L'alchimista Arnaldo da Villanova e l'Argimusco

ago 28, 2015 0 comments


Di Andrea Orlando

Arnaldo da Villanova fu un importante medico, alchimista ed astrologo che visse tra il XIII ed il XIV secolo. Nato nel 1238 o nel 1240, molto probabilmente a Villanueva de San Martín, Arnaldo viaggiò in tutta Europa, frequentando prestigiose corti di molti re e regine.




Arnaldo da Villanova nasce in uno dei periodo chiave della storia dell'alchimia: il regno di Federico II di Svevia(1194-1250). E' il periodo in cui l'Occidente latino elabora la sua propria alchimia sulla base delle traduzioni dall'arabo. La storiografia alchimistica cita fondamentalmente quattro nomi: Michele Scoto (Ars alchemieLumen luminum o Liber Dedali), Elia da Cortona (Lumen luminum e dei sonetti), Richardus Anglicus (Correctorium alchimiae, nel quale utilizza Alberto Magno ed Arnaldo da Villanova) ed Efferarius Monachus (De lapide philosophorum Thesaurus philosophiae).




Oltre ai testi fondamentali abbiamo poi le citazioni nei testi datati, essenzialmente si tratta delle seguenti enciclopedie:
- il De proprietatibus rerum di Bartolomeo l'Inglese;
- il De natura rerum di Tommaso di Cantimprè;
- il De mineralibus di Aberto Magno;
- il Libro dei segreti dell'alchimia di Costantino di Pisa;
- lo Speculum Naturale di Vincenzo di Beauvais.

Ma il regno di Federico II Hohenstaufen è molto legato anche all'astronomia ed all'astrologia. Uno dei documenti più significativi del pensiero astrologico nell'epoca di Federico II è senza dubbio il Liber introductorius di Michele Scoto, nel quale l'astrologia, tra le scienze, è ritenuta seconda solo alla teologia. Nello scritto di Scoto non è da sottovalutare l'influenza di autori come Isidoro di Siviglia e Beda.


In questo contesto si inseriscono le opere e l'attività dell'alchimista catalano. Agli inizi del XIV secolo Arnaldo fu anche in Sicilia, alla corte di Federico III d'Aragona in veste di medico ed astrologo. Negli ultimi anni si è ipotizzato che l'alchimista catalano utilizzasse l'Argimusco, l'altopiano roccioso che dista circa 6 km dal borgo di Montalbano Elicona, come luogo preferito per raccogliere erbe medicinali da preparare poi all'amato re aragonese. Tuttavia non vi è nessun documento che attesti tale affascinante ipotesi. Le uniche attestazioni storiche sono due documenti di cronisti medievali siciliani. 

La prima attestazione storica è di Bartolomeo di Neocastro, nella sua Historia Sicula, in cui ricorda il transito di Pietro III d’Aragona, padre di Federico III, nei pressi della località “Argimustus” nel 1282: "Post haec ex parte illa jussit iter assumi, et dum pervenissent ad locum, qui dicitur Argimustus, jam Melatium, sicut in mare protenditur, insulae Vulcani, Lipariae et Strongylis ardentes conspiciuntur ex altis. Jam montium Phariae monstrantur confinia; satis visa placent, et loca commendnas delectabilia circumspectat; sedes Helenes Tindareae, ubi Virginis hodie sacra domus excolitur, Pactas et quae ante oculos surgunt Castra commendat; et descendens apud Furnarum, ibi residens noctem feci."

La seconda attestazione è un’epistola di Federico III indirizzata a Giacomo II, datata luglio 1308, nella nella quale il sovrano risponde ad una proposta di tregua nei confronti di Roberto d’Angiò, duca di Calabria. La lettera risulta rilasciata proprio dall’altipiano dell'Argimusco, nella cui zona si trovano numerosi fonti d'acqua. E' molto probabile quindi che Federico III si trovasse in questa meravigliosa area d'altura per la salubrità della sua sorgente d'acqua, che successivamente verrà indicata nella mappe come rinascimentali "Lagrimusco fons". Famosa a riguardo è la mappa "Siciliae Regnum", redatta nel 1589 da Gerardus Mercator, il celebre matematico, astronomo e cartografo fiammingo. La bellissima mappa di Mercatore è oggi custodita all'interno della Biblioteca Nazionale di Francia.



La vita siciliana di Arnaldo da Villanova è ancora oggi piuttosto lacunosa, ma sono molti numerosi gli studiosi che si sono appassionati alla storia di uno dei personaggi medievali più misteriosi. Già nel XVI secolo lo storico e teologo Tommaso Fazello lasciò nel suo De Rebus Siculis Decades Duae un indizio molto interessante, una criptica frase con la quale l'autore svelerebbe il luogo di sepoltura del medico catalano: "Mons Albanus, in sacello arcis ab omnibus visitar".

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