LA RIVOLUZIONE DEI GAROFANI E MARIO SOARES

gen 13, 2017 0 comments
I socialisti ricordano Mario Soares

Di Alberto Benzoni

Per chi valuti gli eventi storici non solo e non tanto in relazione alla loro importanza specifica ma in base al loro peso nell’immaginario politico della generazione che gli ha vissuti, la rivoluzione portoghese del 1974 e il suo consolidamento nell’ambito del socialismo europeo degli anni settanta rappresentano un fatto di portata capitale. Perchè ha infranto alcuni miti che, anche perchè mai soggetti precedentemente a verifica, erano diventati verità indiscusse. Perchè ha cancellato speranze antiche e recenti. E, nel contempo, perchè ha definitivamente fatto sparire antichi terrori.
Salazar, leader del regime fascista portoghese sconfitto da Soares
Il dittatore portoghese Salazar
Il Portogallo era stato il primo anello della catena dei fascismi latini, una condizione che non gli aveva impedito il perfetto inserimento nel sistema occidentale ricostruito dopo il 1945. E ora questo archetipo di un sistema che, con la dittatura dei colonnelli in Grecia sembrava estendersi irresistibilmente prendendo in tenaglia il nostro paese si dissolveva pacificamente al suono di una languida canzone d’amore e con offerte di fiori ai militari.
La dittatura dei colonnelli in Grecia
Il golpe greco del 1967
Le forze di sicurezza e le truppe inviate nelle colonie a puntellare il sempre più malfermo dominio portoghese non seguivano l’esempio dei parà francesi in Algeria; ma, al contrario, vedevano nel fallimento della loro missione la conferma del fallimento del regime che gliel’aveva affidata e la necessità del suo abbattimento. Circa un anno dopo, in Spagna lo schema del superamento pacifico sarebbe stato gestito dalle forze politiche; dagli eredi dei massacrati del 1936-39 (in una delle più feroci guerre di classe che la storia ricordi) e da quelli dei loro massacratori.
Per l’occidente, questa rivoluzione era una prima assoluta. Un’evidente anomalia che venne risolta, nell’immaginario collettivo della sinistra eliminando, per così dire, il fattore geografico per sostituirvi uno spazio immaginario che poteva appartenere ad altre epoche e ad altri continenti. Ecco, allora, la rivoluzione castrense, l’esercito alla guida del popolo, propria dei paesi sudamericani o magari anche mediorientali. Ecco la formula del 1917 con la triplice operai-contadini-soldati (anche con la piccola variante della preminenza del’ultimo elemento della triade…).
Ecco ritornare, in alternativa alla dittatura del partito comunista (e Cunhal era il perfetto rappresentante dell’ortodossia terzinternazionalista con socialfascisti annessi…) i marinai di Kronstadt, il potere dei soviet e dello spontaneismo di base, incarnato, ma non solo, da Otelho de Carvalho ). ed ecco, infine, riproporsi prepotentemente l’antitesi bolscevichi/menscevichi rappresentati, questi ultimi, da Mario Soares, che aveva pagato di persona decenni di opposizione alla dittatura salazariana.
La rivoluzione dei garofani: pace e socialismo per il Portogallo
Anche in questo, unitari erano i menscevichi: Soares più che disposto a collaborarre con Cunhal ma nel quadro del ristabilimento di una democrazia compiuta. Mentre i comunisti portoghesi prediligevano nettamente l’ipotesi di una forzatura rivoluzionaria, appoggiata dall’ala “rivoluzionarmente più cosciente“delle forze armate.
Un quadro aperto, nel 1974 e ancora nel 1975, ad ogni tipo di esito; il più probabile, almeno agli occhi degli osservatori esterni, essendo quello del ripetersi del ciclo radicalizzazione/repressione.
Su questa ipotesi, con intenti opposti, si muovevano, non a caso, americani e sovietici: Kissinger dando per persa la battaglia per uno sbocco pacifico della rivoluzione e apprestando, sin da allora, le ben note contromisure. Breznev, ansioso di successi in campo internazionale (già arruolati, a dimostrazione dell’avanzata irresistibile del campo socialista, improbabili partiti marxisti-leninisti nell’Africa australe oltre a Menghistu…) e quindi interessato non a moderare Cunhal ma a spingerlo oltre.
Palme, Kreisky, Brandt: socialismo, distensione e terzo mondo
Olof Palme, Bruno Kreisky, Willy Brandt
Decisivo, a questo punto, l’atteggiamento della sinistra europea: i socialisti che con i Brandt, i Palme, ma anche con i Mitterrand e i De Martino erano vitalmente interessati a fare del Portogallo un test in primo luogo dell‘internazionalismo socialista ma anche per l’auspicata unità delle sinistre e i comunisti interessati a veder materializzata, in Portogallo come altrove, la nascita dell’eurocomunismo. ipotesi, per inciso, cui lo stesso Soares era fortemente interessato; lo troveremo, non a caso, a fianco di De Martino nel comizio di chiusura della campagna elettorale del 1976, tutta segnata, almeno nei progetti del professore napoletano, dalla prospettiva della ricostruzione, sulla base di progetti politici comuni dell’unità tra Psi e Pci.
Internazionalismo socialista: dalla rivoluzione dei garofani all'Unione delle Sinistre
Il socialismo internazionale vinse completamente sul primo punto: gestione della crisi da parte dei partiti europei, sconfitta del settarismo e dell’avventurismo di Cunhal, ritorno ad una piena democrazia, superando l’ipotesi del partito della nazione incarnata dai militari. Nessun ricorso alla destra.
Ma fallì sul secondo. non bastando gli appelli e i tentativi di mediazione di De Martino e di Berlinguer ( appoggiati da Carrillo) a superare il blocco Mosca-Lisbona con il progressivo defilarsi di Marchais (due anni dopo, nel 1977, sarebbe stata definitivamente rotta l’Union de Gauche con il pretesto dell’insufficiente numero di nazionalizzazion previste da Mitterrand).
L'eurocomunismo sconfitto a Lisbona
I leader dell’eurocomunismo: Berlinguer, Carrillo, Marchais
Così, i socialisti rimanevano unici padroni del campo, assumendo la leadership della sinistra, e a sinistra dei comunisti, in Francia, Spagna e Portogallo e varando la grande stagione del “cambiamento della vita“.
Finito l’incubo del fascismo, in ritirata la destra tradizionale. L’orizzonte luminoso e la strada aperta: dietro l’angolo c’erano naturalmente i Reagan e le Thatcher ma nessuno sospettava che ci fossero…
I leader del socialismo mediterraneo
in quanto a Mario Soares nessun rinnegamento e nessun cinismo nell’esercizio del potere. Nessuna concessione alle mode intellettuali. Sarebbe rimasto sino alla fine della sua lunga vita l’esempio del galantomismo socialista e della semplice fedeltà ad un ideale.
Che la terra gli sia lieve.

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