Il «dossier Mitrokhin» e l’ombra del KGB sull’Europa della Guerra Fredda:2° parte

ago 28, 2015 0 comments


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(Prima parte:http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2015/08/il-dossier-mitrokhin-e-lombra-del-kgb.html)

4. Via Gradoli e il ruolo di Romano ProdiIl 2 aprile 1978, mentre era in corso il sequestro dell’on. Moro, il professor Romano Prodi — allora non parlamentare — avrebbe partecipato in casa di amici in provincia di Bologna a una seduta spiritica, nella quale un piattino, mosso dallo spirito del defunto sindaco cattolico di Firenze Giorgio La Pira (1904-1977), richiesto dell’ubicazione della prigione di Moro, avrebbe composto il nome «gradoli». Trasmessa l’informazione al Viminale, il 6 aprile venne organizzata dalla polizia una retata nel paese di Gradoli (Viterbo) a caccia del luogo dove Moro era rinchiuso. In modo «casuale» il successivo 18 aprile venne rinvenuto al n. 96, interno 11, di via Gradoli a Roma un «covo» delle Brigate Rosse abbandonato di recente, dove era stato probabilmente detenuto il presidente della Dc.






Questa versione è sempre stata trattata con grande cautela dagli organi d’informazione. Invece il senatore Guzzanti sostiene che Prodi, ascoltato dalla Commissione Mitrokhin abbia mentito «sapendo di mentire» e che quella di Prodi sia stata una «[…] falsa seduta spiritica, grazie alla quale [Prodi] ancora protegge il suo segreto» (18). Per questo motivo Guzzanti presentò una denuncia in data 23 dicembre 2005 al Procuratore Capo di Roma, accusando pubblicamente Prodi «[…] di essere un mentitore non avendo mai voluto dire la verità sull’identità di chi gli ha fornito l’indirizzo, nome della strada, numero civico e dell’interno, dove il quartier generale dei rapitori di Aldo Moro si erano stabiliti durante l’interrogatorio del prigioniero, e anzi di non aver voluto comunicare la preziosa informazione alle autorità dello stato, agendo in modo tale da far giungere alla fine le forze dell’ordine al paese di Gradoli anziché in via Gradoli a Roma, cosa che permise ai rapitori di eclissarsi» (19).
Voglio soltanto ricordare che, «per una curiosa coincidenza, pochi mesi dopo la seduta spiritica, Prodi avvia la sua “vera” carriera politica diventando ministro dell’industria nel quarto governo Andreotti» (20).
Sul conto di Romano Prodi esiste un’interrogazione al Parlamento Europeo del deputato inglese Gerard Batten — visitabile sul sito <www.paologuzzanti.it > —, il quale chiede all’ex-presidente della Commissione Europea di chiarire la sua posizione rispetto al Kgb. Tale richiesta venne fatta in seguito alle rivelazioni ricevute da Batten da parte di un ex-colonnello del servizio segreto russo rifugiato a Londra, Aleksandr Val’terovič Litvinenko (1962-2006), il quale era anche in contatto con Mario Scaramella, consulente della Commissione Mitrokhin. Purtroppo Litvinenko, che fra l’altro aveva scritto un libro accusando apertamente la politica del presidente Vladimir Putin in Russia, è morto in seguito ad avvelenamento da polonio-210, una sostanza radioattiva letale, in un ospedale di Londra nel novembre del 2006 (21).
Comunque, le accuse contro Prodi sono state rilanciate anche dall’ex presidente della Lituania Vytautas Landsbergis sul giornale The Baltic Times del 25 gennaio 2007.
Dunque nessuno di questi elementi prova che Prodi fosse un uomo del Kgb, ma neppure lo assolve con certezza dal sospetto.

5. L’attentato a Papa Giovanni Paolo II«[…] Il Gru sovietico ebbe l’ordine dal ministero della Difesa a Mosca, il quale a sua volta aveva avuto ordine direttamente da Leonid Breznev [(1906-1982)], di liquidare Wojtyla per sgombrare la Polonia a fini militari» (22). È ormai chiarito al di là di ogni ragionevole dubbio che i vertici dell’Urss abbiano preso l’iniziativa di eliminare Karol Wojtyła e che tale decisione si sia basata su necessitŕ militari prima che ideologiche. Esso venne organizzato con la complicitŕ dei servizi segreti bulgari e di quelli della Repubblica Democratica Tedesca (Ddr), ingaggiando per l’esecuzione il terrorista nazionalista turco Mehmet Alì Agca. Sia che l’attentato riuscisse o sia che fallisse, la Stasi (23), il servizio tedesco-orientale, doveva poi occuparsi delle operazioni di disinformazione necessarie al caso, nel quadro della cosiddetta «operazione “Papst׆». Sappiamo oggi che in quel periodo il Patto di Varsavia era impegnato nell’enorme sforzo economico, logistico e strategico di mantenere in posizione offensiva la più grande armata di tutti i tempi e che la Polonia in questo contesto strategico-militare rappresentava il teatro centrale di una guerra-lampo. «La causa lontana e diretta dell’attentato […] è militare. […] La soppressione del Papa polacco che manteneva la Polonia in uno stato di rivoluzione permanente e dunque di inagibilità […] avrebbe dovuto rendere di nuovo quel grande territorio di manovra agibile, come è sventuratamente accaduto per secoli» (24). L’inagibilità della Polonia con la imprevista vitalità del sindacato cattolico operaio Solidarnosc(Solidarietà) — il cui leader Lech Wałesa era il secondo obiettivo da affidare al killer turco (25) — e la sua connessione con il noto ex-arcivescovo di Cracovia, fu per i piani sovietici un duro colpo che portò all’ipotesi di un’invasione del Paese, come già avvenuto in Ungheria nel 1956 e in Cecoslovacchia nel 1968. Il problema fu poi risolto con un auto-colpo di Stato militare da parte del generale polacco Wojciech Witold Jaruzelski, attuato il 13 dicembre 1981, che fece sciogliere tutte le organizzazioni politiche e sindacali compresa Solidarnosc.

6. Qualche considerazione finaleIn questa esposizione ho cercato di mostrare come un vero e proprio «filo rosso» unisca gli avvenimenti della storia recente in Europa e che questo sia attestato anche e soprattutto dalle rivelazioni del dossier Mitrokhin e dai lavori della Commissione parlamentare presieduta dal senatore Guzzanti.
Se mi è lecito guardando alla storia di quegli anni in una prospettiva di fede cristiana, mi ha colpito quanto Antonio Socci ha scritto di recente: «Gli esperti di questioni politico-militari sostengono che il 1984, con il duro scontro sui missili che mettevano alle corde il sistema sovietico, fu il momento di massima tensione tra Est ed Ovest. […] Il fatto che mise ko il potenziale militare sovietico […] fu l’esplosione dell’arsenale di Severomorsk, nel Mare del Nord. Senza quell’apparato missilistico […] l’URSS non aveva più alcuna speranza di vittoria" (26). È singolare constatare che la data di questo fatto è il 13 maggio 1984, festa della Madonna di Fatima e terzo anniversario dell’attentato in Piazza San Pietro contro il Papa; così come va ricordato che proprio il 25 marzo 1984, festa dell’Annunciazione a Maria, il Papa aveva consacrato il mondo al Cuore immacolato di Maria, come richiesto dalla Madonna a Fatima (27).
«Senza sapere nulla di tutto questo — scrive Socci —, né delle segrete cose del Cremlino, Lucia [dos Santos (1907-2005)], l’ultima delle veggenti di Fatima, in una delle sue rarissime interviste dichiarò candidamente: “La Consacrazione del 1984 ha evitato una guerra atomica che sarebbe accaduta nel 1985”» (28).



Note

(1) «Kgb» è la traslitterazione dell’acronimo russo «Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti» (Comitato per la Sicurezza di Stato).
(2) Agi (Agenzia Giornalistica Italia), 3-10-2006.
(3) Commissione parlamentare d’inchiesta concernente il «Dossier Mitrokhin» e l’attività d’intelligence italiana, istituita con legge nr. 90 del 7-5-2002 e Documento conclusivo sull’attività svolta e sui risultati dell’inchiesta, doc. n. 374, prot. n. 4208 del 15-3-2006, pp. 1-2, consultabile su Internet all’indirizzo: <http://www.parlamento.it/Bicamerali/mitrokhin>.
(4) Ibid., p. 9.
(5) Sismi è la sigla del Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare, cioè il servizio segreto militare italiano.
(6) Documento conclusivo sull’attività svolta e sui risultati dell’inchiesta, cit., p. 16.
(7) Cfr. ibid., p. 173.
(8) Ibid., p. 96.
(9) Ibid., pp. 210-211.
(10) Gru è la traslitterazione dell’acronimo russo «Glavnoe Razvedyvatel’noe Upravlenie» (Direttorato Principale per l’Intelligence), il servizio informazioni delle forze armate russe.
(11) Documento conclusivo sull’attività svolta e sui risultati dell’inchiesta, cit., pp. 210-211.
(12) Ibid., p. 97.
(13) Corriere della Sera, Milano, 1°-12-2005.
(14) Ibid., p. 216.
(15) Cfr. ibidem.
(16) Ibid., p. 96.
(17) Ibid., p. 102.
(18) Agi, 3-10-2006.
(19) Adn Kronos, 30-11-2006.
(20) Documento conclusivo sull’attività svolta e sui risultati dell’inchiesta, cit., p. 239.
(21) Cfr. il Giornale, Milano, 25-11-2006. «Trofimov [superiore di Litvinenko, ndr] seguitava a fargli pervenire [l’interlocutore è Litvinenko, ndr] le sue valutazioni e fra queste […] che Romano Prodi, Presidente dell’Unione Europea [l’anno è il 2004, ndr], avrebbe avuto “relazioni molto segrete con le strutture dell’ex KGB”, cosa per me non del tutto nuova, considerato che durante i lavori della Commissione Mitrokhin avevo già scoperto che la sede della società Nomisma [fondata a Bologna da Romano Prodi, ndr.] a Mosca era in joint-venture con l’“Istituto Plehanov”. E che questo istituto altro non era che il nome di copertura della sezione economica del Kgb».
(22) il Giornale, Milano, 19-1-2006.
(23) Stasi è l’abbreviazione di «Ministerium für Staatssicherheit» (Ministero per la Sicurezza di Stato).
(24) Documento conclusivo sull’attività svolta e sui risultati dell’inchiesta, cit., p. 267.
(25) il Giornale, Milano, 19-1-2006.
(26) Cfr. Antonio Socci, Mistero Medjugorie, Piemme, Casale Monferrato (Alessandria) 2005, pp. 141-143.
(27) Cfr. «In modo speciale Ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno» (Giovanni Paolo II, Atto di affidamento e consacrazione alla Vergine, Roma, 25-3-1984).
(28) Cfr. A. Socci, op. cit., p. 144.


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