Facebook è la nuova Google

apr 18, 2016 0 comments
(Foto: Maurizio Pesce / Wired)
(Foto: Maurizio Pesce / Wired)
Di Maurizio Pesce
Ci sono parecchi parallelismi, ultimamente, tra Facebook e Google: intanto gli account di entrambi i social network possono essere usati per iscriversi ad app, siti e servizi; qui ci sono gli Instant Articles e lì le Accelerated Mobile Pages; poi sia a Menlo Park sia a Mountain View c’è lo stesso interesse verso i video, anche in diretta, e lo stesso investimento sui filmati a 360 gradi, che oggi infatti sono supportati solo su Facebook e YouTube e non è un caso che il Cardboard e il Gear VR siano stati i primi visori disponibili sul mercato; infine, entrambe le aziende hanno la stessa intenzione di portare connettività dove non c’è, con i dronicon i palloni. Tra le mille, piccole differenze, quello che ha finora distinto evidentemente Facebook e Google è stato l’investimento di Mountain View nell’hardware che a Menlo Park avevano sempre evitato.
Ai tempi del lancio di Facebook Home, Zuckerberg aveva detto chiaramente che non avrebbe mai realizzato un telefono.
 “Il nostro obiettivo non è vendere cose fisiche, ma fare in modo che tutto possa essere social”, aveva aggiunto nell’intervista a Mashable, tenendo di fatto l’azienda lontana dai gadget. Fino all’acquisizione di Oculus.
A Menlo Park hanno iniziato ad avere a che fare con qualche giocattolo proprio grazie alla realtà virtuale, ma è solo con l’ultimo F8 che si è capito quanto Facebook stia puntando sull’hardware per realizzare la sua missione di connettere tutto. Ne è un esempio l’annuncio di Surround 360 — che, guarda un po’, ricorda il lancio di Jump da parte di Google. La videocamera è il primo tassello, Oculus è il secondo, e una volta forniti gli strumenti per realizzare la piattaforma, eccoci finalmente tornare al software: non è un caso che l’unica demo di Oculus sia stata Toybox, un’applicazione per divertirsi in compagnia di amici fisicamente lontani.

E poi c’è il progetto per portare Internet nelle aree remote e rurali, un altro campo in cui Facebook si muove parallelamente a Google e un’altra iniziativa in cui a Menlo Park hanno deciso di investire nell’hardware, con la progettazione del drone Aquila. Ma proprio durante l’F8, il VP per l’Engineering di Facebook Jay Parikh ha mostrato altri nuovi due prodotti dedicati alla diffusione della alla rete: Project Aires e Terragraph: il primo è pensato per aumentare il numero di antenne di ogni torre di trasmissione delle reti cellulari, l’altro per offrire Wi-Fi in aree pubbliche sfruttando infrastrutture già presenti, come i pali della luce.
A dare un senso a tanti progetti apparentemente sparpagliati, ecco l’annuncio della creazione di Building 8, un laboratorio dedicato proprio allo sviluppo di progetti hardware. Lo dirigerà Regina Dugan, ex direttrice prima della DARPA, l’agenzia per la ricerca degli Stati Uniti, e poi di ATAP, il laboratorio di Google dei progetti speciali.
(Foto: Facebook)
(Foto: Facebook)
A Mountain View, Regina ha supervisionato progetti comesmartphone componibilitessuti smart e radar miniaturizzati per wearable. A Menlo Park avrà a che fare subito con droni e antenne, e poi chissà: sicuramente ci saranno la realtà virtuale e l’intelligenza artificiale, in un continuo mescolare scienza e prodotti. Secondo Facebook, “Building 8 curerà ambiziosi progetti di ricerca per guidare lo sviluppo di prodotti hardware e software che possano aiutare a rendere il mondo più aperto e più connesso”. Secondo Zuckerberg, Building 8 conterà su centinaia di persone e centinaia di milioni di dollari. Insomma, Facebook si è spinta così avanti con il software da aver bisogno di una divisione che costruisca fisicamente le piattaforme del futuro su cui continuare a sviluppare, per portare le innovazioni necessarie a completare la roadmap disegnata per i prossimi 10 anni.
Un ecosistema sempre più completo, come quello di Google. Meglio di quello di Google, dove tutto è distribuito tra app e servizi diversi e la ricerca è apparentemente scollegata dal resto. Facebook, invece, ha costruito pochi prodotti e tutti sono connessi tra loro: per connettere tutti, sì, ma anche per non farli uscire piùdal cerchio.

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