Mario Monti: "Macron vuole realizzare quello che io ho provato a fare in Italia"

mag 8, 2017 0 comments
Intervista di Maria Antonietta Calabrò a Mario Monti
Di Maria Antonietta Calabrò
Vince Macron in Francia e in Italia tutti vanno a chiedere a Mario Monti (cioè al senatore a vita, all'ex Presidente del Consiglio e ministro dell'Economia, al Presidente dell'Università Bocconi), se lui, il professor Monti, è un "macroniano". In attesa di una risposta scontata ("Sì") a una domanda mal posta. Perché semmai è Macron che è un montiano (di una generazione dopo). Anzi Monti potrebbe dire: "Macron c'est moi".
Appena sicuro l'esito del voto, lei ha parlato di "un magnifico successo..."
Gli ho mandato questo telegramma: "La tua elezione a Presidente della Repubblica, caro Emmanuel, dà speranza a tutti gli europei. Sotto la tua guida, la Francia tornerà a dare un forte impulso alla costruzione europea. Soprattutto, hai dimostrato ai politici di tutta Europa che si possono vincere le elezioni dicendo la verità ai cittadini, chiedendo loro di impegnarsi per cambiare il paese, non facendo promesse impossibili da mantenere".
Gli dà del tu? Da quanto tempo lo conosce?
Sì gli do del tu. Lo conosco dal 2007, fanno dieci anni, ricordo con soddisfazione il nostro comune impegno nella Commissione Attali.
Nel 2007 Macron non aveva neppure trent'anni...
Ai tempi della Commissione Attali essendone vicesegretario aveva un compito direi molto tecnico, curava la redazione dei testi, ma aveva un'intelligenza veramente viva. Cinque anni dopo, durante la pesantissima crisi del 2012, Macron - che non faceva ancora parte del governo francese, ma era l'assistente del presidente Hollande e io ero presidente del Consiglio italiano - giocò un ruolo chiave nel vertice del 28 e 29 giugno. Fu lui a gestire la trattativa con la Germania e riuscire in un accordo per cui la Cancelliera Angela Merkel fu criticata in patria, ma che permise alla Banca centrale europea di operare negli anni successivi così come è avvenuto. Lì Emmanuel Macron fu utilissimo.
Per restare al 2012, in quell'anno lei ha pubblicato con Sylvie Goulard il libro "La democrazia in Europa". Adesso la Goulard è in pole position per la carica di primo ministro di Macron, anche allora lei ha anticipato i tempi?
Già allora scrivevo con la Goulard che la crisi economica che stiamo attraversando ha fatto emergere quanto l'Unione Europea sia una costruzione ancora fragile per il suo sostanziale insufficiente assetto unitario e per le sue lacune democratiche e sia incapace, quindi, di rispondere alle esigenze e alle aspettative dei cittadini del continente. Un malessere che di recente ha favorito le mai sopite tendenze populistiche ed euroscettiche.
Quali sono le caratteristiche principali del politico Macron?
Unisce un esprit de geometrie cartesiano a un grandissimo fiuto politico, ha capito che bisogna superare le distinzioni tra destra e sinistra per raggiungere l'obiettivo delle riforme, perché la mancanza di riforme a livello nazionale è il motivo della crisi europea e non viceversa. Nella disciplina finanziaria e nelle riforme strutturali la Francia è più indietro dell'Italia. Anche da questo punto di vista il mio governo fu un esperimento di focalizzazione sulle riforme di tutte le forze politiche che ci stavano (di sinistra, di destra e di centro). Su più vasta scala Macron intende fare lo stesso.
E quelle dell'uomo Macron?
Ha delle caratteristiche umane pregevoli anche in un politico: il linguaggio della verità, che invece è sempre più raro, ed il rispetto della competenza.
Nel suo pamphlet "Rivoluzione", Macron non nega che i problemi e le questioni sollevate dallo scontento popolare e usate dai populismi siano molto reali. Ma offre un orizzonte di cambiamento, di movimento, En marche appunto, ma anche di richiamo all'orgoglio francese... I riferimenti a De Gaulle sono molti...
Ben venga un po' di ritorno di orgoglio in Francia, in modo che la Francia non sia più una sedia vuota in Europa.
C'è un'altra osservazione da fare. Anche nel suo discorso dopo la vittoria, al Louvre Macron ha invocato il ritorno all'epoca dei Lumi . France is back?
Sì. Del resto solo due paesi, gli Stati Uniti e la Francia , sono stati nel mondo portatori di valori universali. Adesso che con il Presidente Trump, gli Usa sembrano volersi "ritirare" un po' dal suo ruolo nel mondo, è molto positivo che si riaffacci sulla scena la Francia. Del resto la difesa del libero scambio, la battaglia contro il cambiamento climatico, il multilateralismo sono nati in Europa.

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