I big del mondo riuniti da Bloomberg fra crescita e sviluppo sostenibile

set 21, 2017 0 comments
Da sinistra il presidente di Mastercard, Ajay Banga, il presidente di Exor, John Elkann, il presidente di Mahindra Group, Anand G. Mahinda, l’amministratore delegato di Abraaj Group, Arif Naqvi e l’Ad di Unilever, Paul Polman

Di Paolo Mastrolilli

«Voi siete qui perché, in un modo o nell’altro, credete che la moltiplicazione sia una strategia superiore alla divisione. Perché credete che l’addizione sia migliore della sottrazione, in economia, nell’inclusione sociale e nella politica. Perché credete che ci siano severi limiti alla capacità del crescente tribalismo separatista di risolvere i problemi del mondo moderno». Usando queste parole per aprire il Global Business Forum organizzato ieri a New York da Michael Bloomberg, l’ex presidente americano Clinton ha subito dato il tono all’iniziativa. Lo scopo dichiarato era quello di conciliare lo sviluppo sostenibile con l’economia, cioè creare un’alleanza di principio e convenienza tra il mondo degli affari e gli obiettivi concordati in sede Onu, per favorire una crescita inclusiva capace di soddisfare tutti e stemperare le tensioni globali provocate dalla disuguaglianza. Nello stesso tempo però, visti i protagonisti, era impossibile non leggere l’iniziativa anche come la presentazione di un modello alternativo a quello promosso il giorno prima al Palazzo di Vetro da Trump. 
 

Con Clinton, infatti, è salito sul palco il leader francese Macron, che ha subito chiarito: «Abbiamo molte sfide globali: i cambiamenti climatici, le migrazioni, il terrorismo, e per tutto ciò abbiamo bisogno del multilateralismo». Il capo dell’Eliseo ha ribadito che «io credo nell’Europa», anche se «dovremo cambiare alcuni trattati». Perché l’Europa può assumere la leadership del cambiamento per sanare il disagio, che ha alimentato il populismo e le reazioni come la Brexit. Se si riforma, cioè meno burocrazia, più investimenti nelle nuove tecnologie e l’addestramento, mercato del lavoro più flessibile. «Distruggeremo molti settori classici, ma creeremo più lavoro nell’ambito digitale, l’energia, e altri campi». E contrastando i cambiamenti climatici, obiettivo che richiede di continuare ad applicare l’accordo di Parigi e «approvare nuove regole sul prezzo delle emissioni di CO
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». 

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