Sagan, invece, non erano piante quelle che si vedevano ma solo enormi tempeste di polvere alzate dai fortissimi venti marziani.
La sonda Mariner 9 dimostrò che Sagan aveva visto giusto. Non per nulla, alcuni anni prima, Sagan aveva saputo ben interpretare l'origine delle altissime temperature sulla superficie di Venere, previste da lui in base a un gigantesco effetto serra.

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