Ecco il robot che può “fare figli”

ago 15, 2015 0 comments
[credit: University of Cambrige]

Di Stefano Pisani

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge ha realizzato un robot madreche può costruire in modo indipendente i suoi figli e testare le loro performance, usando i risultati delle sue analisi per migliorare la successiva generazione, conservando i tratti vincenti.





In questo modo, gli scienziati, come si legge su PLoS One, hanno potuto osservare il processo dell’evoluzione tramite selezione naturale, anche se su robot. “La selezione naturale è, essenzialmente, riproduzione, valutazione, riproduzione, valutazione e così via – ha spiegato Fumiya Lida, capo del team di ricerca che comprende anche scienziati dell’Eth di Zurigo – e questo è quello che fa il nostro robot. E grazie a lui possiamo osservare il miglioramento e la diversificazione della specie”.
Senza aver bisogno di alcun intervento umano o simulazione computazionale (al di là del comando iniziale) questo robot madreha creato bambini costruiti da cubi di plastica (da uno a cinque) con un piccolo motore interno.
In cinque separati esperimenti, la madre ha disegnato, costruito e testato generazioni di dieci figli, usando le informazioni raccolte in una generazione per predisporre il design della successiva. I tratti migliori sono risultati passare da una generazione all’altra e, all’ultima generazione, i robottini riuscivano a svolgere un dato compito due volte più velocemente dei primogeniti.
Ogni bimbo era costituito da un genoma composto da una combinazione da uno a cinque diversi geni, che contenevano tutte le informazioni circa forma, costruzione e comandi del motore. Come in natura, anche in questi robottini si verificavanomutazioni, aggiungendo nuovi geni oppure cancellando quelli esistenti, o incroci, con un nuovo genoma che veniva formato incrociando geni provenienti da due individui.
La valutazione della performance consisteva nel calcolare iltempo impiegato da un robottino per raggiungere una data posizione, a partire dal suo luogo di nascita. I robot con maggiore successo rimanevano immutati nella successiva generazione, in modo da conservare le loro capacità, mentre quelli meno abili andavano incontro a mutazioni e incroci.

FONTE:http://www.wired.it/attualita/tech/2015/08/14/robot-figli/

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