Psicologia del terrorismo e dell'ideologia dell'ISIS

ago 30, 2015 0 comments
Di Anna Finaurini
Partendo dalla concezione di terrorismo come fenomeno di comunicazione, si dovrebbe entrare nella testa del terrorista; egli cerca una platea, cerca una meta-comunicazione, tenta di divenire attore o comunicatore. Il terrorismo scatena paura e ansia e pertanto è utile a comunicare qualcosa e gestire la comunicazione rispetto all’ effetto che produce: si dovrebbe avere la capacità di gestire le notizie e mandare messaggi comprensivi a tutti. La battaglia che spinge alcune persone a rischiare la vita e l’incolumità fisica è costituita dal mero senso di appartenenza o dall’ adesione a un credo religioso.





In una prospettiva psicologica, infatti, il fascino che può esercitare un estremismo religioso violento trae origine da uno sfruttamento intelligente di due bisogni umani fondamentali: la necessità di “finitezza cognitiva” e quella del “significato personale” in una visione allargata rispetto all’ autoaffermazione che è la spinta alla motivazione primaria. Kruglanski ricorda come la necessità di chiusura equivale alla ricerca di certezza e all’ esclusione dell’ambiguità: rappresenta infatti, in buona sostanza, il desiderio di sentirsi sicuri per il futuro, di sapere cosa fare e dove andare. E’ la ricerca di strutturazione e coerenza nella propria prospettiva di credenze (Kruglanski,1989;2004).
Anche la necessità di certezze costituisce una comune esperienza; alcuni contesti inducono e implementano questa necessità nella maggior parte delle persone, e il momento storico attuale può ragionevolmente rappresentare ciò. Samuel Huntington aveva parlato di uno “scontro di civiltà” (Huntington,1993). A livello storico il perpetuarsi di guerre e recessione economica ha, nel corso del tempo, alimentato sentimenti negativi e una forte instabilità emotiva. Le ideologie fondamentaliste sono dunque la quintessenza di ciò che è utile allo scopo di soddisfare questo spasmodico bisogno di certezze; lo fanno dipingendo una visione del mondo caratterizzata da forti diatribe quali il bene e il male, l’amore e l’odio, l’ ordine e il caos. Un’ ideologia fondamentalista stabilisce chiare contingenze tra azioni e conseguenze, offre un futuro prevedibile e controllabile: è ciò che favorisce la tendenza a seguirla in quanto questa è fonte di fascino e ammirazione, soprattutto per i giovani adolescenti che si trovano in fase di transizione della loro vita (Kruglansky et al., 2009).
L’ ideologia ISIS offre ai suoi seguaci forti incentivi a livello psicologico, un rinforzo inestimabile, ovvero la sensazione di onnipotenza, la capacità di poter ottenere attraverso la lotta e la violenza, la fama di martiri ed eroi.
Come sappiamo, è di suprema rilevanza per l’uomo, il fatto di potersi sentire superiore all’ altro, di essere notato e stimato da tutti; ecco, l’ISIS offre anche questa possibilità.  Un aspetto molto discusso da psicologi sociali e politologi che si occupano di fenomeni terroristici legati alla religione è certamente quello relativo all’ esperienza di umiliazione e disonore provata dai giovani di sesso maschile nel compiere violenze: infatti è emersa una correlazione tra l’esperienza umiliante, il sentimento di vergogna e l’aumento di aggressività. Sono proprio gli stessi sentimenti di umiliazione della popolazione araba la base del fondamentalismo islamico.                                    .
Dunque i presupposti primari di tale ideologia sembrerebbero basarsi sul richiamo a pulsioni primordiali, come il sesso e la violenza.  Anche se esistono altre vie per l’affermazione individuale, la violenza ha un istintivo appello alla logica evolutiva; è infatti proprio attraverso il dominio aggressivo che gli animali in tutto lo spettro filogenetico affermano la loro posizione. Un altro aspetto è l’uso intelligente del sesso come forma di ricompensa per l’aggressione, altra cosa che ha origini arcaiche. L’ accesso sessuale inoltre, è l’affermazione più primitiva del proprio sé e della propria continuità genetica nel futuro (Buss & Kenrick, 1998).
L’ ISIS ha trasformato l’uso strategico del sesso in una macchina ben oliata che offre a giovani uomini, spesso frustrati, la promessa dello Shangri La (paradiso) per il loro coraggio; lo stupro dei non credenti è legittimato, e le fatwa (sentenze di morte) sono emesse proclamando una “jihad sessuale”, dove le ragazze sono costrette a sposare i militanti. Inoltre l’ISIS promette ai miliziani che muoiono in battaglia o in un attentato suicida lo status di martiri (shahid) e a questi sarebbe garantito un premio finale che consisterebbe nell’ avere in spose belle vergini all’ ingresso in paradiso. La propaganda ISIS trasmuta il profano nel sacro scatenando enormi forze motivazionali per trasformare assassini in martiri sia ai loro stessi occhi, sia a chi li guarda (Freud,1930).

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