Combattere i nazisti con la controinformazione: quando le fake news piacevano a tutti

lug 4, 2017 0 comments
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Ci fu un tempo in cui le fake news – udite udite – erano una cosa buona e giusta. Per la precisione, avvenne tra il 1941 e il 1943, quando la Germania fu raggiunta da una serie di trasmissioni radio particolari. Erano quelle in cui si potevano ascoltare le notizie date da Der Chef, personaggio misterioso che esibiva un forte accento berlinese e un’enorme conoscenza militare. Con ogni probabilità, si supponeva, era un importante ufficiale della vecchia guardia tedesca.
E invece no. Era tutta una montatura: Der Chef passava per lealista di Hitler, patriota e super-nazista, ma in realtà era un agente segreto dell’intelligence britannica, che fabbricava notizie semi-vere per creare un clima di tensione e sfiducia tra i tedeschi. Si lamentava dell’alto grado di corruzione degli ufficiali tedeschi. Spiegava che molti soldati del Reich, quando erano feriti, ricevevano trasfusioni di sangue infetto con la sifilide, perché veniva ricavato dai prigionieri polacchi e slavi. E ancora, che molte mogli di ufficiali si rivelavano infedeli ai loro augusti mariti, preferendo, tra le lenzuola, la compagnia di un diplomatico italiano.
I tedeschi che captavano queste trasmissioni clandestine erano convinti di ascoltare le discussioni, via radio, di un organo militare segreto.
“Se avessero potuto vedere gli studi in cui veniva creata questa trasmissione”, spiega il giornalista britannico Sefton Delmer, tra gli uomini dietro questa operazione “gli ascoltatori avrebbero subito smesso di ascoltarla”. Era una vera e propria fabbrica di notizie false, una delle tante iniziative di disinformazione reciproca che prendono forma in tempo di guerra. Armi e informazioni manipolate, spionaggio e bombe. Una delle tante: gli agenti inglesi avevano creato un’altra radio, ad esempio, in cui venivano lette notizie vere mescolate a notizie false.
La vita di Der Chef, però, durò poco. Nel novembre del 1943 fu messo in scena il suo assassinio, che nella finzione risultava commesso dalle truppe naziste che, entrando nello studio, gli avrebbero sparato nel mezzo delle comunicazioni. In questo modo gli ascoltatori che avessero ancora nutrito dubbi sulla veridicità di quanto era stato detto fino a quel momento potevano trovare una tragica conferma a tutto: il governo ha deciso di silenziarlo, quindi era troppo pericoloso. Peccato che per un errore di trasmissione la scena dell’omicidio fu trasmessa due volte. Capita.
Dopo la guerra, Delmer continuerà a lavorare come giornalista, scriverà vari libri autobiografici e di storia. Poi, alla fine degli anni ’70, morirà. Dietro di sé lascerà un’eredità, quella delle fake news, che allora servivano a vincere le guerre. Oggi solo a creare falsi allarmi.

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