Il Nuovo Ordine Mondiale di Putin

mag 3, 2017 0 comments
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Di Mike Whitney
Possiamo forse dire che Vladimir Putin sia il leader Russo più popolare di tutti i tempi?
Si direbbe di si.
In un recente sondaggio condotto dal centro di ricerca statistica sull’opinione pubblica Pan-Russo, i tassi di approvazione di Putin hanno raggiunto un incredibile 86%, vale a dire il doppio di Obama quando ha lasciato l’incarico nel 2016. Ma ciò che è più sorprendente è che la popolarità di Putin è resistita attraverso un momento difficile per l’economia e dopo quasi due decadi di incarico. A differenza della maggior parte dei politici, la cui data di scadenza è compresa tra 4 e 8 anni, l’ammirazione pubblica per Putin si è solo accresciuta nel tempo.
E il fenomeno non si limita alla sola Russia, secondo un recente sondaggio di YouGov “Putin è il terzo uomo più ammirato in Egitto, il quarto in Cina, Arabia Saudita e Marocco, il sesto più ammirato in Germania, Francia e Svezia”. E non parliamo neanche della Siria, dove chiamare i bambini appena nati con il nome del Presidente Russo è la nuova  moda.
Putin ha inoltre vinto il prestigioso riconoscimento di “Uomo dell’anno” del Times nel 2007 ed è sempre stato nella top ten di quella lista per gli ultimi 10 anni. L’unico posto dove Putin non è popolare sono gli Stati Uniti d’America dove viene regolarmente demonizzato come “furfante del KGB”, se non “Nuovo Hitler”. Secondo un sondaggio Gallup del 2017, solo il 22% degli Americani guardano a Putin con favore, mentre il 72% ne hanno una opinione sfavorevole.
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La classe politica USA adorava Yeltsin, chiaramente, poichè Yeltsin era un buffone pronto ad acconsentire a tutto, che ha eviscerato lo Stato e ha detto si a tutte le richieste delle multinazionali Occidentali. Putin al contrario ha compiuto enormi passi avanti nel ricostruire il paese, nazionalizzando in parte l’industria dell’estrazione di petrolio e gas, imponendo la sua autorità sopra gli oligarchi, ristabilendo il potere del governo centrale.
Ancor più importante, ha ripetutamente condannato l’atteggiamento guerrafondaio unilaterale degli Stati Uniti nel Mondo, diventando di fatto il leader di un movimento di resistenza il cui obiettivo primario è fermare i ripetuti cambi di regime promossi da Washington e funzionali alla destabilizzazione, rifondando la sicurezza mondiale sul principio della sovranità nazionale. Così Putin stesso ha riassunto il principio a Valdai:
“Non mettiamo un attimo in dubbio che la sovranità sia il principio fondante dell’intero sistema delle relazioni internazionali. Il rispetto e il consolidamento di essa aiuteranno a promuovere pace e stabilità sia a un livello nazionale che internazionale. Innanzitutto è necessario che ci sia un livello di sicurezza uguale e indivisibile per tutti gli Stati” (Incontro del gruppo di discussione internazionale di Valdai, Il futuro in marcia, dare forma al Mondo di domani, dall’ufficio della Presidenza Russa).
Questo è uno dei temi fondamentali di Putin, risalente al suo famoso manifesto di Monaco del 2007, un discorso che chiunque abbia anche solo un vago interesse negli affari esteri dovrebbe leggere in forma integrale. Eccone un estratto:
“Assistiamo a un sempre maggiore disprezzo per i principi base del diritto internazionale. E principi legali indipendenti si intersecano, di fatto, alle leggi dello Stato. Uno Stato, e certamente, prima di tutto gli Stati Uniti, hanno scavalcato indebitamente la competenza dei loro confini in ogni modo possibile. Ciò è notevole sotto il profilo economico, politico, culturale, educativo che impone agli altri Stati. Ebbene, qualcuno è veramente soddisfatto con questo stato di cose?”
“Sono convinto che siamo arrivati al momento decisivo in cui è assolutamente urgente ripensare l’architettura della sicurezza mondiale. Dobbiamo procedere perseguendo un ragionevole bilanciamento tra gli interessi di tutti i partecipanti al dialogo internazionale (Video youtube: Wars not diminishing: Putin’s iconic 2007 Munich speech).
Il discorso di Monaco è stato recitato quattro anni dopo che Washington lanciò la sua sanguinaria invasione dell’Iraq, invasione che Putin oppose duramente. Il discorso è prova di una maturità di pensiero da parte di Putin, il quale, a differenza di quasi tutti gli altri leader mondiali, non è incline a giudizi e decisioni affrettate. Al contrario si prende il tempo necessario per analizzare le situazioni sotto ogni possibile prospettiva, e poi agisce in base a conclusioni molto ben ponderate. Ma una volta che ha preso una decisione non esita.
L’opposizione da parte di Putin a un controllo mondiale unipolare, ossia la politica dittatoriale di Washington, dove tutti gli altri non sono tenuti a fare nient’altro che mettersi in riga, non ha nulla a che vedere con l’antiamericanismo, è un fatto esclusivamente pragmatico. I 16 anni di avventure di Washington in Asia centrale, Nord Africa e Medio Oriente non hanno ottenuto altro risultato che intensificare le crisi, gettare benzina sull’instabilità, nutrito il terrorismo, portato morte e distruzione. Non ci sono stati vincitori nella fantomatica guerra al terrore, solo violenza infinita e montagne di vittime. Di conseguenza, usando le parole di Putin, “nessuno si sente al sicuro”.
Queste sono le motivazioni per le quali Putin ha tracciato una linea nel terreno in Ucraina e Siria. Il Presidente Russo ha impegnato esercito e aviazione allo scopo di fermare il comportamento aggressivo di Washington.E’ il caso di ribadire, ciò non avviene a causa di un odio per l’America o perchè egli cerchi lo scontro, ma dal momento che l’appoggio di Washington a violenti estremisti richiede una risposta ferma. Non c’è altro modo. Al tempo stesso Mosca non smette di cercare una soluzione pacifica ad entrambe le crisi. Citiamo ancora le sue parole:
“Solo dopo aver messo termine ai conflitti armati ed aver assicurato le possibilità di sviluppo pacifico di tutte le nazioni potremo parlare seriamente di progresso economico e risoluzione dei problemi sociali, umanitari, come altre problematiche fondamentali”
E’ essenziale garantire le condizioni necessarie al lavoro creativo e al progresso economico a un passo che possa porre termine alla divisione del mondo in vincitori permanenti e eterni sconfitti. Le regole del gioco dovrebbero offrire alle economie in via di sviluppo almeno una opportunità di potersi mettere sullo stesso piano di quelle che conosciamo come economie sviluppate. Bisognerebbe lavorare per rendere omogeneo il ritmo dello sviluppo economico, e assicurare protezioni a stati e regioni arretrate, così da rendere i frutti del progresso economico e tecnologico accessibili a tutti. Ciò sarebbe il modo concreto di sconfiggere la povertà, uno tra i peggiori problemi della contemporaneità”-
Un’ altra priorità è la salute mondiale. Tutti gli esseri umani al mondo, e non soltanto le elite, devono avere diritto a vivere a lungo e in salute. Questo è un nobile obiettivo. In breve dovremmo porre oggi le fondamenta del mondo di domani, attraverso l’investimento in tutte le aree fondamentali per lo sviluppo umano” (Incontro del gruppo di discussione internazionale di Valdai).
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La parte più interessante del discorso di Putin a Valdai è la sua analisi dell’incertezza sociale che ha invaso la UE e gli USA, risultando nel diffuso rigetto dei candidati politici tradizionali e relativi partiti. Putin ha osservato attentamente questi sviluppi e ha meditato a lungo su essi. Ecco che cosa ne pensa:
“L’agenda politica talmente svuotata di senso come si trova adesso, e le elezioni (Americane) che cessano di rappresentare uno strumento di cambiamento, e che invece non sono altro che uno scontro di scandali e diffamazioni. E onestamente basta uno sguardo alle piattaforme dei vari candidati per concludere che siano state fatte con lo stesso stampo, differenze minime, semmai ce ne fosse qualcuna”.
Certo, formalmente tutte le nazioni moderne hanno gli attributi della democrazia: elezioni, libertà di parola, accesso all’informazione, libertà d’espressione. Ma anche nelle democrazie più avanzate la maggior parte delle persone non ha alcuna influenza reale sul processo politico e nessun rapporto col potere.
Sembra che se le elite continuino a rifiutarsi di prendere nota della sempre crescente stratificazione della società e dell’erosione della classe media, e ciò crea un clima di incertezza che ha un effetto diretto sull’umore del pubblico.
Studi sociologici condotti nel Mondo mostrano che la gente in diversi paesi e in diversi continenti tende a guardare al futuro come oscuro e preoccupante. Ciò è triste, il futuro anzichè rappresentare una avvincente opportunità rappresenta una fonte di paura. Allo stesso tempo la gente non vede nessuna vera opportunità e nessuno strumento per cambiare nulla, influenzare gli eventi e dare una nuova direzione alle politiche pubbliche.
Quanto alla rivendicazione che le frange populiste avrebbero preso il sopravvento su una minoranza sobria, responsabile e sensibile, non stiamo parlando di populisti o altre etichette ma della gente normale e ordinaria, normali cittadini che stanno smarrendo la fiducia nella classe dirigente. Questo è il problema reale.
La gente avverte un golfo sempre più ampio tra i propri interessi e la visione che l’elite offre come unico corso d’azione possibile, scelto da essa in modo autoreferenziale. Il risultato è che elezioni e referendum offrono esiti sempre più sorprendenti per le autorità. La gente non vota affatto nel modo in cui i media ufficiali e responsabili vorrebbero facesse, o come i partiti mainstream si augurino che faccia. Movimenti pubblici che fino all’altro ieri erano troppo a destra o troppo a sinistra sono ormai centrali e stanno spingendo fuori gli ex pesi massimi politici.
Sulle prime questi risultati politici sconvenienti sono stati liquidati come anomalie o caso. Ma una volta che sono diventati più frequenti i sedicenti esperti hanno iniziato a sostenere che la società non è in grado di capire coloro che si trovano in cima alla piramide del potere e che la gente non è abbastanza matura per poter apprezzare il lavoro che le autorità svolgono per il bene pubblico. Oppure vanno completamente in crisi isterica e dichiarano i risultati elettorali risultato di propaganda estera, generalmente Russa” (Incontro del gruppo di discussone internazionale di Valdai).
Putin sottolinea diversi aspetti importanti, è dunque una buona idea tracciare un elenco:
1) Le elezioni non rappresentano più uno strumento di cambiamento;
2) Le apparenze esteriori della democrazia persistono, ma nei fatti la gente non ha alcun peso sulla determinazione di politiche e processi;
3) L’impotenza politica ha generato frustrazione, depressione, rabbia. Nuovi movimenti e candidati sono emersi proponendo rimedi più estremi, dal momento che i partiti tradizionali non rappresentano più la volontà popolare;
4) Le elite isolate sono diventate sempre più ottuse e cieche alla rabbia che dorme sotto la superficie di una società apparentemente quiescente;
5) Sempre più persone sono spaventate dal futuro, vedono poca speranza per sè stessi, i loro figli, il proprio paese. Il differenziale tra ricchi e poveri continua a seminare malcontento, definito populistico;
6) L’elezione di Trump segnala profondo rigetto della classe politica nazionale, i suoi media, il suo sistema economico, le sue istituzioni primarie;

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CONZI

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