Come uscire dalla crisi: la moneta complementare

lug 15, 2013 2 comments

Di Cristiano Botti
http://dharmablog.net

Ovunque rivolgiamo l’attenzione risulta ormai palese l’inevitabilità di un fatto: il nostro paese, come tanti altri, è tremendamente in crisi economico-finanziaria.
Dati alla mano la maggior parte delle aziende non solo fanno fatica a guadagnare, ma in molti casi ci rimettono, continuando a reinvestire il denaro accumulato in tempi migliori con la speranza che le cose cambino. Per non parlare delle persone, Confesercenti ha misurato che 6,2 milioni di italiani non si nutrono abbastanza, ovvero il 10% della popolazione.
Ma da cosa è dovuta questa crisi?
Oltre al sistema economico-finanziario a debito che trasforma la moneta in un fine e non in uno strumento di misurazione per facilitare lo scambio (per approfondire vedi il mio articolo ‘Come uscire dalla dipendenza del denaro’), la crisi attuale è dovuta da un fattore molto semplice: la mancanza di moneta in circolazione. In molti casi non ci manca né la voglia di lavorare, né la voglia di crescere insieme arricchendo la nostra economia tramite lo scambio di beni e servizi necessari al nostro vivere quotidiano.







L’indice macroeconomico di riferimento è la cosiddetta “massa monetaria” M1, ovvero la quantità di denaro in contanti più i saldi dei conti correnti. Nel primo trimestre del 2011, M1 subì una contrazione del 40%; un vero e proprio tonfo. Vuol dire che quello che a dicembre 2010 era acquistabile a 10,00 euro, per poterlo ancora vendere bisognava metterlo a 6,00 euro.
Da allora sono rimaste intatte le cause che hanno portato alla diminuzione di M1:
1.la Bce non ha rispettato la decisione del suo stesso Consiglio direttivo del dicembre 1998, ovvero la decisione di aumentare la quantità di euro in circolazione del 4.5% all’anno.
2. Essendo l’euro la moneta più forte del mondo, rende più vantaggioso importare piuttosto che produrre. Importare merce vuol dire esportare denaro e si riduce, quindi, la massa monetaria M1.
Coloro che inconsapevolmente sperano in una ripresa rimarranno profondamente delusi. La situazione andrà inevitabilmente a peggiorare visto che oltre a non essere previsto un aumento della massa monetaria nel nostro territorio, a partire dal 2015 il trattato denominato Fiscal Compact entrerà in vigore, quindi da quell’anno e per i successivi venti (20) l’Italia dovrà tagliare la spesa pubblica di 45 miliardi di euro ogni 12 mesi, in modo da riportare alla soglia del 60% il rapporto debito/Pil. Insomma se ne intravedete la portata, siamo messi male.
Siamo arrivati ad un punto in cui questa élite di banchieri privati a capo della BCE sta smettendo di emettere moneta in circolazione creando così una deflazione che comporta la perdita del potere d’acquisto. Se ci sono meno soldi in circolazione, è ovvio che non è possibile scambiare beni e servizi tra i cittadini di uno stesso contesto economico, di conseguenza viene impedito anche alle attività commerciali di investire verso nuovi progetti per mancanza di liquidità. Tutto ciò comporta  a catena una serie di fattori come ritardi di pagamento, insoluti, fallimenti, pignoramenti e altri contesti dannosi non solo per le singole attività commerciali, ma per l’intera economia territoriale e nazionale. Come se non bastasse, questa situazione porta maggiormente ad incrinare le relazioni sociali fra individui ed aziende, creando debiti o mancati pagamenti che spesso non sono per deliberata volontà di nuocere, ma per mancate possibilità, ritrovandoci a farci guerra l’un con l’altro quando tutti siamo sulla stessa barca, vittime di un sistema perverso di creazione ed emissione della moneta.
La situazione prevista per i prossimi anni è delle peggiori a livello di moneta Euro, ma noi siamo destinati ad essere vittime inevitabili di questo sistema o possiamo fare qualcosa per uscirne?
La risposta è SI, non solo possiamo fare qualcosa…possiamo fare molto!
Esistono già modelli economici complementari da poter utilizzare in maniera parallela all’Euro sia tra privati che fra aziende, per continuare a scambiarci beni e servizi bypassando in parte il sistema che ci viene imposto attualmente.
Usare monete complementari all’euro sta diventando una moda in tutta Europa. Ovvero si stanno usando strumenti di pagamento che integrano la mancanza di euro che si trovano in circolazione.
Per farlo, è necessario lasciar salva in euro la parte relativa alla fiscalità: il Fisco accetta solo quelli. Per il resto, c’è libertà d’azione.
In Italia e in molti Paesi europei, si sta registrando un’intensa fioritura di monete complementari, infatti esistono intere comunità che ne fanno largo uso, sia in formato cartaceo sia in formato elettronico. Sono famosi il Comune di Nantes, in Francia, o anche la comunità sarda che ha introdotto il Sardex, in formato solamente elettronico.
La migliore soluzione è agire su due fronti, nessuno secondario, integrando la massa monetaria con mezzi di pagamento alternativi e perfettamente legali e, parallelamente, ricostruire le relazioni sociali fra le persone nel territorio.
Per integrare la massa monetaria, i mezzi che possiamo usare sono sostanzialmente due:
1. una moneta complementare su base fiduciaria;
2. un sistema di compensazione multilaterale tra aziende su base legale.
Il primo può essere usato da tutti, mentre il secondo è un circuito di credito commerciale più comunemente chiamato ‘credito compensativo tra aziende.’
L’importante è che i due strumenti non devono mai sovrapporsi. Possono seguire percorsi paralleli, ma mai è possibile stabilire un interscambio tra i due, proprio perché sono inquadrati diversamente a livello giuridico.
Andiamo a comprendere meglio cosa sono questi circuiti diversi ma paralleli.
Lo strumento di pagamento più diffuso ed affermato tra le monete complementari si chiama Scec.
La sua corretta circolazione è assicurata dall’associazione no profit Arcipelago Scec, che da anni opera in tal senso e ha sviluppato tutto il necessario know how giuridico ed economico.
Lo Scec, fiscalmente, è inquadrato come buono sconto, ma svolge la funzione di moneta al momento in cui viene accettato volontariamente dai negozianti e speso nuovamente per ulteriori acquisti.
L’accettazione volontaria rinforza la fiducia tra chi compie gli scambi, quindi va a ricostruire quello che l’attuale sistema monetario sta lacerando, ovvero i rapporti sociali.
Non a caso gli Scec sono una rappresentazione di un atto di fiducia circolare. Come detto prima sono distribuiti gratuitamente dall’associazione Arcipelago SCEC con criteri pubblici, trasparenti ed uguali per tutti; vengono usati in percentuale con gli Euro determinando un minor costo quando acquistiamo. Gli Scec sono:
- un mezzo per sviluppare fiducia e coesione sociale;
- un patto tra famiglie ed imprese per trattenere e far circolare la ricchezza nei propri territori;
- un atto di Solidarietà concreta per ridurre i prezzi senza diminuire i redditi.
L’utilizzo dello Scec aiuta le nostre aziende, restituendo maggiore potere d’acquisto alle famiglie e riconsegnando benessere e sovranità ai nostri territori.
gli SCEC
Essendo su base volontaria e fiduciaria lo Scec non ha alcun valore legale, quindi è esente da carico fiscale (a meno che non venga utilizzato al 100% in maniera non occasionale) ma allo stesso tempo non è possibile perseguire nessuno in caso di mancato pagamento.
E’ uno strumento adatto per gli scambi tra privati e aziende e solo occasionalmente per gli scambi tra aziende, in quanto queste ultime hanno bisogno di maggiori certezze come i crediti compensativi che andremo ad analizzare.
Intanto per capire meglio come usare lo SCEC, come diventarne accettatore e dove utilizzarlo attualmente visita il sito ufficiale: www.scecservice.org
Proprio perché lo Scec non ha alcun valore legale ed è su base completamente volontaria, (ognuno è libero di cambiare in qualsiasi momento la percentuale di Scec accettata) non sempre è un metodo funzionale per gli scambi fra aziende. Per questo esiste tra le aziende il ‘circuito di credito compensativo’, come il Sardex ad esempio, che è usato da circa 1000 attività commerciali in Sardegna.

sardex
Il circuito di credito compensativo non è un’invenzione recente, basti pensare che il WIR in Svizzera esiste dal 1934 ed è considerato il plus-ultra in tale contesto.
I circuiti di credito avvengono spesso anche fra multinazionali, famoso ad esempio è stato il suo ingente utilizzo quando Microsoft acquisì Google. E’ uno strumento molto potente di beneficio collettivo e sostenibile, quindi capiamo meglio di cosa si tratta.
Il credito compensativo non è nient’altro che un baratto multilaterale tra aziende che può avvenire sia in percentuale che a totale importo rispetto al costo del bene o servizio offerto, in relazione agli accordi che vengono stipulati nel momento in cui un’azienda entra a far parte del circuito.
Banalmente: se un’azienda A ha un credito nei confronti di un’azienda B per 3.000,00 euro e l’azienda B ha un credito di pari importo nei confronti di A, i due crediti si annullano.
Ma quasi mai si dà questo caso.
La compensazione avverrà in modo multilaterale, ovvero coinvolgendo tutte le aziende del circuito.
L’azienda A fa una fornitura per il valore di 3.000,00 euro all’azienda B. L’azienda A potrà “spendere” il suo credito verso qualsiasi azienda del circuito, che lo accetterà come mezzo di pagamento. Il credito potrà essere anche frammentato fra più aziende.
Le aziende che accettano il credito dell’azienda A o anche una sua parte avranno a loro volta un credito per la fornitura concessa ad A.
L’azienda B andrà a debito di 3.000,00 euro, debito che dovrà “ripagare” fornendo un pari importo di beni o servizi alle aziende del circuito che lo richiederanno.
Questi debiti e crediti non avranno interesse, essendo unicamente di natura commerciale.
Per vigilare la corretta compensazione dei crediti con i debiti, sarà costituito un ente terzo.
La vigilanza avverrà redigendo un rating dei comportamenti virtuosi e facendosi garante degli scambi commerciali. La garanzia è fondamentale per dare certezza ai contraenti.
Ecco un video dimostrativo di come può essere usato: http://www.sardex.net/come-funziona/#up
Il circuito compensativo ha corso legale, quindi è soggetto ad IVA e a fatturazione, perciò per tale motivo è normalmente interesse di tutte le aziende facenti parte alla camera di compensazione essere a 0 nel momento in cui si deve versare l’IVA.
Ci sono vari circuiti sia di moneta complementare come lo Scec, sia di credito compensativi fra aziende, che stanno nascendo in tutta Italia e vi consiglio di informarvi se ne esistono già alcuni nella vostra zona. Dal nostro canto, essendo in Toscana, siamo già attivi per ampliare il circuito Scec a livello territoriale e in parallelo siamo in procinto di attivare un circuito di crediti compensativi fra aziende. Fra i lettori toscani che ne vogliono sapere di più, potete contattarmi dopo aver cliccato su questo link: http://dharmablog.net/contatto/
Con voglia di creare un modello economico più sostenibile ed equo, un abbraccio :)


Commenti

  1. Mio caro la tua spiegazione è più che esauriente , ma l'esatto sistema per uscire da questo empasse con tutta questa accozaglia di fatti , cose e persone che ci viene addosso , qual'è?
    Ce la faremo?
    Un abbraccio!

    RispondiElimina
  2. Anno 2000/2001 Crisi finanziera Argentina, per transitare ed uscire della crisi (uscita forzata dell'economia dollarizzata) sono nati in quasi tutte le province delle monete complementari al Pesos Argentino. Tutto gestito dai governi regionali. Il consumo è cresciuto.

    RispondiElimina

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