Sono almeno 14 i morti causati dall’esplosione avvenuta alle 14.40 (ora locale) in un convoglio della metropolitana di San Pietroburgo, tra le stazioni di Tekhnologichesky Institut – centro di interscambio tra la linea blu e la rossa – e Sennaya Ploshchad. E almeno 47 i feriti, di cui 6 gravi, secondo gli ultimi aggiornamenti del ministero della Salute. Secondo il portale Fontanka, che ha base in città, 10 vittime si trovavano sul vagone della metro, mentre le altre 4 sarebbero decedute o in ospedale o mentre ricevevano i primi soccorsi.
A esplodere è stato un ordigno rudimentale: una valigetta ventiquattrore riempita di frammenti di proiettili, il cosiddetto shrapnel, che deflagrando sono in grado di ferire un gran numero di persone. Probabilmente, precisa Interfax, è stato “lasciato su un vagone prima della partenza del treno”, e quindi non si tratta di un attacco kamikaze.
Un secondo ordigno inesploso è stato rinvenuto poco dopo l’esplosione alla fermata della metropolitana Ploshchad Vosstaniya: era “mascherato da estintore” e la sua potenza era pari a un chilo di tritolo. Il dispositivo conteneva “elementi lesivi” al suo interno ed è dunque simile a quello usato all’interno del convoglio, per quanto molto più potente.
L’esplosione nella metro è stata classificata come “attacco terroristico” dalla procura generale russa e dal premier Dmitri Medvedev che avviene nel giorno in cui a Strelna, a pochi chilometri da lì, era arrivato il presidente della Federazione russa Vladimir Putin per incontrare il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko.
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