Germania dichiara guerra alle bufale online: multe fino a 50 milioni ai social che non le rimuovono

mar 16, 2017 0 comments
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La Germania si appresta a varare il più severo giro di vite da parte di un Paese europeo contro i social network che pubblicano notizie false. Il governo tedesco ha presentato una bozza di legge che impone multe fino a 50 milioni di euro alle piattaforme che dovessero non cancellare i discorsi di incitamento all’odio o le “fake news”, vale a dire le bufale che, con motivi e scopi diversi, circolano in rete. 

Il ministro della giustizia Heiko Maas ritiene che i social media non facciano abbastanza per «ripulire» le loro piattaforme da calunnie e incitamenti all’odio razziale: «Sono troppo pochi i contenuti criminali che vengono rimossi e, in ogni caso, non vengono cancellati in tempi sufficientemente brevi», ha commentato il ministro al Financial Times. Secondo le statistiche riferite da Maas, Twitter avrebbe cancellato solo l’uno per cento dei contenuti offensivi segnalati dagli utenti. Un po’ meglio avrebbe fatto Facebook, con il 39 per cento, mentre Google si dimostra il più attento con un 90 per cento di contenuti offensivi rimossi da YouTube. 

«Il problema maggiore - secondo Maas - è che i social network non affrontano abbastanza seriamente le denunce dei propri utenti». Il provvedimento è ispirato dalla preoccupazione che le fake news possano influenzare le elezioni tedesche che si terranno quest’anno, assumendo un ruolo analogo a quello giocato nell’ultima campagna elettorale americana. 

La bozza di legge prevede che i social network si dotino di funzioni, semplici e immediatamente visibili, per permettere agli utenti di denunciare contenuti diffamatori, discorsi d’odio e fake news. Le piattaforme dovranno inoltre cancellare o bloccare tutti i contenuti chiaramente criminali entro 24 ore, mentre per quelli che richiedono un’attività investigativa la rimozione è prevista nell’arco dei 7 giorni. In ogni caso gli utenti dovranno essere immediatamente informati di ogni decisione presa.  

L’orientamento del governo tedesco sembra inoltre andare controcorrente rispetto alla dichiarazione congiunta firmata a Vienna a inizio marzo dal relatore speciale delle Nazioni Unite per la libertà di opinione e espressione, dal responsabile per la libertà dei media dell’Ocse, dal relatore speciale per la libertà di espressione dell’Organizzazione degli Stati americani e da quello della Commissione africana per i diritti umani: «Gli intermediari della comunicazione non dovrebbero mai essere considerati responsabili per i contenuti pubblicati dai loro utenti salvo che non intervengano specificamente su tali contenuti o si rifiutino di adempiere ad un ordine adottato all’esito di un giusto processo condotto da un’autorità indipendente e imparziale e sempre che dispongano della capacità tecnica di adempiervi». 

Per le quattro organizzazioni internazionali la soluzione alle fake news non possono dunque essere le censure di Stato né, tanto meno, quelle affidate ai gestori delle piattaforme, come di fatto sembra orientata a fare la Germania. Come ha sintetizzato Guido Scorza, avvocato ed esperto di tematiche digitali, «la circolazione di notizie false diffuse dai governi, dai media mainstream e attraverso le piattaforme social rappresenta una minaccia seria e preoccupante per la libertà di informazione e le democrazie del mondo intero, ma leggi censorie che mirano a limitare la circolazione dei contenuti sul web chiamando i gestori delle grandi piattaforme online a rispondere dei contenuti pubblicati dagli utenti e promuovendo forme di privatizzazione della giustizia, rappresentano una cura peggiore del male».

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