Steve Bannon, lo stratega di Donald Trump, si racconta al Wsj. "La crisi 2008 e quelle azioni At&t vendute da mio padre"

mar 15, 2017 0 comments
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Steve Bannon si autodefinisce il "Dart Fener" della Casa Bianca. Per molti è un pazzo nazionalista che porterà Donald Trump sulla rotta sbagliata. Attorno al suo nome si sono fatte molte polemiche, specie per il legame con Breitbart news, il sito di notizie e opinioni ultraconservatore divenuto organo officiale della campagna elettorale di Trump. Il Wall Street Journal raccoglie un'inedita testimonianza privata, un racconto della sua esperienza familiare e di come la crisi del 2008 abbia cambiato il suo modo di pensare, fino a portarlo su posizioni di nazionalismo economico.
È la crisi finanziaria del 2008, ad avere segnato Steve Bannon. Nel corso della peggiore depressione economica di sempre crescono le radici della politica improntata al nazionalismo dello stratega del presidente americano. "Viene tutto da lì" racconta nell'intervista. In particolare viene tutto dalla scelta del padre di vendere la sua partecipazione nella compagnia telefonica At&t. Era il 7 ottobre 2008, Lehman Brothers era appena fallita. Il governo non seppe reagire alla crisi, spiega Bannon, "le aziende sono state salvate e nessuno è andato in galera. Erano aziende troppo indebitate, e tutti si sono voltati dall'altra parte". Le azioni At&t erano "l'unica ricchezza che mio padre possedeva, oltre alla casa". Marty Bannon aveva accumulato la sua partecipazione in At&t nel corso della sua carriera nel gruppo durata mezzo secolo, aveva persino siglato prestiti per aumentare la sua quota, vista come una "rete di sicurezza" per i suoi cinque figli. "Ero sempre preoccupato che li avrei lasciati senza nulla. Mi ero detto che non avrei mai venduto quelle azioni".
Quando ebbe il sentore della portata della crisi, senza consultare nessuno prese la decisione di vendere tutto. Invece di una plusvalenza, finì - a sua detta - col perdere oltre 100.000 dollari. Se avesse aspettato, si ritroverebbe ancora con un tesoretto in tasca visto che poi il valore dei titoli At&t alla lunga è tornato a salire.
Questo episodio, secondo Bannon, è simbolico. Mostra come le istituzioni in cui il padre aveva riposto fiducia lo abbiano tradito. La sua tesi è che l'avidità di Wall Street, di cui ha fatto parte avendo lavorato per Goldman Sachs, abbia creato la bolla che si è abbattuta sugli investimenti del padre. La colpa di tutto è stata nell'inerzia di Washington che, secondo lui, non ha saputo evitare il peggio. "Mio padre rappresenta l'ossatura di questa nazione: è uno di quegli uomini che rispettano le regole, il padre lavoratore che rinuncia al proprio bene in favore del bene della famiglia", spiega il braccio destro di Trump. "Il mondo è probabilmente composto al 95% da tanti Marty Bannon e al 5% da tanti Steve Bannon. È probabilmente la giusta proporzione per una società stabile".

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