Il fallimento del modello svedese

feb 25, 2017 0 comments

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Di Mauro Indelicato

Gaffe o non gaffe, certo che la frase di Trump sulla Svezia dei giorni scorsi ha comunque di per sé un merito: accendere i riflettori sul Paese scandinavo e poter sdoganare la leggenda che, da Göteborg in su, il mondo si presenta perfetto e lontano da un sud Europa bistrattato e considerato quasi alla stregua del terzo mondo. A Stoccolma, come nel resto del Paese famoso per la nota marca di una catena di distribuzione nel campo dei mobili, le cose non vanno affatto bene ed a parlare chiaro sono i dati che dimostrano un fallimento a trecentosessanta gradi del “modello svedese” di welfare ed integrazione. Non solo: in Svezia non mancano nemmeno gravi deficit di democrazia se è vero che, di fatto, parlare dei problemi che riguardano le scelte errate degli ultimi governi sui temi dell’immigrazione e dell’economia equivale ad essere “linciati” mediaticamente ed accusati di essere razzisti, oltre che di essere condannati ad un’ammenda, come accaduto negli anni scorsi a Michael Hess, esponente per giunta socialdemocratico e quindi vicino al governo.

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Il modello svedese sta dimostrando, negli ultimi anni, clamorose lacune su molti fronti; Stoccolma non è più, o forse non lo è mai stato, quel paradiso in terra spesso descritto nei decenni passati: aumenta la criminalità, aumenta il senso di insicurezza tra i cittadini, ma a pesare è soprattutto l’aumento del numero degli stupri, il quale è cresciuto dell’81% solo tra il 2004 ed il 2007, ma che nell’ultimo decennio non si è affatto fermato. Il tutto può essere messo in relazione all’aumento di numero di immigrati che entra ogni anno nel Paese? Saperlo ufficialmente è impossibile, giacché in Svezia è reato divulgare dati inerenti episodi criminali indicando l’origine etnica dell’autore, dunque nessuna statistica può essere di supporto; pur tuttavia, l’aumento della criminalità coincide con l’aumento dell’arrivo di immigrati soprattutto dal Medio Oriente. In poche parole, Trump avrà forse citato un attentato mai esistito, ma il problema della sicurezza, relativo all’aumento dell’immigrazione, è molto sentito ed inizia ad essere oggetto di dibattito politico in Svezia.
La messa in discussione del modello svedese impone una seria riflessione, che non necessariamente deve sfociare in deliri razzisti o buonisti;  la Svezia non pone alcun filtro all’ingresso di rifugiati o di immigrati da altri Paesi e dunque, visto il livello di welfare ed assistenza molto alto ed una qualità della vita elevata, in tanti dal Medio Oriente hanno visto e continuano a vedere nel Paese scandinavo una meta molto ambita. Ma questo, tanto nel nord Europa quanto in qualsiasi altro Paese del mondo, non può che provocare una pressione demografica a cui poi è difficile dare risposte: Stoccolma si è riempita di quartieri periferici trasformati in ghetti e diventati invivibili; sbaglia chi afferma che tutto ciò deriva dalla provenienza etnica dei migranti, ma sbaglia pure chi sostiene che il problema non esiste. La Svezia ha attratto un numero enorme di persone di svariate etnie e con culture differenti ed è ad oggi impossibile offrire loro la stessa qualità e lo stesso welfare garantito agli svedesi ed è oltremodo difficile appianare divergenze e tensioni sociali che sorgono da questa situazione.
La Svezia è piena di gente arrivata da diverse parti del mondo, con una cultura differente da quella del nord Europa e che, una volta accolta, non può raggiungere gli standard di vita degli altri abitanti; una siffatta situazione solleverebbe un polverone sociale ovunque ed il paese scandinavo non può fare eccezione. Questi disagi stanno portando maggiore diseguaglianza ed aumento di gente povera ed il tutto contribuisce, quanto meno, ad aumentare il senso di insicurezza e la criminalità; l’aumento esponenziale del numero degli stupri è un indicatore importante di una situazione molto delicata. Il tema nel Paese è tornato d’attualità a fine gennaio, quando tre uomini hanno attuato una violenza di gruppo ai danni di una ragazza in diretta su Facebook; i tre sono stati arrestati, due erano disoccupati di origini afgane, trovati dai poliziotti intervenuti in stato di totale ubriachezza.
Dopo questa notizia, con la memoria l’opinione pubblica svedese è tornata indietro di qualche anno, ricordando la fine fatta da Linda, una ragazza di 18 anni abusata nel 2013 da quattro uomini e poi torturata prima di essere barbaramente uccisa. Nei mesi scorsi alcuni giornalisti hanno voluto effettuare una drammatica provocazione: simulando una violenza sessuale all’interno di un’auto parcheggiata nel centro di una città svedese, si è voluto dimostrare come la popolazione ad oggi è quasi abituata a simili scenari. In effetti, davanti alle urla (false) dell’attrice e davanti alla scena simulata, nessuno si è fermato e nessuno ha voluto prestare soccorso, tutti hanno preferito tirare dritto. Non solo stupri, ma anche rapine, furti, scippi, oltre ad un consumo di alcool che in Svezia cresce sempre di più, sia tra i residenti che tra la popolazione di origine straniera, ecco lo scenario attuale nel paese scandinavo.

Un fallimento che non si vuole ammettere

Come detto, in Svezia non possono essere diffusi dati sull’origine etnica di chi compie reati; sono rari i casi in cui questo avviene, è successo per la violenza in diretta Facebook sopra descritta, ma solo perché sul web le immagini sono circolate per diversi giorni ed erano ravvisabili i connotati di chi ha compiuto quell’episodio. Il governo, piuttosto che ammettere l’esistenza di un grave problema relativo alla gestione del fenomeno migratorio nel proprio Paese, preferisce applicare la censura ed evitare di far cenno alla nazionalità di provenienza di chi commette i reati; chi osa mettere in correlazione l’aumento della popolazione di origine straniera con l’aumento dei reati più gravi, rischia di essere accusato di razzismo e potrebbe anche subire un processo per “denigrazione dei gruppi etnici”. La verità è che il sistema di welfare svedese, così come quello inerente la mera accoglienza, ha fallito: non ci sono i numeri, nei bilanci, per offrire a tutti i cittadini stranieri le stesse tutele dei cittadini svedesi, così come è difficile la convivenza tra culture diametralmente differenti.
Affermare questo, vorrebbe dire semplicemente puntare il dito su alcuni punti rivedibili del sistema svedese, il quale non rappresenta quel modello di “perfezione” tanto decantato negli anni; iniziano a comprenderlo gli stessi svedesi, nonostante sia praticamente impossibile dirlo a voce alta a Stoccolma, iniziano a constatarlo alcuni membri della stessa maggioranza. Il punto è molto semplice: accogliere senza filtri, dimostrando all’Europa intera un modello di ‘tolleranza massima’, rischierebbe in ogni paese di creare sconquassi sociali ed economici gravi e di difficile soluzione.

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