LA VERA STORIA DEGLI ILLUMINATI DI BAVIERA

giu 23, 2016 0 comments
Di Mario Arturo Iannaccone
Chi fu Johann-Adam Weishaupt, il fondatore degli Illuminati? In cosa consisteva la sua organizazione segreta?
L’Ordine degli Illuminati nacque dalla volontà e dall’ambizione di Johann-Adam Weishaupt (1748-1838), di Ingolstadt, figlio di Johann-Georg Weishaupt, professore universitario, e di una nipote del barone Johann-Adam von Ickstatt (1702-1776), potente amministratore e uomo di cultura bavarese esponente dell’Aufklärung, l’Illuminismo germanico. A differenza di quanto si legge spesso, la famiglia d’origine del fondatore degli Illuminati era di religione cattolica e non risulta fosse d’origine ebraica. Alla prematura morte del padre, Adam fu affidato all’educazione del barone Ickstatt che lo aiutò a seguire la carriera del padre, come professore di diritto canonico nella locale università di Ingolstadt. La Baviera era allora uno stato clericale, e Ingolstadt era un centro importante del potere culturale dei Gesuiti, che lì gestivano un importante collegio. La formazione di Weishaupt fu completata dalla lettura dei principali testi del pensiero illuminista francese che trovò nella ricca biblioteca del barone Ickstatt, il quale gl’instillò un odio atroce per tutte le religioni, ma soprattutto la Chiesa cattolica.
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Johann Adam Weishaupt (1748-1838), il fondatore dell’Ordine degli Illuminati di Baviera
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il barone Ikkstatt che si prese cura del giovane Weishaupt, alla morte del padre

La genesi

Adam condivideva la passione per le società segrete, così viva, paradossalmente, proprio nell’età dell’Illuminismo. L’idea lo affascinava e, quando ebbe la possibilità, pensò di fondarne una che lo aiutasse ad influenzare l’ambiente universitario, a “propagare i Lumi” e anche a crearsi una base di potere privato. Dopo un periodo di preparazione, il 1° maggio del 1776 – giorno dedicato in molte parti d’Europa alla celebrazione carnevalesca dei riti di fertilità – vincolò cinque giovani ad un solenne giuramento fondando una società segreta che chiamò dapprima Societa dei Perfettibili, poi Società delle Api e quindi Ordine degli Illuminati (Illuminatenorden). Poco dopo, consapevole di avere concorrenti temibili nelle società massoniche e rosacroce, si fece iniziare alla Massoneria, per studiare la fratellanza alla quale aveva già tentato di affiliarsi. La parola “illuminati” era di gran moda in quegli anni – soprattutto nella versione francese illuminés – e richiamava due concetti opposti: da un lato la luce interiore, la vittoria sulle tenebre della superstizione, la capacità d’autoevolvere basata sulla ragione; dall’altro la luce della gnosis. Curiosamente, dunque, i vocaboli “illuminati”, “illuministi”, “illuminés” erano usati tanto per indicare i razionalisti, – cioé gli illuministi nell’accezione comune – quanto i mistici, gli esoteristi o persino i ciarlatani. Weishaupt, da parte sua, sosteneva che la conoscenza fosse una conquista del raziocinio e della logica; tutto ciò che ci ha lasciato di scritto (e non è poco) ce lo descrive come un razionalista e un materialista, che non ammetteva la possibilità di accedere alla conoscenza usando l’ermetismo o la magia. Anzi, le pratiche esoteriche di qualsiasi genere erano, per lui, “chimere”, “, superstizioni”, come le religioni rivelate. Nonostante ciò, egli viene spesso indicato come un iniziato o un mago: è un curioso contrappasso, questo, che probabilmente non gli avrebbe fatto piacere. È però vero che giocava volentieri con simboli, immagini e terminologie misteriche. Per meglio impressionare gli iniziandi, ad esempio, studiò cerimonie ed elaborate formule di giuramento, che sfruttavano il senso del mistero. Ispirandosi a studi sui Misteri di Eleusi pensò persino di allestire un tempietto per emozionare gli adepti con effetti di fuoco e, addirittura, “di elettricità”, progetto che però dovette abbandonare per mancanza di denaro. Weishaupt studiò un complesso sistema di vigilanza reciproca degli iniziati cementato da una rigida disciplina del segreto. Abbozzò poi una gerarchia in cinque gradi, basata sulle rivelazioni graduali per la quale i membri dei gradi più bassi non sapevano nulla di ciò che veniva fatto o insegnato nei gradi più alti, e tantomeno conoscevano i veri scopi dell’organizzazione. I veri scopi, appunto; ma quali erano i veri scopi dell’Ordine? Innanzitutto, acquisire un’influenza sempre più capillare e profonda sul mondo della cultura e della politica in modo da influenzare tutta la società e farla “rischiarare dai Lumi”. Tra le varie attività era previsto anche lo studio e la pubblicazione di pamphlet e libri. In prospettiva, gli scopi ultimi erano d’imporre una società senza nazioni e senza religioni. Fino a quel momento, gli Illuminati avrebbero costituito un avamposto dell’umanità futura. Ad ogni candidato divenuto Novizio veniva imposto un nome “di battaglia”, durante una cerimonia d’iniziazione. Celebre il nome di battaglia che scelse per sè Weishaupt, Spartaco, dal nome dello schiavo ribelle. Inoltre, nella corrispondenza cifrata, le località venivano ribattezzate con nomi tratti dalla storia antica, per comporre una “geografia illuminata” (dove, significativamente, Ingolstad era Eleusi); mentre le date erano basate su un calendario persiano del VII° secolo. Fulcro del sistema erano le Accademie Minervali, circoli culturali di copertura, dove si leggeva, si discuteva, si studiava per “illuminarsi” e “illuminare”. I gradi, inizialmente, erano i seguenti: Novizio, Minervale, Minervale Illuminato e Aeropagita (il nome derivava dalla magistratura suprema dell’Antica Atene), ma Weishaupt considerava provvisoria questa gerarchia, (chiamata Classe Minervale) poiché ad essa avrebbe dovuto seguirne una completa, provvista di gradi superiori (Classe dei Misteri). I gradi più bassi svolgevano anche le funzioni di reclutamento di nuovi adepti. Mentre svolgevano questi incarichi i Novizi o i Minervali venivano chiamati Insinuanti e Arruolatori. Adepti della prima ora dell’Ordine, come Massenhausen e Zwack, si specializzarono in questa funzione riuscendo a reclutare, nel giro di un paio d’anni, un centinaio di membri suddivisi in una ventina di colonie. Ancora troppo pochi per garantire il successo all’impresa. L’Ordine cominciava a costare, soprattutto per l’allestimento delle Accademie Minervali e per il mantenimento della corrispondenza.
lo schema della gerarchia iniziatica dell’Ordine

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la dea Minerva. il grado minervale faceva parte della prima classe dell’Ordine
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il barone Adolf von Knigge, da alcuni definito “l’eremita di Bockheneim”.Portò potenza inaspettata all’Ordine

Un incontro fatale

Come si è detto, non risulta che gli Illuminati praticassero alcuna forma di magia. Le voci di un collegamento fra Illuminati e un oscuro gruppo, chiamato Fratelli d’Asia, sono molto vaghe, e su di esse non si può dire nulla di decisivo. Ci sono pervenute però numerose lettere in cui Weishaupt espone agli adepti i suoi insegnamenti – che molto dovevano a Jean-Jaques Rousseau – dove appare chiaro che mirava all’affrancamento dell’umanità dalla religione e dai poteri feudali. Secondo lui si doveva arrivare progressivamente all’ateismo, al comunismo e ad un governo mondiale retto da filosofi. Soltanto allora l’umanità sarebbe diventata “adulta” liberandosi dalla superstizione. Utopismo allo stato puro, dunque, inserito in una visione atea con sfumature panteistiche. Tuttavia – e questo inserisce una nota quasi comica nella vicenda – per Weishaupt i segreti più terribili, da custodire con cura, erano la giovinezza del suo Ordine, e il fatto che lui ne fosse il fondatore. Dopotutto, era impegnato ogni giorno nella trama di un inganno: avvicinare nuovi adepti, facendo loro credere che gli Illuminati fossero la società più potente e più antica del mondo. Dopo alcuni anni, nonostante gli sforzi profusi da Weishaupt e dal suo principale evangelista, Xavier Zwack, la gran parte degli Illuminati erano ancora studenti, spesso squattrinati, al punto che l’Ordine fu vicino alla consunzione (e alla bancarotta). Il caso volle, però, che nel 1781, l’illuminato Costanzo di Costanzo (1738-?) s’imbattesse a Monaco nel barone Adolph von Knigge (1752-1796), brillante libertino, sedicente alchimista, coltivatore, industriale, poeta, scrittore e persino musicista, che sognava di fondare un proprio ordine massonico. Knigge disponeva di ricchezza, fantasia e d’ottimi contatti con aristocratici e potenti. Lui e Weishaupt si conobbero, convincendosi che l’uno avrebbe potuto servire all’altro. Erano diversissimi, non furono mai amici, e probabilmente si detestavano. Ma il matrimonio d’interesse si fece. Weishaupt, mettendo da parte il proprio orgoglio, affidò la riforma del suo Ordine al vulcanico barone. Knigge si mise subito al lavoro, vacillando solo quando apprese che la società cui aveva aderito non era né antica né potente, ma un’invenzione di Weishaupt. Offeso, fu sul punto di mandare all’aria la collaborazione, ma superò la crisi. Diede una sterzata spiritualista all’organizzazione e completò anche i gradi, che divennero dodici (vedi schema). Gli allievi meno promettenti venivano fermati nei cinque gradi massonici, tre azzurri e due neotemplari, dove potevano “baloccarsi” “perdendo tempo dietro alle chimere della magia, dell’alchimia, dell’ermetismo”; gli altri venivano informati dell’esistenza degli ultimi, fino ai supremi, Mago e Uomo Re. Knigge portò all’Ordine il suo talento di uomo di teatro unitamente alla sua esperienza massonica, scrivendo i catechismi dei gradi, i testi dei giuramenti e le cerimonie d’iniziazione che divennero teatrali, sontuose e molto ben congegnate. Ogni affiliato, nei singoli gradi, poteva accedere a funzioni specializzate di tipo organizzativo o amministrativo. Gli Areopagiti, in questa riforma divennero una funzione del grado di Uomo-Re.
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rappresentazione del sistema di Weishaupt dall’opera Nachtrag von weiteren Originalschiftren der Illuminatensekte (1787)
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opera pubblicata nel 1798 a cura di John Robinson, che accusava gli Illuminati di cospirazioni contro le religioni e i governi d’Europa

Clima di sospetto
Una cosa è certa: gli Illuminati trovarono nel brillante Knigge, soprannominato “l’eremita di Bockenheim” (dove aveva impiantato per qualche anno un laboratorio alchimistico), il loro secondo fondatore che fece affluire centinaia di nuovi iscritti, spesso principi, avvocati, giudici, militari, facoltosi membri delle amministrazioni, professori, persino alti ecclesiastici. Le colonie si moltiplicarono, le casse dell’associazione si rimpinguarono. Furono fondate Accademie Minervali anche fuori dalla Baviera e dall’area tedesca, in Svizzera, Francia, Italia. Attorno al 1786 i membri totali erano circa 2500. Ma Weishaupt e Knigge non avevano ancora fatto i conti con alcune associazioni rivali – soprattutto la ricca Rosa-Croce d’Oro, che contava molti potenti, – insospettite per le strane attività delle Società di Lettura che facevano da copertura alle Accademie Minervali. In questi ambienti, l’Ordine cominciò ad essere molto chiaccherato soprattutto dopo il 1783. Molti illuminati scoprirono gli scopi sovversivi di Weishaupt soltanto al raggiungimento dei gradi più alti. Insomma, attorno all’Ordine s’addensò un clima di sospetto sempre più pesante, finché, dalle sue fila, spuntò un traditore, Joseph Utzschneider, che rivelò tutto ciò che sapeva alla principessa Anna di Baviera. Il caso divenne un affare di Stato, alimentato dalla stampa, dove gli oppositori degli Illuminati cominciarono a lanciare accuse terribili. La polizia politica della Baviera e degli Stati confinanti cominciò a raccogliere prove e confessioni. Nel 1786, il duca Carlo Filippo Teodoro, fece pubblicare in volume tutta la documentazione rinvenuta per mostrare al mondo la pericolosità della setta, sollevando contro di essa una riprovazione universale. Per di più, per un fato bizzarro, l’illuminato Jacob Lang morì colpito da un fulmine a Ratisbona, e nelle sue vesti furono trovati documenti che portarono ad ulteriori scoperte aggravando ulteriormente la situazione. Nel giro di pochi mesi, nel 1786, l’Illuminatenorden si sfaldò; alcuni dei suoi capi fuggirono, altri furono catturati. Weishaupt – ormai individuato come il capo – si rifugiò a Gotha, accolto dal principe, suo adepto. Alcuni patirono qualche mese di prigione e qualche anno d’esilio, ma poi tornarono in possesso della libertà e dei propri beni. Soltanto Knigge, Weishaupt e pochi altri ebbero a soffrire. Il barone fu espropriato ma, da gentiluomo intraprendente qual era, riuscì a cavarsela: scrisse ancora libri di successo e morì nel 1796. Un altro illuminato, Cristoforo Bode, tenne vivo fino al 1793 lo spirito dell’Ordine nella loggia Ernest zur Kompass di Weimar, dove in seguito fu trovato un giacimento di documenti sfuggito alla polizia.
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Weishaupt l’innovatore
Singolare, invece, il comportamento dell’esule Weishaupt: descritto in molti libri come un rivoluzionario pericolosissimo, divenne in realtà un devoto impiegato del duca di Sassonia-Gotha, al servizio del quale lavorò, nell’ombra, per oltre quarant’anni. Fu schiacciato dalla vergogna quando furono pubblicate le sue lettere dove rivelava che la società degli Illuminati non era antichissima e che lui ne era il fondatore. Scrisse ancora, ma poco, e sempre per chiedere perdono. Ricominciò a frequentare la locale chiesa. Ebbe cinque figli, tre dei quali fecero carriera nell’amministrazione della Baviera. Per decenni fu assalito dal terrore di essere ucciso da sicari. Guardava con sospetto gli ammiratori che andavano a fargli visita. S’astenne, persino, dal commentare le rivoluzioni che, a partire dal 1789, fecero trionfare le idee in cui aveva creduto. Gli ultimi decenni di Weishaupt sono talmente avari di notizie, che si è pensato a lungo fosse morto nel 1811, finché s’è scoperto che percepì sino al 1838 una pensione pagata dal duca di Baviera. La sua sepoltura è ignota. Se non fu un pensatore originale, Weishaupt fu comunque un innovatore dell’architettura delle società segrete. La sua attività restò platonica, culturale: non progettò azioni di tipo rivoluzionario, anche se incoraggiava la menzogna e il tradimento perché – diceva – “il fine santifica i mezzi”. Comunque, l’autoritario professore di Ingolstadt, che litigava con tutti coloro che non gli erano sottoposti (compreso Knigge) diverrà ispiratore di molti rivoluzionari futuri, da Mazzini a Liebknecht. La scoperta della setta degli Illuminati suscitò un vero terrore, che non fu sedato dalla repressione. Anzi, il panico si diffuse ancor più, raggiungendo l’intera Europa e persino gli Stati Uniti. La Rivoluzione francese sembrò provare che essi avevano seminato bene; nelle successive convulsioni rivoluzionarie, molti si convinsero che l’Ordine non era stato distrutto, ma che continuava ad agire nell’ombra ancora più segreto e ancora più potente. S’iniziò anche a sostenere che la vera dottrina degli Illuminati fosse rimasta nascosta e qualcuno asserì di conoscerla (non diversamente da quanto era successo ai Templari).
BOX: I simboli
La simbologia degli Illuminati si ricava dai rituali e dalle descrizioni degli arredi di loggia a noi pervenuti, e comprendeva l’immagine della dea Minerva con la civetta, simboli della sapienza e della sua capacità di vedere nell’oscurità. Minerva, del resto dava il nome alle Accademie Minervali, e ai gradi Minervale e Minervale Illuminato nelle due versioni della gerarchia, quella di Weishaupt (1776-1781) e quella di Knigge (1782-1786 vedi schema). Nell’arredo di loggia destinato ai gradi alti della gerarchia è descritta anche una piramide, e l’espressione “edificare la piramide” – variante del massonico “edificare il Tempio” – appare qua e là nella letteratura del gruppo, tuttavia in nessun luogo appare il celeberrimo simbolo dell’occhio sovrastante la piramide contenuto anche nel Gran Sigillo americano. Anche il numero 13, spesso associato alla simbolica del gruppo, non appare nei documenti degli Illuminati di Baviera che avevano 12 e non 13 gradi e non prevedevano, oltre ai 12, un grado di “superiore sconosciuto”. Il 13 e l’occhio con la piramide sono stati successivamente associati anche ad un leggendario gruppo elitario: gli “Illuminati” (confusi o sovrapposti agli Illuminati di Baviera).
Il terrore che dilagò nei principati tedeschi e nell’Impero degli Asburgo non si placò con lo scioglimento dell’Ordine degli Illuminati. Il gruppo di Weishaupt continuava a far paura. Ma perché? Dopotutto, non aveva organizzato veri complotti politici, e la sua attività s’era limitata al campo culturale. È vero che praticava la segretezza, ma ciò non costituiva una novità perché i gruppi segreti erano già numerosi in Europa, come non era una novità il suo radicalismo, espresso però più a parole che nei fatti. Dunque cosa differenziava il gruppo di Weishaupt da tutti gli altri? Due elementi hanno sicuramente influito: la strategia d’infiltrazione e lo scoppio della Rivoluzione francese. L’arrogante aggressione, praticata da Weishaupt, verso lo stesso mondo delle società segrete suscitò scandalo e stupore unito ad un vero e proprio terrore irrazionale. I membri delle società massoniche o rosacroce cominciarono a guardare con sospetto i propri compagni, temendo che facessero il doppio gioco. Neipamphlet pubblicati dopo il 1785 si leggeva che gli Illuminati erano inestirpabili poiché avevano infiltrato la maggior parte delle società segrete. Nella sua ansia di fare rivelazioni sempre più clamorose, Cagliostro affermò che centinaia di logge (oltre 250) dell’Oriente francese erano ormai controllate da migliaia di Illuminati. Non era vero, ma bastò ad appiccare l’incendio. Non a caso, tra i primi che si mossero contro gli Illuminati, al di fuori della Baviera, ci furono molti massoni, fra i quali Johann Christian Wöllner (1744-1797), ministro di Prussia. Ma fu soprattutto la Rivoluzione francese, deflagrata immediatamente dopo la fine dell’Ordine, a dare l’illusione che Weishaupt e i suoi associati avessero continuato ad agire nell’ombra. La Rivoluzione fu un evento epocale, la fine di un mondo. Alcuni polemisti, come il francese Augustin Barruel e gli americani John Robinson e Jedediah Morse – autori di celebri “allarmi” sugli Illuminati – scrissero, mentre gli avvenimenti incalzavano, che la Rivoluzione era opera degli Illuminati. Barruel con le sue celebri Mémoires pour servir à l’histoire du Jacobinism (1797, 4 voll.) e Robinson, con il più modesto Proofs of conspirancy (1798), ebbero un enorme successo all’epoca. L’opera di Barruel fu tradotta in una decina di lingue, persino in polacco. I sospetti che gettò sui legami fra Illuminati, Rivoluzione e massoneria (francese) si radicarono. L’opera, – che contiene un’analisi insuperata della psicologia di Weishaupt – tuttavia, non porta “prove” ma una serie di sospetti e indizi che non riescono a saldarsi in una teoria solida. È vero che un protagonista della Rivoluzione, il conte Gabriel R. Mirabeau (1749-1791), era affiliato all’Ordine, anche se in un rango basso (Minervale), ma è davvero troppo poco per spiegare la genesi di una Rivoluzione dove, tra l’altro, gli Illuminati non sono affatto necessari. In un certo senso, la Francia pullulava di Weishaupt poiché era la patria del vero ispiratore dell’Ordine, Jean-Jacques Rousseau. Molti intellettuali rivoluzionari avevano una mentalità simile a quella del professore bavarese, altri, come Danton o Robespierre, erano decisamente più radicali. Per non parlare di personaggi come De Sade. Weishaupt era stato soltanto il portabandiera d’idee che stavano fermentando ovunque.
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Augustin Barruel che accusò gli Illuminati di essere alla base della Rivoluzione Francese

Nei paesi tedeschi
Ma cosa era rimasto dell’Ordine, se tutti gli iniziati furono denunciati o si autodenunciarono? La traccia di una qualche sopravvivenza di cellule di Illuminati, in Baviera, dopo il 1793 (morte di Bode) si basa sulle rivelazioni di una spia di nome Armbruster (non si conosce il nome di battesimo), che lavorava per il cancelliere austriaco Metternich. In un rapporto del 1828, Armbruster affermava che la setta non era stata distrutta facendo anche il nome dei suoi tre capi occulti: l’alto prelato Johann-Casimir Häffelin (1737-1827), il conte Rudolf von Stengel (1772-1828) e Benjamin Thomson conte di Rumford (1753-1814). Si trattava di tre influenti personaggi della Baviera che godevano della personale fiducia del re. Secondo Metternich, i tre avevano agito indisturbati per molti anni riuscendo a riorganizzare la rete settaria con la complicità di Weishaupt. Una volta scoperta la loro attività sovversiva, sarebbero stati rimossi dai loro incarichi e pensionati per nascondere lo scandalo. È però difficile capire come questi personaggi potessero agire “da illuminati”, poiché vissero da sudditi fedeli, politicamente conservatori; il Rumford fu addirittura ricordato con una statua a Monaco, voluta dal re. Si trattò soltanto di calunnie? Bisogna ricordare che i rapporti fra l’Austria (di cui Metternich era cancelliere) e il Regno di Baviera (ex ducato) erano stati tesi per decenni, e non è escluso che Metternich abbia voluto mettere in cattiva luce la classe dirigente bavarese. È impossibile oggi dare risposte decisive sulle rivelazioni di Armbruster, a meno che non vengano alla luce documenti finora sconosciuti. Nel corso dei cento anni successivi, in Germania si conteranno alcune iniziative ispirate agli Illuminati: l’“Unione Germanica” di Karl F. Bahrdt (1741-1793), organizzata come una rete d’associazioni che dovevano spargere ideali radicali; il “Circolo di lettura” di Christian G. Neefe (1748-1798), un ex illuminato; la “Società per i Diritti dell’Uomo” di Georg Buckner e Ludwig Weidig (1834-1835) che organizzarono una fallita insurrezione nel 1835. Molti anni dopo, nel 1918, qualche richiamo a Weishaupt si ritrova anche nella Spartakusbund, la “Lega di Spartaco” che però apparteneva alla tradizione marxista. Nei primi decenni dell’Ottocento molte società giovanili universitarie – le Männerbunde – s’ispirarono a Weishaupt che divenne una specie di idolo giovanile, l’eroe maledetto, modello del cospiratore geniale. Molte società goliardiche adottarono i sistemi di segretezza degli Illuminati, assumendo un carattere “pseudo-illuminatico”, cioè simile a quello degli Illuminati. Tra le maggiori vi erano la Tugen-Bund (la Lega della Virtù) e gli Schwartzen Brüder (i Fratelli Neri) con centinaia d’adepti. Organizzavano cerimonie impressionanti, con giuramenti e duelli, canti e torce, tra bracieri, salsicce e birra; e sognavano il futuro glorioso della Germania. Con il procedere del XIX secolo s’orientarono verso posizioni politiche che potremmo definire “di destra”, confluendo poi nei movimenti ariosofici che daranno alimento alla cultura neo-pagana.
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il cancelliere austriaco Metternich
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Benjamin Thomson, conte di Rumford, uno dei tre capi occulti degli illuminati secondo la spia bavarese Armbruster
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Charles Genet Edmund, ingiustamente sospettato negli anni ’70 del XIII secolo di diffonfere l’Illuminatismo negli USA

Il terrore si estende agli Stati Uniti
A partire dal 1790, il terrore degli Illuminati si estese anche negli Stati Uniti, in particolare a Boston e nel New England. Allarmati pastori protestanti tuonavano dai loro pulpiti contro l’infezione arrivata dalla corrotta Europa per traviare le menti dei giovani americani, accusando i politici democratici di far da quinta colonna. In particolare, un plenipotenziario francese, Edmund Charles Genet (1763-1834), stabilitosi negli USA nel 1792, fu sospettato di diffondere l’illuminatismo attraverso la fondazione dei constitutional club filogiacobini. L’accusa era ingiusta, ma rende l’idea del clima che si era creato. Anche Thomas Jefferson (1743-1821) entrò nella lista dei filo-illuminati perché in una lettera esprimeva ammirazione e simpatia istintiva per un uomo che si era opposto al mondo clericale della Baviera. Jefferson fu uno dei padri fondatori della repubblica americana e si può allora comprendere perché, più tardi, lui e i simboli del Gran Sigillo (da lui voluto) sarebbero stati collegati all’Ordine di Weishaupt. Il terrore sarebbe durato, a diverse ondate, per decenni, coinvolgendo la stessa massoneria e trovando un’espressione istituzionale, fra il 1828 e il 1843, nel Partito Antimassonico (Anti-Masonic Party). Da allora, una parte dell’opinione pubblica americana rimase convinta che gli Illuminati fossero sbarcati negli U.S.A.

Le società segrete italiane

Più serio il caso italiano. Qui gli Illuminati lasciarono un’eredità indubbia. Ispirarono alcune società segrete che prepararono la strada alla Rivoluzione italiana. Milano, Bologna, Roma, Napoli furono sede di associazoni segrete basate sul modello degli Illuminati (struttura piramidale e rivelazione graduale). A Napoli esisteva una loggia fondata dal marchese Costanzo di Costanzo (1738-?), lo “scopritore” di Knigge. Questa loggia fu attiva sino al 1786 o 1787, poi si sciolse, ma alcuni dei suoi membri più radicali si dedicarono ad attività sovversive; fondarono gruppi occulti che trent’anni più tardi parteciperanno ai primi moti risorgimentali. Secondo gli storici, anche varie società segrete e sovversive italiane, come la Società dei Raggi, l’Alta Vendita, la Carboneria, la Società degli Adelfi, gli Apofasimeni, hanno subito influssi dagli Illuminati o per l’azione diretta di suoi ex membri o indirettamente, attraverso le opere di Weishaupt. I personaggi chiave di questa attività furono Filippo Buonarroti, il “grande vecchio” dei rivoluzionari italiani, e un nobile romano morto nel 1846 di cui non è mai stato scoperto il nome, soprannominato Nubius. Il carbonaro Giuseppe Mazzini adottò ilnom de guerre del luogotenente di Weishaupt, Xavier Zwack: Filippo Strozzi. Alla metà del secolo XIX, la situazione politica e ideologica era profondamente cambiata in tutta Europa. Difficile pensare che gli Illuminati abbiano potuto sopravvivere come organizzazione. Le loro idee e i loro metodi entrarono nel mercato delle idee. Intanto, socialismo, anarchismo e comunismo avevano soppiantato il radicalismo settecentesco di Weishaupt.

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