Unione Europea: anche Sartre profetizzò il suo fallimento

gen 23, 2017 0 comments
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Di Federico Pastore e Mirco Coppola
Molto scettiche sul processo di integrazione europea, le parole di Jean-Paul Sartre, apparse quell’anno in un articolo su Le Monde, anticipano e preconizzano le storture (geo)politiche che, quarant’anni dopo, avrebbero caratterizzato la crisi del sistema Euro.

La Crisi economica degli anni ’70


Dalla crisi del 1973 e dalla guerra economica iniziata dagli Stati Uniti contro l’Europa e il Giappone, nuovi rapporti di forza, una nuova divisione internazionale del lavoro stanno portando al deterioramento dell’economia, all’aumento della disoccupazione, alla disgregazione delle strutture politiche dell’Inghilterra e dell’insieme dei Paesi dell’Europa meridionale” scrive Sartre nel 1977 nell’incipit del suo scritto.
Corsi e ricorsi storici, che illustrano un’Europa che nella crisi precedente, quella degli anni ’70, ricorre alle manovre di austerity, anche se in quel caso il nodo cruciale era la crisi energetica e di sovrapproduzione.

L’integrazione Europea nemica del proletariato

“La somma dei pericoli“, continua il filosofo francese“mi pare così minacciosa per il futuro della libertà che desidero rivolgermi a voi nella speranza che il vostro partito (Il Partito Socialista ndt) rifletta ancora prima di impegnarsi sul ‘cammino europeo’ su cui oggi viene spinto.
L’Europa che ci presentano i signori CarterSchmidtGiscard e Andreotti non ha alcun rapporto con l’internazionalismo proletario, è estranea all’Europa dei lavoratori che per un secolo è stata l’ideale del movimento operaio occidentale”. Certamente una delle intuizioni che si sono rivelate maggiormente veritiere, date le condizioni attuali dei lavoratori del Sud europeo fra disoccupazione e precarietà.

L’egemonia “americano-tedesca” e “l’Europa del Capitale”

“Lo spirito dei suoi promotori, al contrario, la agita all’interno della dinamica attuale delle forze di classe per costruire un’Europa del Capitale, che sarà inevitabilmente dominata dalle multinazionali tedesco-americane.
Un esame delle forze presenti mostra come un’Assemblea europea, eletta in un tale contesto, servirà unicamente come strumento istituzionale di questo dominio”, ammonisce Sartre che da francese aveva forse già intuito quale spazio avrebbe avuto la Germania nel nuovo processo europeo.
“Un appello è stato recentemente lanciato ‘per la formazione di un comitato d’azione contro l’Europa tedesco-americana e l’elezione di un Parlamento al suo servizio’.
Cosa dice questo appello? Dice che l’inflazione, la disoccupazione, la svalutazione monetaria, la recessione non saranno risolte con piani di austerità varati dai governi capitalisti dell’Europa meridionale, perché derivano necessariamente dal nuovo ordine internazionale imposto all’Europa dagli Stati Uniti e i loro alleati della Repubblica Federale Tedesca.
Questa austerità ricadrà per forza di cose sulle masse, non sui privilegiati. E la sua applicazione non sarà né facile né felice. I salariati la respingeranno, è ovvio. Il che allora vorrà dire che la si imporrà usando contro di loro i poteri dello Stato.[…]E’ questo che spiega perché Stati forti, d’un tipo nuovo, si profilano oggi all’orizzonte della crisi”, spiega con lucidità Sartre.

Europa, un progetto nato vecchio

“L’Europa sta diventando una nuova America Latina.
Mentre la Germania Ovest è diventata la prima potenza economica militare e politica d’Europa, le borghesie dell’Europa meridionale si dibattono, si perdono, in difficoltà inestricabili.
È probabile che preferiscano sottomettersi senza condizioni alla ‘leadership’ tedesco-americana piuttosto che passare la mano a quelle che chiamano ‘le coalizioni socialiste-marxiste'”, in questo lungo passo si evince dalle parole di Sartre come l’Europa costituisca un prodotto della guerra fredda, inadatto alla soluzione dei problemi dell’epoca attuale.
Sartre evidenziava, già in quell’anno, come ci si affrettasse a riunirsi sotto il cappello tedesco-americano piuttosto che costruire un’Europa indipendente, per il timore di dover affrontare la minaccia socialista e sovietica.
“Coloro che credono sinceramente che, in questa situazione, si creerà un’Europa indipendente farebbero bene a essere prudenti e a riflettere.
È lontano il tempo in cui il generale De Gaulle si oppose all’egemonia americana.
L’elezione di un Parlamento europeo a suffragio universale, preparata insieme dai signori Giscard e Chirac, non è che un’abdicazione di fatto alla strategia e alle pressioni americane: abdicazione che condurrà direttamente a un proconsolato tedesco sull’Europa”, spiega il filosofo come nel passo precedente, ma qui Sartre è ancora più profetico.
Già all’esordio della nostra testata spiegammo infatti come all’Europa di oggi manchino personaggi come il Generale De Gaulle, che puntavano sul serio a costruire un’Europa sovrana e indipendente.

L’involuzione autocratica dell’Europa liberale

“Gli eventi politici che si verificano in Francia in questo momento sono singolarmente chiari alla luce dell’analisi di cui sopra. La società liberale avanzata è al suo termine. Può aprire in ogni momento all’avvento di uomini e forze che non farebbero troppo caso alle libertà o addirittura alla legalità.
Un bel mattino, come in Germania Ovest, potrebbe cominciare la caccia al “collettivista”. È una completa illusione contare sulla dinamica delle lotte in Europa per influenzare il corso degli eventi”, naturalmente questo passo è figlio del suo tempo: la società liberale non sta tramontando e a finire è stata invece l’Unione Sovietica.
Tuttavia in questo passo il filosofo francese analizza in fieri quella tendenza delle future istituzioni europee a involversi in potere autocratico. Non si è dato caccia al collettivista, ma si dà caccia a chi non sostiene le ricette globaliste e neoliberiste dell’Europa già da qualche anno.

La profetica analisi sulla sinistra di oggi

“I sostegni mancano a livello europeo, anche nei partiti socialisti.
È chiaro, in particolare, come la socialdemocrazia tedesca sia fin dalla sua ricostituzione nel 1945 uno degli strumenti privilegiati dell’imperialismo americano in Europa.
Ha, in primo luogo, fortemente contribuito alla ricostituzione del capitalismo nella Germania occidentale orientando la classe operaia alla collaborazione con gli antichi padroni nazisti del grande capitale e delle banche tedesche.
Poi si è aperta la caccia alle “streghe di sinistra” che sta crescendo oggi in Germania. Oltre cinquecentomila indagini sono ora aperte nel quadro delle leggi inique sul “Berufsverbote” (il ‘divieto di impiego’) e la polizia della Repubblica federale pratica l’assassinio e la tortura legale su alcuni oppositori dell’ordine capitalista.
Il Cancelliere “socialista” Schmidt ha finalmente lanciato il riarmo del suo paese. In diretta violazione dei trattati, si impegna ancora oggi per la fabbricazione di bombe atomiche in Brasile e Sud Africa. E respinge brutalmente ogni serio progetto di aiuto al terzo mondo.
[…]Cresce in arroganza dietro l’intervento pubblico negli affari interni di Portogallo e Italia, poiché ha tutta la forza e il supporto che gli servono. La linea del suo governo prolunga e anzi precede naturalmente la nuova strategia definita dalla Commissione Trilaterale negli Stati Uniti.[…]
Non possiamo sperare oggi di separare la politica interna dai problemi internazionali o trasformare la società in Francia senza combattere l’egemonia tedesco-americana sull’Europa occidentale”, anche qui con grande lucidità Jean-Paul Sarte analizza la trasformazione della sinistra europea da una sinistra orientata ai diritti sociali e dei lavoratori a una sinistra globalista e filoatlantista come lo sarà soprattutto a partire dalla caduta del Muro.
Da raccogliere anche l’invito dell’intellettuale francese a non separare la politica interna di un paese dal contesto internazionale.

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