Bombe all’Arabia Saudita, per movimenti pacifisti inaccettabile che per la Pinotti sia “tutto regolare”

nov 21, 2015 0 comments
A seguito delle recenti dichiarazioni del Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, secondo cui le forniture di bombe aeree all’Arabia Saudita sarebbero “regolari” e “nel rispetto della legge”, Rete Italiana per il Disarmo, Amnesty International Italia e l’Osservatorio OPAL di Brescia chiedono un incontro urgente con il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per chiarire la posizione del Governo italiano sulle esportazioni di armamenti. 
E’ inaccettabile che la ministro della Difesa, Roberta Pinotti, sostenga che sono regolari le fornitura di bombe e materiali militari italiani all’Arabia Saudita impegnata in un conflitto in Yemen senza alcun mandato da parte delle Nazioni Unite. Chiediamo un incontro urgente con il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per chiarire la posizione del governo italiano sulle esportazioni di armamenti”. Lo scrivono in un comunicato congiunto la Rete Italiana per il Disarmo, Amnesty International Italia e l’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Difesa e Sicurezza (OPAL) di Brescia
In una intervista rilasciata ieri a margine di un convegno, il ministro Pinotti ha affermato, a proposito delle recenti spedizioni di bombe aeree fabbricate in Italia e inviate in Arabia Saudita, che “è tutto regolare per quanto riguarda le autorizzazioni” e che il Governo italiano “opera nel rispetto della legge”.
“Il ministro Pinotti sa bene – commenta Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana per il Disarmo – che la legge n. 185 del 1990 vieta espressamente le esportazioni di tutti i materiali militari e loro componenti verso i Paesi in stato di conflitto armato e in contrasto con i principi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Segnalo al Ministro Pinotti che l’Arabia Saudita lo scorso 28 marzo ha formalmente annunciato alle Nazioni Unite il suo intervento militare in Yemen, ma non ha mai ottenuto dall’Onu alcuna autorizzazione né legittimazione. Il governo dovrebbe perciò sospendere immediatamente l’invio di materiali militari ai sauditi e rispondere in parlamento alle numerose interrogazioni che da mesi sono depositate” – conclude Vignarca.
Nei giorni scorsi è stata portata a termine una nuova spedizione da Cagliari di componenti di bombe prodotte negli stabilimenti RWM Italia di Domusnovas (in Sardegna) con destinazione Arabia Saudita.  E’ la terza consegna di ordigni militari del 2015, la seconda per via aerea che fa chiaramente intendere l’urgenza di approvvigionamento di materiale bellico da parte delle forze armate saudite.
“Si tratta di un carico di tonnellate di componenti di bombe italiane che è atterrato nella base militare della Royal Saudi Armed Forces di Taif – sostiene Giorgio Beretta dell’Osservatorio OPAL di Brescia. Ma non sappiamo – ed è anche questo che il governo dovrebbe chiarire – se si tratta di esportazioni che rispondono a nuove e recenti autorizzazioni o a quelle rilasciate negli anni scorsi (si veda l’allegato in pdf). Resta il fatto che ordigni inesplosi del tipo di quelli inviati dall’Italia, come le bombe MK84 e Blu109, sono stati ritrovati in diverse città dello Yemen bombardate dalla coalizione saudita e che il nostro Ministero degli Esteri non ha mai smentito che le forze militari saudite stiano impiegando anche ordigni prodotti in Italia”.
Il giorno precedente, il Consiglio europeo si è dichiarato estremamente preoccupato per l'impatto delle ostilità in corso in Yemen, inclusi i bombardamenti e per gli attacchi indiscriminati contro le infrastrutture civili, in particolare le strutture sanitarie e le scuole. Il conflitto ha già causato più di 5.700 morti di cui almeno 830 tra donne e bambini e 20mila feriti provocando una “catastrofe umanitaria” con oltre un milione di sfollati e 21 milioni di persone che necessitano di urgenti aiuti. 
Nelle scorse settimane, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki moon, ha condannato i bombardamenti aerei della coalizione a guida saudita che hanno colpito un ospedale di Medici senza Frontiere nella provincia di Sa’dah e ha richiamato tutte le parti attive nel conflitto a “rispettare gli obblighi stabiliti dalle convenzioni per i diritti umani e del diritto umanitario internazionale per prevenire attacchi contro i civili”. Oltre ai bombardamenti mai autorizzati dalle Nazioni Unite, la monarchia saudita è inoltre responsabile di gravi e reiterate violazioni dei diritti umani: un’altra condizione che – secondo la legge n. 185/1990 – dovrebbe prevenire le esportazioni di materiali militari e di armi alle forze armate saudite.
“Ancora una volta ci dobbiamo occupare di questa situazione – dichiara Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – ricordando i nostri reiterati appelli per istituire una commissione di inchiesta internazionale sui crimini di guerra commessi in Yemen e per una sospensione immediata dei trasferimenti di armi. Di fonte alla catastrofe umanitaria che sta avvenendo in Yemen chiediamo al Governo italiano di esplicitare la propria posizione di pronunciarsi con chiarezza”.
Rete Italiana per il Disarmo, Amnesty International Italia e l’Osservatorio OPAL di Brescia chiedono infine al Presidente Renzi ed al Ministro Gentiloni, che è titolare delle autorizzazioni all’esportazione di materiali d’armamento, di rispondere in Parlamento alle interrogazioni ricevute e a tutte le richieste della società civile.

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