La tradizione del maggio e il culto arboreo

giu 6, 2015 0 comments

Di Andrea Romanazzi

Un Elemento che permea l'intero substrato della cultura e delle tradizioni popolari d'Europa è il culto dello spirito arboreo, filo d'Arianna nell'impervio e intricato sentiero del folklore. Tra le sue numerose manifestazioni esso si presenta ancora oggi tra le pieghe di un rito molto antico, la festa del Maggio, espressione popolare di una figura che, dall'Animismo al Cristianesimo, ancora resiste alle spire del tempo e delle religioni.
Varie sono le ipotesi sull'origine etimologica del nome "Maggio", per alcuni studiosi esso scaturisce da una antica dea della fecondità, Maja, per altri dal mese stesso in cui questa festa si celebrerebbe, coincidente con quella di Beltane, che a sua volta proverrebbe dal termine "bel", brillante, forse legato ai numerosi falò che si accendono in questa data, o da un antico dio gallese della pastorizia conosciuto come Belinos, o "grande albero sacro", denominazione che suggerisce uno stretto rapporto tra la divinità e il Maggio nella figura dello spirito arboreo.
Per capire cosa si nasconde realmente dietro questa tradizione dobbiamo esaminare le caratteristiche essenziali della festa. In realtà data la sua notevole diffusione vi sono diversità peculiari per ogni luogo, il Frazer nel suo libro "Il ramo d'oro" descrive tantissime tradizioni europee, narra che usanza più diffusa era quella di portare al villaggio un enorme albero per poi adornarlo con i frutti della terra, animali e piante, come ringraziamento alla divinità ma anche come gesto basato sul concetto di Magia Simpatica molto caro al contadino per il quale "il simile produce il simile": L'esporre frutti e vivande altro non era così che un modo per propiziare fertilità e abbondanza. Queste tradizioni molto antiche e sicuramente derivanti dall'area nordico-celtica ove il culto arboreo era molto diffuso, le troviamo anche nelle tradizioni romane, nei "floralia" che si tenevano durante le Calende di Maggio, quando, dopo canti e balli, si propiziava l'abbondanza con rituali a sfondo orgiastico, usanze che ancora ritroviamo nell'Inghilterra del 1500 e che tanto facevano scandalizzare i Puritani. Altra tradizione,sempre in tema di "accoppiamento" era poi la presenza di un Re e una Regina del Maggio, idea sicuramente successiva a quella arborea ma che ben ricorda i rituali di accoppiamento che si tenevano in quei periodi. Successivamente, con l'avvento del Cristianesimo, questi rituali, dopo un iniziale condanna per il loro richiamo pagano a causa del loro forte radicamento nella tradizione popolare, furono trasformati e legati ai Santi della nuova religione come al San Jack in Green inglese o al San Giorgio, definito "il verde" tra gli slavi, facili trasposizioni dello spirito silvano
Verde Giorgio noi portiamo,
Verde Giorgio accompagnamo,
ci procuri molta biada
o nell'acqua se ne vada.


Nascono così leggende su santi come San Waast o il Beato Giacomo che, piantando il loro bastone nel terreno lo avevano trasformato in un grande albero, un modo per rendere cristiani luoghi e culti pagani.
In Italia feste del Maggio le troviamo nell'area del bresciano, a Ponte Nova, in Val Seriana, vi è la tradizione di portare nel centro del paese un abete che viene addobbato con frutta e fiori dalle fanciulle e portarlo sul monte vicino ove resterà fino a Giugno allorquando verrà arso. A Gualdo Tadino, in provincia di Perugina, invece, tradizione vuole che il 1 Maggio vengono tagliati due enormi pioppi che poi sono legati creando un altissimo palo alzato nella piazza del paese. Molto suggestive sono le feste del Maggio lucano che, anche se lontane geograficamente dalle tradizioni nordiche, tramandano una serie di rituali assorbiti dalla dominazione longobarda. Particolarmente note sono le feste che si tengono a Oliveto Lucano, Pietrapertosa, Castelmezzano e Accettura, quest'ultima fondata proprio dai longobardi, a dimostrare proprio lo stretto legame tra il rituale-culto e questo popolo.

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