Cuba e Corea del Nord più vicine E adesso Ri Yong-ho vola a l’Avana

nov 21, 2017 0 comments
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Di Lorenzo Vita
Nel 1960, l’allora ministro del governo cubano, Ernesto Guevara, detto il “Che”, s’imbarcò all’aeroporto di l’Havana, direzione Pyongyang. Dopo molte ore di volo, il Che, appena sbarcato nella capitale nordcoreana, fece un giro per la città e si recò al palazzo di Kim Il-sung, elogiando la Corea del Nord come modello per il futuro di Cuba. In quel momento, Cuba aveva necessità di rapporti diplomatici con più Stati possibile, specialmente con quelli affini al sistema socialista. E Guevara sapeva perfettamente che la Corea del Nord, uscita da una guerra sanguinosa con il vicino meridionale, era uno dei pochi Paesi che da subito aveva dipinto i “compagni” cubani come alleati e amici nella lotta per l’avanzata del socialismo. Da quella storica stretta di mano fra il rivoluzionario cubano e il dittatore nordcoreano, si può far discendere la nascita dei rapporti diplomatici ufficiali fra Pyongyang e l’Avana. Rapporti che la Guerra Fredda ha poi consolidato e che si pensava che dovessero affievolirsi con le aperture di Barack Obama al governo castrista e la fine dell’embargo. Gli osservatori credevano (molti speravano) che il loro fosse un rapporto di puro e semplice interesse, che non avrebbe ma potuto resistere né all’avanzata del tempo, né alle logiche commerciali, una volta terminato il drammatico embargo imposto da Washington all’isola ribelle dei Caraibi.
Gli osservatori si sono dovuti tuttavia arrendere a una realtà diversa. Cuba non è un Paese dell’Est Europa. Non si è lasciata andare alla caccia del capitalismo selvaggio, non ha cercato la vendetta sulla Russia quale erede dell’Unione sovietica che aveva invaso il proprio territorio, e non aveva alcuna necessità né voglia di interrompere gli storici legami con Mosca e con gli altri alleati dello schieramento ex-socialista e oggi non filo-occidentale. Raul Castro, succeduto a Fidel, sembrava dovesse essere il leader della controriforma, ma il sistema cubano ha rivelato una sua naturale resilienza a entrare nelle logiche di Washington. Ed è così che il dialogo fra Cuba e Stati Uniti si è interrotto anche abbastanza bruscamente, in particolare con l’ascesa di Trump, da sempre fieramente contrario ad aperture al regime castrista, e che adesso vive la crisi dei cosiddetti “attacchi acustici” ai diplomatici Usa, che la Cia considera opera dei cubani o comunque figlia della complicità dei servizi cubani con altre potenze. A questa freddezza nei rapporti con gli Stati Uniti, si è unito anche un fedele allineamento di Cuba alla vecchia sfera d’influenza sovietica, oggi più geopolitica che ideologica. E in questa sfera, c’è ancora la Corea del Nord.

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