‘Post-truth’, siamo nell’era politica della post-verità. E qual è stata quella della verità?

gen 12, 2017 0 comments
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Di Gloria Origgi

L’Oxford English Dictionary ha eletto parola dell’anno “Post-Truth”, post-verità, definendola come segue: “relativa a circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti nel formare l’opinione pubblica del ricorso alle emozioni e alle credenze personali”. La scelta è stata ovviamente influenzata dalle recenti vittorie elettorali del Brexit in Inghilterra e di Donald Trump negli Stati Uniti, esempi di risultati influenzati dalla circolazione di falsa informazione e da una totale assenza da parte degli elettori di “fact-checking” ossia di verifica della veridicità delle informazioni. I giornali del mondo intero si sono affrettati a riportare la notizia annunciando l’ingresso della politica nell’era della post-verità Bene. Ma è una novità? Davvero scopriamo oggi tutto d’un colpo di essere entrati nell’era della post-verità E qual è stata l’era politica della verità, se posso permettermi? 
Mi ricordo da bambina che il prete della parrocchia vicino alla casa di campagna di mia nonna faceva propaganda anti-comunista dicendo nella predica che i comunisti lanciavano le vipere con gli elicotteri sui campi dei contadini per infestarli di serpenti… Io e mia sorella eravamo terrorizzate ad andare a giocare nel prato pensando a tutti quei serpenti infernali lanciati dal P.C.I…. Negli stessi anni Fanfani andava in giro per l’Italia a fare propaganda contro il referendum sul divorzio pronunciando un famoso discorso in cui dipinse i divorzisti come pervertiti che “approvano le passioni, la libidine, gli istinti animaleschi degradanti la dignità umana” e in un comizio mise in guardia gli astanti sul futuro dell’Italia divorzista in cui gli uomini “avrebbero visto le loro mogli andarsene di casa con le mogli dei loro amici”. L’Unione Sovietica alla stessa epoca predicava teorie genetiche deliranti anti-darwiniste, promulgate dallo scienziato agronomo Lysenko che era un fermo sostenitore dell’ereditarietà dei caratteri acquisiti.
Nel 2003 un’intera coalizione di stati occidentali, Italia compresa, andò in guerra per smantellare l’arsenale inesistente di armi di distruzione di massa di Saddam Hussein contro ogni evidenza presentata dagli esperti come Hans Blix, lo svedese capo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica, che aveva scritto un rapporto a chiare lettere sostenendo di non aver trovato nessun’arma di questo tipo nelle sue ripetute ispezioni…
Dunque, per tornare ai fatti: qual è l’età dell’oro in cui la politica era il dominio della verità? Per quanto riguarda gli esperti della questione, ossia i filosofi che si occupano di epistemologia, quella branca della filosofia che ha a che fare con la questione di come distinguere il vero dal falso, il problema non sembra per nulla nuovo.

Da Aristotele, a Platone, a Tucidide, tutto il pensiero antico si lamenta dei rischi delle false informazioni nell’influenzare l’opinione della gente. Il secondo libro della Retorica di Aristotele, che immagino più nessuno legga a scuola perché obsoleto, polveroso pezzo di cultura non fattuale, il filosofo di Stagira presenta un vero e proprio trattato delle passioni che un politico deve essere in grado di manipolare con il discorso per influenzare la sua audience. Il fatto che la politica fosse il dominio delle emozioni, delle passioni civiche, dei valori, e non della verità lo sapevano già gli antichi dunque. 

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